La gestione Marchionne ha prodotto “aria fritta” e pesanti tagli occupazionali
Nel settore auto gli occupati sono scesi da 74.292 nel 2000 a 52.634 nel 2008 e in dieci anni sono stati cumulati 12,3 miliardi di perdite e 696 milioni di utili.
Difendere ora stabilimenti, occupazione e reddito di chi lavora.
Marchionne in questi anni è riuscito nell’impresa di presentare fiat auto come una azienda brillante e vincente.
Non fermandosi al boom in borsa, la realtà è molto diversa: dal 1998 al 2007 il settore auto ha chiuso otto bilanci in perdita per un totale di 12,3 miliardi di euro e due bilanci con un utile totale di 696 milioni di Euro.
L’occupazione: Nel settore auto sono stati tagliati 22.668 posti di lavoro in otto anni: gli occupati sono scesi da 74.292 nel 2000 a 52.634 nel 2008 con la complicità di cgil, cisl e uil.
Solo dal 2007 al 2008 sono stati espulsi oltre 7.000 lavoratori.
Fiat in questi anni si è distinta nel reprimere i lavoratori ricorrendo anche ai licenziamenti illegittimi, e nell’impedire l’esercizio dei più elementari diritti sindacali, anche quello della delega, alla Flmuniti-Cub ed ai suoi iscritti.
Le settimane di cassa integrazione diventano sempre numerose con notevolissime perdite salariali per i lavoratori.
La gestione Marchionne, favorita dall’aumento del valore azionario determinato dagli investimenti in Fiat dei fondi americani, ha determinato un risanamento solo “virtuale”, mentre nella realtà si distruggeva la capacità industriale di Fiat Auto con la riduzione degli investimenti sull’auto, la diminuzione della capacità produttiva in Italia e lo spostamento all’estero delle produzioni.
In 3 anni la produzione di auto in Italia si è dimezzata (da 1,4 milioni nel 2005 a 700.000 auto nel 2008), è stato abbandonato il marchio Alfa e sono stati bloccati tutti gli investimenti sulle vetture a basso impatto ambientale.
Anche se non ci fosse la crisi, lo stabilimento di Pomigliano produrrebbe solo 300 vetture al giorno (solo la 159) contro una potenzialità di 1.000, Termini Imerese solo 350 vetture.
Non stanno meglio gli altri stabilimenti; Mirafiori è passata in quattro anni da 1200 a 550 vetture al giorno, Arese è stato letteralmente distrutto. Contemporaneamente le produzioni sono state spostate in Polonia, Turchia, Serbia, e adesso si punta su India e Usa.
Il gruppo Fiat: a livello di gruppo la proprietà si è ben remunerata: dal 1970 al 2003 circa 15 miliardi di € tra dividendi ordinari e conferimento di azioni gratuite o a prezzo di favore.
Nel 2009 il consiglio di amministrazione ha deliberato l’attribuzione di 8 milioni di azioni ai manager, di cui 2 milioni al solo Marchionne.
Negli ultimi 4 anni Fiat Group ha dichiarato utili per 6,346 Miliardi di € (1,151 Miliardo € nel 2005, 1,420 Miliardi € nel 2006, 2,054 Miliardi e nel 2007 e 1,721 Miliardi € nel 2008.
Può sembrare paradossale ma gli utili dichiarati nel 2008 (1,7 miliardi di €) sono il frutto dell’aumento dell’indebitamento e del dimezzamento della liquidità.
Difendere ora gli stabilimenti, l’occupazione e il salario.
L’obiettivo immediato della nostra azione sindacale è quello di difendere gli stabilimenti e l’occupazione in Italia rivendicando la distribuzione del lavoro e la riduzione dell’orario a parità di salario attraverso la conquista della settimana corta.
Nello stesso tempo rivendichiamo la conferma dei rapporti di lavoro in essere a qualsiasi titolo aperti e il ristabilimento del valore della cassa integrazione all’80 % reale del salario.
Questo comporta un intervento economico del governo, delle Regioni e della Fiat.
Quali prospettive per l’auto?
La crisi attuale è il risultato anche delle politiche espansive di tutte le case automobilistiche (la stessa Fiat nel piano Marchionne del 2007 prevedeva di vendere 3,5 milioni di auto). Oggi nel mondo c’è una capacità produttiva di 50 milioni di auto all’anno a fronte di un reale assorbimento di 30 milioni.
Per questa ragione non è sufficiente rendere le auto meno inquinanti, anche se questo rimane l’obiettivo nel medio periodo. È necessario interrogarsi se ha senso dedicare ingenti risorse per mantenere un modello di trasporto basato principalmente sull’auto privata, a discapito del soddisfacimento di altre domande sul versante dell’energia, della tutela dell’ambiente a del territorio
I progetti di alleanza di Fiat
La FlmUniti Cub, dopo il fallimento dell’accordo con Gm, aveva proposto di costituire il polo delle auto sportive Alfa, Maserati e Ferrari per mantenere la presenza nella gamma medio alta. Non è stato fatto, anzi la Fiat ha addirittura praticato l’uscita dai segmenti alti.
Adesso c’è la prospettiva di un accordo con Chrysler che potrebbe portare qualche risultato agli azionisti, ma non produrre ricadute occupazionali negli stabilimenti italiani.
E’ miope pensare di superare la crisi con incentivi alla rottamazione di auto ed eventuali aiuti diretti alla Fiat; ciò è confermato dal fatto che queste proposte già praticate nelle ripetute crisi precedenti non hanno prodotto risultati.
