Secondo il Censis le lavoratrici domestiche in Italia erano circa un milione nel 2016. Come in molti altri paesi nel mondo, anche in Italia si tratta di un settore altamente femminilizzato, un lavoro "da donne" fatto generalmente al posto di altre donne. Si tratta nella maggior parte dei casi di lavoratrici migranti che sono più vulnerabili e discriminate, ma anche di donne italiane che non hanno trovato altro modo per inserirsi o reinserisi nel mondo del lavoro. Esistono, quindi, a livello globale, delle catene di cura e di autonomia, ma anche di sfruttamento e di abbandono, che si concretizzano nell'invisibilità delle mura domestiche.
l lavoro di cura ha importanti implicazioni per la qualità della vita e per la salute psico fisica delle lavoratrici e degli assistiti ed è spesso vincolato a obblighi morali, norme sociali e preferenze personali che trasformano le opportunità economiche in situazioni di malessere, dove la remunerazione non sfiora neanche lontanamente il criterio di giustizia e la relazione di lavoro può scivolare pericolosamente in una situazione di conflitto. Le lavoratrici domestiche in molti casi non hanno avuto accesso a percorsi di formazione adeguati, si trovano a svolgere mansioni che non spettano a loro e in orario h 24, trovandosi a subire una vera e propria violenza nella mancata distinzione fra lavoro e non lavoro e in una pressione costante, sotto sfruttamento, con salari ridicoli e molto spesso in nero.
A cinque anni dalla ratifica della convezione ILO n.189 sulle condizioni del lavoro e in un momento particolarmente rivendicativo delle lavoratrici in molti paesi del mondo, le analisi e i risultati della ricerca condotta da Costanza Galanti ci permettono di aprire un dibattito di interesse generale, affinchè alla necessità della cura si accompagnino tanto percorsi di tutela e di formazione per le lavoratrici quanto strumenti di informazione per i datori di lavoro, responsabili nel favorire l'accesso a condizioni e relazioni lavorative dignitose.
La casa delle donne Luchay Siesta intende proporsi come luogo di informazione e di confronto fra tutti gli attori coinvolti nel mondo del lavoro domestico, per costruire una società senza diseguaglianze e sfruttamento, che si basi anche sulla socializzazione delle attività domestiche.
Ne parliamo giovedì 10 maggio ore 18.30 con:
Sabrina Marchetti, docente di sociologia dei processi culturali e della comunicazione presdo l'Università Ca'Foscari di Venezia
Raoudha Boughanmi, Unione Sindacale di Base
Sara Picchi, ricercatrice e attivista.
Presso la Casa delle donne Lucha y Siesta in via Lucio Sestio 10
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