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USB si unisce alla lotta dei lavoratori delle acciaierie di Piombino

Nazionale,

La questione della siderurgia italiana è ad un punto di svolta: se a Taranto la cordata che si è aggiudicata lo stabilimento non ha messo sul tavolo un piano industriale serio ma parla solo di esuberi, mettendo così a repentaglio il destino della più grande acciaieria d’Europa, a Piombino si  è giunti al tempo limite -il 30 giugno- in cui Cevital potrà entrare in possesso dello stabilimento e dell'area portuale e cominciare a spedire le lettere di licenziamento; sono a rischio quattromila posti di lavoro, l’economia di una intera città e di una intera vallata (la Val di Cornia) e, insieme a Taranto e Terni, la quasi totalità della siderurgia italiana per dimensioni, qualità, quantità, nonché specificità delle produzioni. Ancora una volta, il Governo preferisce salvare le banche anziché salvare produzioni strategiche e posti di lavoro. Riguardo la vertenza della ex Lucchini di Piombino, la proroga avanzata dal governo (fino a dicembre 2018) che tramuterebbe i CdS in Cigs è la riprova del fatto che, da un lato, Cevital non ha alcun interesse nello sviluppo industriale del sito e che ci troviamo quindi di fronte all'ennesimo assalto alla diligenza, composto da una speculazione finanziaria ed immobiliare; dall'altro lato, si certifica la volontà di questo governo di de-industrializzare il Paese. Le direttive che provengono da Bruxelles, che prendono spunto dall'Action Plan della siderurgia (che ridisegna la geografia delle produzioni europee dell'acciaio), parlano chiaro: l’Italia deve collocarsi alla periferia produttiva e pertanto deve cedere quote e produzioni. La vertenza di Piombino è per molti aspetti simili alle altre, sia della siderurgia che di altri settori: un tentativo di speculazione da parte di mercenari, un disegno ben preciso da parte del governo e la totale assenza degli attori principali, i sindacati confederali su cui poggiano la maggioranza delle colpe. Anche stavolta si è lasciato, volutamente, che la politica gestisse la vertenza, con l'unico risultato della de-conflittualizzazione sia dei lavoratori della fabbrica che dell'intera comunità; ora che si è sull'orlo del baratro i confederali si risvegliano, magari per gestire e governare la protesta e relegarla subito su percorsi istituzionali, senza un indirizzo radicale e conflittuale, nonché per uscirne puliti. Per l'USB l'unica strada percorribile è quella della rottura degli accordi con Cevital e il commissariamento dello stabilimento, per tornare seriamente a discutere del rilancio produttivo del sito e l'ambientalizzazione delle produzioni; posizioni espresse dal comitato di lavoratori auto organizzati che a Piombino ha sempre alimentato la vertenza e contributo con indagini e proposte reali. In più, appare sempre più evidente e necessario un percorso sindacale e politico che abbia come obiettivo strategico la ri-nazionalizzazione di tutto il settore siderurgico di base, che possa garantire lavoro, progresso sociale e civile della classe lavoratrice e sovranità al paese. Per questo, insieme ai compagni del Camping-Cig di Piombino, alcune nostre rsu ed rsa stanno lavorando per la costruzione di un coordinamento nazionale della siderurgia, che possa connettere dfferenti realtà produttive e vertenziali di tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di costruire un fronte unico di lavoratori che inizi una battaglia contro lo stato di cose presente. L'USB si unisce alla lotta dei lavoratori di Piombino, che insieme ai lavoratori dell'Ilva di Taranto sono espressione della parte migliore del Paese! Se toccano uno toccano tutti!

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