A maggior ragione non ne produrranno ora: è solo la scelta di chi vuole far pagare ai lavoratori la crisi proponendosi di ripartire come prima.
Il Governo deve imporre a Fiat il mantenimento dell’occupazione e degli stabilimenti con l’aumento della produzione di auto in Italia e la continuità del reddito dei lavoratori.
FlmUniti-Cub organizza per il 27 marzo,
in concomitanza con l’assemblea degli azionisti Fiat,
un presidio a Torino
assieme alle altre organizzazioni sindacali di base e parteciperà,
come avviene da anni, con lavoratori-azionisti alla assemblea.
.
Interventi degli azionisti/delegati RSU FLMUniti-CUB all'ASSEMBLEA AZIONISTI FIAT
di Carlo Pariani - Pierluigi Sostaro - Giuseppe Fiorito - Luigi Gusmano - Marco Zabarini - Emilia Calini
La prima priorità: Difendere ora gli stabilimenti, l’occupazione e il salario
Questa assemblea cade in un momento difficile, con una crisi dagli esiti imprevedibili, che in pochi mesi ha già messo in ginocchio l’occupazione nel settore auto e il reddito dei lavoratori.
Per questo motivo è necessario, oltre ad assumere decisioni rapide e coraggiose, stabilire delle priorità atte a difendere l’esistente, salvaguardare il bene più prezioso che un’azienda possiede che sono i lavoratori e porre le basi per un rilancio futuro. È una sfida difficile che va affrontata con determinazione ma con estrema chiarezza di obbiettivi attorno ai quali costruire il consenso necessario per vincerla.
La prima priorità: Difendere ora gli stabilimenti, l’occupazione e il salario.
Nell’immediato chiediamo a Fiat di confermare tutti gli stabilimenti e l’occupazione in Italia, per fare questo proponiamo la distribuzione del lavoro e la riduzione dell’orario a parità di salario con l’introduzione della settimana corta.
Inoltre è necessario riportare in Italia parte della produzione di auto, in particolare la Panda.
Nello stesso tempo devono essere confermati i rapporti di lavoro in essere a qualsiasi titolo aperti e il ristabilimento del valore della cassa integrazione all’80 % reale del salario. Questo comporta un intervento economico della Fiat, del Governo e delle Regioni.
Sbloccare i progetti e gli investimenti sui nuovi modelli e investire sulle auto a basso impatto ambientale è l’altra priorità.
Su questi contenuti chiediamo a Fiat, a fronte degli aiuti al settore auto, di sottoscrivere un preciso impegno col Governo.
Chiediamo che ci sia un cambiamento radicale di atteggiamento del gruppo dirigente, non ingannevole verso i lavoratori e l’opinione pubblica.
Al sindacato e ai lavoratori interessa che la Fiat e con essa L’Alfa Romeo abbiano un futuro in Italia, oggi siamo qui a ribadirlo con forza e con chiarezza.
Proprio per questo riteniamo utile un esame critico delle strategie attuate dai vari gruppi dirigenti che hanno impoverito l’azienda e l’hanno resa debole di fronte all’incalzare della crisi, perché esse non si ripetano.
In questi anni Fiat auto è stata presentata come una azienda brillante e vincente. La realtà è molto diversa: dal 1998 al 2007 il settore auto ha chiuso otto bilanci in perdita per un totale di 12,3 miliardi di euro e due bilanci con un utile totale di 696 milioni di Euro.
L’occupazione: Nel settore auto sono stati tagliati 22.668 posti di lavoro in otto anni: gli occupati sono scesi da 74.292 nel 2000 a 52.634 nel 2008. Solo dal 2007 al 2008 sono stati espulsi oltre 7.000 lavoratori. Fiat in questi anni si è distinta nel reprimere i lavoratori ricorrendo anche ai licenziamenti illegittimi, e nell’impedire l’esercizio dei più elementari diritti sindacali, anche quello della delega, alla Flmuniti-Cub ed ai suoi iscritti.
La gestione attuale, favorita in un primo tempo dall’aumento del valore azionario determinato dagli investimenti in Fiat dei fondi americani, ha determinato un risanamento solo “virtuale”, mentre nella realtà si distruggeva la capacità industriale di Fiat Auto con la riduzione degli investimenti sull’auto, la diminuzione della capacità produttiva in Italia e lo spostamento all’estero delle produzioni.
In 3 anni la produzione di auto in Italia si è dimezzata ( da 1,4 milioni nel 2005 a 700.000 auto nel 2008), è stato abbandonato il marchio Alfa e sono stati bloccati tutti gli investimenti sulle vetture a basso impatto ambientale. Oggi Fiat produce in Italia circa un terzo delle auto del gruppo, è perciò una azienda sempre meno italiana.
Anche se non ci fosse la crisi, lo stabilimento di Pomigliano produrrebbe solo 300 vetture al giorno (solo la 159) contro una potenzialità di 1.000, Termini Imerese solo 350 vetture.
Non stanno meglio gli altri stabilimenti; Mirafiori è passata in quattro anni da 1200 a 550 vetture al giorno, Arese è stato letteralmente distrutto.
Contemporaneamente le produzioni sono state spostate in Polonia, Turchia, Serbia, e adesso si punta su India e Usa.
In più c’è la caduta delle vendite della Grande Punto che è passata da una media di 22 mila vetture al mese in Italia a circa 10 mila. Oggi in Italia si vendono più Panda e 500.
