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La Troika non starà con le mani in mano: dopo la Grecia tocca all'Italia

Nazionale,

 

Il 20 agosto segna, si fa per dire, la fine del commissariamento della Grecia da parte di Banca Centrale Europea, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale, la famigerata Troika che ha ridotto sul lastrico milioni di greci imponendo una cura da cavallo al Paese più debole del sud europeo.


Da domani i commissari faranno le valige, valige piene del bottino ottenuto negli anni attraverso una lunga stagione di shopping che non ha risparmiato nessun settore dell’economia greca, dai trasporti, al sistema bancario, dalle industrie, alla previdenza, alla sanità. Lasciano un Paese devastato. La disoccupazione interessa oggi oltre due milioni di greci su una popolazione che non supera di molto i dieci milioni; il valore degli assegni pensionistici è crollato di oltre il 50%, gettando nella miseria più nera centinaia di migliaia di famiglie che sulle pensioni degli anziani campavano; i salari sono i più bassi d’europa e lontani anni luce da quelli dei Paesi che dello shopping più hanno beneficiato. Un lucido e spietato cannibalismo intra europeo praticato senza scrupoli e senza esitazioni.


Ma l’autorevole Wall Street Journal ha già trovato una nuova occupazione ai commissari della Troika indicando esplicitamente l’Italia come la prossima vittima da azzannare e a cui succhiare il sangue fino all’ultima goccia. Preparato il terreno con il lento, neanche tanto, ma inesorabile aumento dello spread - uno degli strumenti di tortura privilegiato dai vampiri della Troika - ecco profilarsi un intervento simil greco che rimetta in ordine, di nuovo!, i conti italiani. Ovviamente l’avvertimento del WSJ arriva mentre si mette mano alla scrittura, questa volta vera e non favoleggiata, della nuova legge di stabilità che ad ottobre dovrà essere inviata per il placet all’Unione Europea. Come dire, attenti giovanotti a quello che scrivete, noi siamo pronti ad intervenire.

 E sarà allora che sarà chiaro a tutti che il famigerato pilota automatico entrerà in funzione anche con il “governo del cambiamento” e che le chiacchiere a vanvera della campagna elettorale, e quelle in libertà che anche oggi riempiono le pagine dei quotidiani italiani rimarranno chiacchiere da bar e agli italiani toccherà di nuovo fare i conti con l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea pronte, con il Fondo Monetario Internazionale, a tornare in campo nel campionato tricolore.

Qualcuno proverà a parlare, come fatto in questi tragici giorni, della necessità di allentare i vincoli europei, allentare non rompere, ma nessuno vuole prendere il toro per le corna e, ad esempio, togliere dalla Costituzione Italiana quel mostro politico e giuridico rappresentato dall’articolo 81 modificato praticamente all’unanimità dal precedente parlamento, con cui si è introdotto il pareggio di bilancio che blocca ogni spesa non coperta dalle entrate e cosi facendo impedendo al Paese di decidere in proprio dove destinare le risorse, anche in presenza di esigenze improvvise o di esigenze di rilancio e sviluppo di settori strategici, o semplicemente per migliorare la qualità della vita della gente comune.

Non c’è assolutamente da prendere alla leggera la premonizione di uno dei più importanti ed ascoltati quotidiani al mondo, se non ci si accontenterà di rimanere sudditi, la punizione sarà severissima.

 Che altro serve per mantenere, noi, viva l’ipotesi della rottura della gabbia dell’Unione Europea? Abbiamo in campo gli strumenti, le raccolte di firme per due leggi di iniziativa popolare sull’articolo 81 e per consentire ai cittadini italiani di pronunciarsi tramite referendum sull’adesione all’Unione Europea come già fatto nei maggiori paesi europei. Basta praticarli.