I vantaggi della rottamazione, stanno portando ad un ulteriore aumento della produzione in Polonia dato che li si producono la Panda e la 500. Inoltre stanno creando squilibri tra i vari stabilimenti con sabati di straordinari a Melfi e a Powertrain di Mirafiori mentre continua la cigo negli altri stabilimenti.
Fiat oggi ha bloccato tutti i nuovi progetti mettendo in Cigo di migliaia di tecnici.
È questa una decisione profondamente sbagliata perché significa che non c’è fiducia in un futuro industriale.
Il gruppo Fiat: a livello di gruppo la proprietà si è ben remunerata: dal 1970 al 2003 circa 15 miliardi di € tra dividendi ordinari e conferimento di azioni gratuite o a prezzo di favore.
Nel 2009 il cda ha attribuito di 8 milioni di azioni ai manager, di cui 2 milioni al solo Marchionne.
Negli ultimi 4 anni Fiat Group ha dichiarato utili per 6,346 Miliardi di € (1,151 Miliardo € nel 2005, 1,420 Miliardi € nel 2006, 2,054 Miliardi e nel 2007 e 1,721 Miliardi € nel 2008).
In realtà la posizione finanziaria è peggiore adesso di quanto non fosse a fine 2004. Allora la prospettiva era l'incasso di 1,55 miliardi per il divorzio da Gm, oltre a un miglioramento del mercato; ora invece le prospettive del mercato sono ben diverse.
Il paradosso è che gli utili dichiarati nel 2008 ( 1,7 miliardi di €) sono il frutto dell’aumento dell’indebitamento da 10 a 18 miliardi di € ( cioè Fiat non ha pagato i fornitori mettendoli in serie difficoltà), del dimezzamento della liquidità da 7 a 3,8 miliardi di €.
Per l’Alfa Romeo un disastro completo: le vendite 2008 come 40 anni fa
Il marchio Alfa, come purtroppo era nelle previsioni dato il disimpegno Fiat, nel 2008 ha avuto un crollo verticale. Se in Italia nel 2008 con 52.822 vetture si è avuto un calo del 28,21 % in Europa non è andata meglio, le vendite sono state di 102.223 vetture. Siamo cioè tornati ai livelli del 1969 quando si vendettero 104.305 vetture cioè prima della nascita dell’Alfa Sud.
Non si vede però al momento la prospettiva di crescita del marchio. L’ammiraglia (la Giulia) continua ad essere annunciata, ultimo con l’accordo Chrysler da produrre in Usa, ma i progetti continuano ad es
sere fermi e la presentazione della nuova 147 (la Milano) continua a slittare.
La performance di Audi, che nel 2008 ha venduto in Europa ben 650.000 vetture, dimostra con evidenza quanto sia stata sbagliata la strategia Fiat, attuata nel corso degli anni, di non investire e di disimpegnarsi nei segmenti medi del mercato.
Quale futuro per Arese?
La distruzione di Arese si è ormai quasi compiuta ma rimangono ancora 560 lavoratori di Fiat e Powertrain più altri 80 delle società collegate ai quali va garantito un futuro. Oggi siamo qui a ribadire ancora una volta il dissenso profondo verso una scelta scellerata. Fiat aveva annunciato la creazione del motor village presso il Centro Direzionale per rilanciare il marchio Alfa a Milano ma anche di questo non se ne sa più nulla.
Il 24 giugno del 2010 ci sarà il centenario dell’Alfa, il rischio è che si festeggerà senza l’Alfa.
Oltre ai lavoratori in attività, ci sono 48 lavoratori che dopo 5 anni di cigs sono stati licenziati nel 2008. Per essi Fiat deve impegnarsi, assieme a Regione e Abp per trovare una collocazione.
Quali prospettive per l’auto?
La crisi attuale è il risultato anche delle politiche espansive di tutte le case automobilistiche. Oggi nel mondo c’è una sovracapacita produttiva di 20 milioni di auto all’anno.
La stessa Fiat con il piano del 2007 prevedeva di vendere nel 2010 3,5 milioni di auto.
Lo stesso obbiettivo fu dichiarato alla Cee nel 1992 con l’apertura di Melfi e anche allora non si verificò; le vendite rimasero sempre vicine ai 2 milioni e vennero chiusi Desio, Chivasso, Rivalta e Arese.
Oggi la storia in parte si ripete, Fiat ha aumentato la capacità produttiva e spostato produzioni all’estero ( Polonia, Turchia, Serbia, Brasile) mettendo in crisi gli stabilimenti Italiani.
E’ miope perciò pensare di superare la crisi solo con incentivi alla rottamazione di auto ed eventuali aiuti diretti alla Fiat; ciò è confermato dal fatto che queste proposte già praticate nelle ripetute crisi precedenti non hanno prodotto risultati.
Le auto a basso impatto ambientale.
Diventa di attualità il rilancio delle auto a basso impatto ambientale. Non solo metano e gpl ma soprattutto in prospettiva ibride e idrogeno.
Tutti i governi Europei e il governo Usa stanno spingendo in questa direzione.
E qui vorremmo ricordare la storia della Vamia ad Arese: nasce nel 1994, finanziata dal governo con 238 miliardi di vecchie lire per produrre 600 elettriche e multiple a metano. Dopo aver preso i soldi Fiat nel 2001 chiude la piattaforma e a fine 2002 tutti i 700 lavoratori vengono messi in Cigs. Questo è un esempio della miopia e dello sperpero di risorse pubbliche da parte Fiat e del mancato controllo e sufficienza da parte del governo. Fatti simili non devono più accadere.
I progetti di alleanza di Fiat.
La FlmUniti Cub, dopo il fallimento dell’accordo con Gm, aveva proposto di costituire il polo delle auto sportive Alfa, Maserati e Ferrari per mantenere la presenza nella gamma medio alta. Non è stato fatto, anzi la Fiat ha addirittura praticato l’uscita dai segmenti alti.
Adesso c’è la prospettiva di un accordo con Chrysler che potrebbe portare qualche risultato agli azionisti, ma non produrre ricadute occupazionali negli stabilimenti italiani.
E che dire sulle altre possibili alleanze Europee: Bmw e Peugeot, stante alle dichiarazioni dei loro amministratori delegati, si sono recentemente sfilate dalla possibilità di accordi con Fiat.
Al gruppo dirigente chiediamo pertanto di impegnarsi verso scelte strategiche che abbiano un forte carattere industriale in Italia, una forte innovazione sull’auto e siano meno improntate a manovre sui bilanci che travisano la realtà.
Le domande a cui chiediamo una risposta
· Fiat si impegna a difendere tutti gli stabilimenti e l’occupazione
· Si pensa di distribuire il lavoro con l’introduzione della settimana corta
· Si pensa, per l’immediato di riportare in Italia parte della produzione della Panda.
· Si pensa di integrare la cigo fino all’80% del salario reale e di non decurtare i premi e la tredicesima
· Quanti sono i i contratti a termine e gli interinali che non sono stati confermati nel 2008 e nel primo bimestre del 2009.
· Fiat intende sbloccare subito tutti i progetti, è inaccettabile che per risparmiare Fiat blocchi gli investimenti e metta in Cigo tutti i tecnici.
· Occorre un massiccio piano di investimenti sull’auto a basso impatto ambientale, il metano e il gpl sono l’attualità, occorre puntare sull’ibrido e sull’idrogeno.
· Fiat intende confermare la costruzione del motor village ad Arese al centro direzionale e se si quando inizieranno, quando saranno completati i lavori e quanti lavoratori occuperà.
· Cosa intende fare fiat per dare un futuro allo stabilimento di Pomigliano.
· Apprezzando che non vengano distribuiti i dividendi chiediamo a Marchionne e al gruppo dirigente di rinunciare al piano di attribuzione di 8 milioni di azioni.
Auto a basso impatto ambientale ad Arese: nascita vita e morte - È stata una brutta storia, le responsabilità della Fiat sono enormi così come sono enormi i danni arrecati.
Con la crisi odierna diventa di stretta attualità l’intervento di tutte le case automobilistiche nel settore delle auto a basso impatto ambientale.
Tutti i governi infatti, da quelli Europei a quello Usa, hanno sollecitato lo sviluppo di queste auto per contribuire a risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico.
Per questa ragione oggi vogliamo brevemente rifare la storia della Piattaforma Vamia ad Arese.
Nascita
Il consorzio per la progettazione e lo sviluppo delle vetture a ridotto impatto ambientale, e in esso la vettura elettrica, nasce con l’accordo del 20-1-1994 allo scopo dichiarato di alleviare gli effetti della ristrutturazione dello stabilimento di Arese
Il protocollo di intenti
Il 1-3-1994 viene stipulato un PROTOCOLLO DI INTENTI per iniziative industriali in campo ambientale tra il consiglio dei ministri e vari ministeri e la Fiat.
In tale protocollo si prevede l’impegno Fiat alla progettazione e realizzazione di una vettura elettrica entro il 1996 e una vettura elettrica di seconda generazione entro il 1999, più una vettura ibrida ( benzina ed elettrica )
Produzione prevista 10.000 vetture/anno.
L’accordo di programma
Il 31-7-1996 viene stipulato un ACCORDO DI PROGRAMMA tra Fiat e governo.
Esso prevede la realizzazione della vettura elettrica di prima generazione entro aprile 1998 e della vettura ibrida entro ottobre 1998.
Produzione prevista : 1.000 vetture/anno elettriche e 500 vetture/anno ibride
Viene per questo costituito IL CONSORZIO DI RICERCA con sede ad Arese presso la piattaforma Vamia.
Tale consorzio ha la finalità di costituire un polo nazionale di riferimento per le attività relative alla ricerca e alla innovazione di veicoli a basso impatto ambientale ( elettrici, ibridi e metano).
I costi del programma
sono definiti in 401,585 miliardi di cui 238,740 miliardi finanziati dallo stato.
I finanziamenti sono erogati tra il 1996 e il 1999 come segue:
162,904 miliardi dal ministero della ricerca in base alla legge 346/88
75,836 miliardi dal ministero dell’industria in base alla legge 46/88
L’accordo del 26-6-1997 firmato presso il Ministero del Lavoro in merito alla CIGS e alla mobilita’ recepisce l’accordo di programma stipulato il 31-7 –1997 e di fatto ufficializza la nascita della piattaforma Vamia ad Arese.
In più il governo si impegna a incentivare la domanda di auto elettriche con un finanziamento ai comuni di 55-95 miliardi per volumi produttivi variabili di 2.500-4.500 vetture
I fatti
Per la produzione delle auto elettriche ad Arese e’ stata allestita una piccola linea di montaggio della capacita’ di N 4 vetture/giorno. Le vetture arrivano assemblate e verniciate dalla Polonia e ad Arese vengono montate le batterie e tutte le parti specifiche.
Le persone impiegate sono state pari a 15 in produzione e 15 in piattaforma.
Per allestire la linea di produzione dell’auto elettrica e quella delle auto a metano, la Fiat ha dichiarato una spesa di 60 miliardi.
La produzione
Le vetture elettriche prodotte tra il 1998 e il febbraio 2000 sono state N 221 di cui sono state vendute soltanto 135 vetture. Inoltre sono stati prodotti 18 prototipi di vetture multipla ibrida di cui N 10 per il comune di Napoli
Alcune considerazioni
Innanzitutto alla base del progetto vettura elettrica non c’e’ stata una ricerca vera e propria sulla parte fondamentale cioè tutta la parte elettrica ed elettronica.
In pratica ci si e’ limitati a utilizzare particolari forniti dai vari fornitori ( motore elettrico, caricabatterie, converter, inverter, ecc) ed assiemarli.
Il risultato e’ che coloro che hanno acquistato la vettura si sono trovati con una autonomia di molto inferiore a quella dichiarata ( 90 Km), con marcati problemi legati alle batterie, con problemi di affidabilità generale che portano ad alti costi di manutenzione.
La seconda generazione, con batterie più performanti è stata interrotta con la chiusura della Vamia
La multipla a metano e a Gpl
Nell’ambito dei finanziamenti avuti per le vetture a basso impatto ambientale la Fiat ha avuto circa 60 Miliardi per allestire la linea di produzione ad Arese.
La capacità produttiva è di circa 140 vetture giorno; la produzione massima raggiunta nel 2001è stata di 104 vetture giorno su due turni (57 a turno).
Si tratta del montaggio finale in quanto le scocche arrivano già verniciate da Torino.
Nel dicembre 2002 Fiat ha chiuso ad Arese l’ unità di montaggio Vamia (linea di montaggio della Multipla a metano, oltre che della 600 elettrica) e il suo spostamento a Mirafiori con la conseguente messa in Cigs a Zero ore di 696 lavoratori (668 operai e 28 impiegati).
L’andamento della produzione della Multipla a metano e Gpl
La produzione inizia a partire da settembre 1998 e va a regime a 42 vett/giorno.
La produzione è salita progressivamente fino ad un massimo di 104 vetture giorno attuata nei primi mesi del 2001.
Da gennaio 2001 inizia la cigo ed Il limite delle 52 settimane previste dalla legge viene raggiunto a fine novembre 2002.
Nel caso di interruzione della produzione e di un suo spostamento la Fiat dovrà restituire i ratei di finanziamento relativi agli anni 2003 e 2004. La produzione è stata chiusa ma Il governo però non li ha richiesti.
La Multipla a Gpl
Nel gennaio 2001 vengono allestite alcune vetture per prova.
Da gennaio a giugno 2001 si producono 12 vett/giorno. La produzione viene poi fermata perché la vettura non passa le omologazioni.
A maggio 2002 riprende la preserie della vettura Gpl e a giugno 2002 inizia di nuovo la produzione.
Si verificano subito problemi con gli iniettori e con il fornitore di bombole. Ciò è dovuto soprattutto ai continui ritardi dell’entrata in produzione.
Da giugno ad ottobre si producono complessivamente 1.800 vetture Gpl che però no riescono a soddisfare le esigenze del mercato. I tempi di attesa superano i cinque mesi.
La morte
La piattaforma Vamia ad Arese sarà sciolta nel giugno 2001 e le competenze relative alle vetture elettrica, ibrida, metano saranno accorpate presso le piattaforme di appartenenza
Era nata nel 1996 ed era costituita da circa 30 tecnici e progettisti. Si era occupata di progettare le 600 elettriche e la conversione della Multipla a metano. Erano poi state progettate le multiple a Gpl e ibride ( benzina e elettriche). Della versione ibrida erano stati costruiti 18 prototipi per il comune di Napoli, poi il progetto era stato annullato.
Commento
Innanzitutto un commento ‘banale’ e cioè ogni vettura elettrica e’ costata allo stato un miliardo di finanziamenti. Andrebbe fatta una analisi dell’utilizzo dei 238 miliardi di finanziamento, dei quali e’ evidente a tutti solo una piccola parte sono stati utilizzati per lo stabilimento di Arese.
A questo scopo il governo avrebbe dovuto chiedere la restituzione dei soldi spesi.
La morale di questa storia
Se la Fiat fosse stata più lungimirante e non avesse solo pensato ad incassare soldi pubblici e poi a distruggere, oggi forse la ricerca e la progettazione delle auto elettriche, ibride e poi a idrogeno sarebbe stata molto più avanti, non si sarebbero persi dieci anni di tempo. Non si sarebbe poi persa una grande opportunità legata a possibili finanziamenti successivi, legati ad un piano di ricerca, che i governi avrebbero elargito.
Così non è stato, si è chiuso uno stabilimento, si sono espulsi migliaia di lavoratori, si è fermato tutto ed oggi c’è la necessità di ricominciare.
È stata una brutta storia, le responsabilità della Fiat sono enormi così come sono enormi i danni arrecati.
Anche per questo la Fiat è sempre meno credibile davanti alla opinione pubblica, perché rappresenta il sinonimo di spreco di denaro pubblico a scapito dei contribuenti.
.
28 marzo 2009 - La Repubblica
"Inconcepibile chiudere Mirafiori" Marchionne rassicura i sindacati. Airaudo: "Dipende dalle alleanze"
Un mezzobusto dell´ad innalzato dai Cub al Lingotto
Chiesto un incontro anche al governo
di STEFANO PAROLA
Torino - Per qualche ora le parole di Sergio Marchionne creano qualche timore nei lavoratori torinesi della Fiat: «Quasi cinque anni fa avevamo detto che non avremmo chiuso nessuno stabilimento in Italia - dice l´amministratore delegato del gruppo agli azionisti -. Ma oggi che la crisi ha spinto oltre il limite di quelle condizioni di sostenibilità, è necessario rendersi conto che non si tratta più di un problema solo della Fiat». E poi ha aggiunto: «A livello globale è quanto mai necessaria una seria ristrutturazione di questa industria». Frasi che fanno tremare. Il sospiro di sollievo per Torino arriva a fine pomeriggio, quando Marchionne precisa: «Certo è assolutamente inconcepibile che chiuda Mirafiori, perché si trova vicino al cervello pensante del gruppo. Sarebbe l´ultimo in ordine cronologico». Pericolo scampato. O quasi.
Perché le riflessioni sul futuro dei livelli occupazionali dello stabilimento torinese scattano in automatico. Secondo il segretario della Fiom Torino, Giorgio Airaudo, nessuno può stare tranquillo: «Marchionne - sostiene il sindacalista - dice giustamente che alla fine di questa crisi nel mondo ci sarà una capacità produttiva di molto superiore rispetto a quanto può assorbire il mercato. Saranno fondamentali le alleanze e il rischio è che Fiat ne trovi una in cui non è sufficientemente sostenuta dallo Stato. Basti pensare a cosa sarebbe allearsi con case francesi o tedesche, molto aiutate dai loro governi mantenere gli stabilimenti in patria. Mirafiori sarà anche vicina al cervello, ma se l´alleato fosse più forte il cervello potrebbe diventare un altro». «Tra un anno e mezzo - dice Maurizio Peverati, leader della Uilm Torino l´industria non sarà più quella di oggi. L´azienda dovrà investire nel modo giusto per capire cosa vorrà il mercato. Tenendo presente che noi vogliamo che i livelli di produzione in Italia siano mantenuti». Per Claudio Chiarle, numero uno della Fim, si è trattato più che altro di un messaggio al governo, che in settimana aveva garantito attenzione ai lavoratori di Pomigliano: «Il problema della ristrutturazione esiste - sostiene Chiarle - . Però tutti devono fare il massimo per tenere le fabbriche aperte. Il segnale che vuole darci Marchionne è questo: dobbiamo aiutare l´azienda a essere più competitiva e a farne un campione a livello europeo».
Temi scottanti, che Fim, Fiom, Uilm e Fismic vorrebbero affrontare con Fiat e con il governo. Ieri alcune Rsu hanno presidiato l´ingresso del Lingotto, dove si svolgeva l´assemblea, e hanno distribuito una lettera in cui chiedevano a Marchionne «un incontro per assicurare e dare prospettive ai lavoratori». Anche perché, si legge nella missiva «vi è il rischio che gli stabilimenti vengano messi gli uni contro gli altri». E mentre distribuivano i volantini, sulle loro teste svettava un mezzobusto raffigurante l´ad in preghiera, posizionato davanti all´ingresso dai lavoratori della Cub.
28 marzo 2009 - EPolis Torino
Subito il via ai contratti di solidarietà, ma finchè la Legge non cambia, non sono attuabili
I sindacati critici con il Lingotto «Serve più chiarezza sulla crisi»
L'amministratore delegato disposto ad aprire subito il tavolo per discutere il futuro
Torino - Se dentro il Lingotto si respirava l'aria molto chic dell'evento economico-finanziario, in via Nizza impazzavano le musiche di protesta utopia (Imagine, Comandante Che Guevara, Ivano Fossati). A posizionare le casse contro il Lingotto sede dell'assemblea degli azionisti di Fiat, decine di sigle sindacali, presenti con vessilli ed anche un assai fedele riproduzione di Marchionne in gommapiuma. Alle sue spalle una foto della statua della libertà e un messaggio sibillino: "Marchionne ha l'incubo Chrysler, dopo le belle parole non è che ci fregano come GM?". A dirla tutta con General Motors fin di lusso, due miliardi cash in dono per scindere un'alleanza che aveva messo le ali al titolo, fu l'inizio della rinascita. "Ma quale rinascita, quella di Marchionne è una gestione virtuale - spiega Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale dei Cub Fiat, ieri ce n'erano da Melfi, Arese e Pomigliano - devono far partire al più presto i contratti di solidarietà, per lavorare meno ma lavorare tutti". In merito Marchionne si è detto possibilista: "Noi siamo disponibili, purtroppo l'attuale normativa però non lo consente - ha spiegato agli azionisti rappresentanti dei sindacati che sono intervenuti in assemblea - perché se un lavoratore fa anche solo 10 minuti di cassa, viene conteggiata un'intera settimana. Se la Legge cambia, siamo pronti". L'amministratore delegato di Fiat ha risposto anche a Maurizio Peverati che chiedeva un tavolo di confronto ed incentivi veloci e rapidi per l'occupazione: "Noi siamo disposti a sederci intorno a un tavolo anche subito - ha risposto Marchionne - il problema è che non c'è domanda, è una situazione troppo delicata per avere le risposte classiche". È stato però lo stesso Marchionne ha sollevare alcuni temi fondamentali nella gestione presente e futura della Fiat, a cominciare dalle delocalizzazioni: "Delocalizzare tutti gli impianti produttivi è una strategia molto pericolosa - ha spiegato durante la sua relazione - che non porta necessariamente sviluppo nei Paesi in cui l’azienda va ad insediarsi e può provocare invece effetti negativi nel Paese d’origine". "Le dichiarazioni odierne dell’ad del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, sono confortanti per una serie di punti riguardanti il futuro della casa torinese, l’utile dichiarato, i segnali di ripresa colti, la conferma degli obiettivi 2009 - ha commentato il segretario nazionale Uilm responsabile per il settore auto, Eros Panicali - in questo contesto sarebbe importante un gesto di fiducia verso gli addetti del Gruppo: il saldo di luglio del premio di risultato relativo al 2008, corrispondente a 1.100 euro. E' quanto il sindacato si aspetta per i lavoratori della Fiat". "Le garanzie di Marchionne non sono sufficienti - dichiara invece il segretario nazionale dell’Ugl Metalemeccanici, Giovanni Centrella - nonostante gli appelli da parte nostra e gli aiuti ricevuti dal governo, Fiat continua a comunicare le sue intenzioni solo ai mezzi di comunicazione mentre andrebbero discusse in un confronto aperto".
27 marzo 2009 - Ansa
FIAT: PROTESTA CUB CON MEZZOBUSTO MARCHIONNE IN PREGHIERA
(ANSA) - TORINO, 27 MAR - Un mezzobusto di Marchionne in preghiera sotto un'immagine della statua della libertà: l'hanno messo i lavoratori della Cub, che manifestano davanti al Lingotto, dove è appena iniziata l'assemblea degli azionisti della Fiat. Alcuni azionisti lavoratori della Cub interverranno all'assemblea dove chiederanno chiarimenti sul futuro della fabbrica di Arese.
27 marzo 2009 - Milano Finanza
Fiat: prosegue l'assemblea, sindacati manifestano davanti a Lingotto
MILANO (MF-DJ)--Prosegue con gli interventi dei piccoli azionisti l'assemblea Fiat dopo i discorsi di apertura dell'a.d. Sergio Marchionne e del presidente Luca Cordero di Montezemolo. Davanti al Lingotto, invece, manifestano i sindacati. Il coordinatore nazionale Cub, PierGiorgio Tiboni, presente alla manifestazione chiede la difesa dei salari e dei posti di lavoro. "Non ci devono essere licenziamenti. Va salvaguardato il posto di lavoro per tutti", ha dichiarato Tiboni, chiedendo anche "la continuita' del reddito" e "il mantenimento degli stipendi".
27 marzo 2009 - Repubblica.it
Protesta davanti al Lingotto con il mezzobusto di Marchionne
I Cub espongono una statua dell'ad, i sindacati presentano una lettera aperta
Torino - Un mezzobusto di Marchionne in preghiera sotto un'immagine della statua della libertà: l'hanno messo i lavoratori della Cub, che manifestano davanti al Lingotto, dove si tiene l'assemblea degli azionisti della Fiat. Sempre davanti al Lingotto Fim, Fiom, Uilm e Fismic di Torino stanno distribuendo una lettera aperta all'ad Marchioone, in cui si sollecita "un incontro per assicurare e dare prospettive ai lavoratori. "I lavoratori - si legge nella lettera - vivono in un clima di incertezza, vi è il rischio concreto che gli stabilimenti, come già avvenuto in crisi meno gravi di questa, vengano messi gli uni contro gli altri. Per questo a lei che ha dimostrato altre volte di tenere in conto il valore del lavoro chiediamo di rassicurare e garantire ai lavoratori del gruppo Fiat in Italia che avranno un futuro di lavoro, che gli stabilimenti non verranno abbandonati, che vi saranno risorse sufficienti per investire su prodotti innovativi".
27 marzo 2009 - Asca
FIAT: SINDACATI A MARCHIONNE, RASSICURI I LAVORATORI
(ASCA) - Torino, 26 mar - ''Noi chiediamo a lei, che ha dimostrato altre volte di tenere in conto il valore del lavoro, di rassicurare e garantire ai lavoratori del gruppo fiat in Italia che avranno un futuro di lavoro che gli stabilimenti italiani non verranno abbandonati (oggi meno di un terzo della produzione e' realizzata in Italia) e che vi saranno risorse sufficienti per investire su prodotti innovativi''. Lo scrivono in una lettera aperta all'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne i sindacati metalmeccanici torinesi che oggi hanno organizzato in occasione dell'assemblea dei soci, un presidio al Lingotto con una cinquantina di delegati sindacali di Fiom, Fim, Uilm, Fismic e dei Cub. ''Le chiediamo un incontro - prosegue il documento - per rassicurare e dare prospettive ai lavoratori. Riteniamo indispensabile conoscere i tempi necessari a lanciare nuovi prodotti e le loro destinazioni per poter costruire un'equa e solidale distribuzione degli ammortizzatori sociali, innalzando e estendendo il valore della cassa integrazione e allungandone il periodo di utilizzo, dalle 52 alle 104 settimane, con conteggio a giornate in modo da ridistribuire il lavoro che c'e' per consentire ai lavoratori di resistere durante la crisi e all'impresa di sopravvivere e di prepararsi alla ripresa quanfdo arrivera'''. Nella lettera viene anche chiamato in causa il governo che puo' e deve fare di piu' ''anche alla luce delle piu' volte annunciate fusioni, riaggregazioni alleanze tra gruppi automobilistici che come lei ha piu' volte dichiarato, riguarderanno anche la Fiat Auto''.
27 marzo 2009 - La Stampa
Gli incentivi funzionano Meno cassa alla Fiat
I sindacati a Marchionne: "Dacci certezze sul futuro"
di MARINA CASSI
Torino - Una lettera all’ad Sergio Marchionne. La distribuiranno stamattina al Lingotto - in concomitanza con l’assemblea degli azionisti - delegati di tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat, auto, Iveco e Cnh, con i segretari di Fim, Fiom, Uilm e Fismic.
Nella lettera si chiede a Marchionne - «che ha dimostrato altre volte di tenere in conto il valore del lavoro» - «di rassicurare e garantire ai lavoratori che avranno un futuro di lavoro, che gli stabilimenti italiani non verranno abbandonati (oggi meno di un terzo della produzione è realizzata in Italia) e che vi saranno risorse sufficienti per investire su prodotti innovativi».
E si aggiunge: «Da tempo Le chiediamo un incontro per rassicurare e dare prospettive ai lavoratori. Riteniamo indispensabile conoscere i tempi necessari a lanciare i nuovi prodotti e le loro destinazioni per poter costruire un’equa e solidale distribuzione degli ammortizzatori sociali».
Il testo ricorda che «la Fiat si prepara a confermare gli obiettivi sui conti del Gruppo per il 2009, prevedendo anche un piccolo profitto finale, questo nell’anno più terribile per l’autoveicolo a livello mondiale, mentre la crisi è ancora in corso; ciò avviene nell’ambito di una politica di riduzione dei costi che coinvolge soprattutto i lavoratori che sono coloro che stanno pagando il prezzo più alto della crisi».
Ma non è solo la Fiat l’interlocutore. Nella lettera c’è scritto: «A noi pare che il governo possa e debba fare di più per difendere e rilanciare la nostra industria dell’autoveicolo, anche alla luce delle più volte annunciate fusioni, riaggregazioni, alleanze tra gruppi automobilistici che, come Lei ha più volte dichiarato, riguarderanno anche la Fiat auto».
E il sindacato - ci saranno anche gli aderenti a FlmUniti-Cub - ricorda che «i lavoratori vivono in un clima di incertezza, vi è il rischio concreto che gli stabilimenti, come già avvenuto in crisi meno gravi di questa, vengano messi gli uni contro gli altri; giovani precari sono già stati espulsi da molti stabilimenti del Gruppo».
Le proposte sono di innalzare e estendere il valore della cassa integrazione e allungarne il periodo di utilizzo (dalle 52 alle 104 settimane) con un conteggio a giornate «in modo da ridistribuire il lavoro che c’è per consentire ai lavoratori di resistere durante la crisi e all’impresa di sopravvivere e di prepararsi alla ripresa quando arriverà».
Ieri, come era già accaduto per marzo, la Fiat ha annunciato che alle Carrozzerie si lavorerà la prossima settimana; gli ordini ci sono e la cassa richiesta è stata soppressa.
27 marzo 2009 - La Gazzetta del Sud
Ieri il titolo del Lingotto è volato in Borsa incassando il 6,25%
Fiat, grazie agli incentivi per l'auto annullata la cassa integrazione
TORINO - Prima di varare il piano per salvare l'industria automobilistica Usa, in arrivo nei prossimi giorni, la task force designata dal presidente Barack Obama vorrebbe degli aggiustamenti all'ipotesi di accordo tra Fiat e Chrysler. L'indiscrezione è del Wall Street Journal, secondo il quale potrebbero non essere sborsati immediatamente nuovi aiuti a General Motors e Chrysler. Le voci dagli Usa sul piano imminente di aiuti fanno salire il titolo della Fiat che chiude a 5,1 euro, in crescita del 6,25%. Oggi a Torino è convocata l'assemblea degli azionisti della casa torinese per approvare il bilancio 2008 e nominare il nuovo cda. Davanti al Lingotto ci saranno anche i lavoratori degli stabilimenti italiani del gruppo che distribuiranno una lettera aperta all'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, per chiedere impegni sul futuro delle fabbriche. È previsto anche un presidio della Cub, che ha annunciato l'intervento di alcuni lavoratori-azionisti per avere chiarimenti sul futuro del marchio Alfa ad Arese. L'azienda ha annullato ieri una settimana di cassa integrazione per 5.000 dipendenti di Mirafiori, grazie agli effetti positivi degli incentivi. E a Melfi, per far fronte alla domanda della Grande Punto a metano, si lavorerà il sabato su due turni. Per discutere della situazione di Pomigliano d'Arco il presidente del Consiglio Berlusconi ha annunciato che il governo potrebbe convocare le parti sociali. «Speriamo che siano impegni veri e non promesse da marinaio», commenta la Fiom campana, mentre l'Ugl chiede che non ci siano differenze fra stabilimenti del Nord e del Sud. Il bilancio 2008, sul quale domani delibereranno gli azionisti, si è chiuso con la gestione ordinaria migliore di sempre, pari a 3,4 miliardi di euro (+4%), ma anche un significativo calo dell'utile netto, che si è fermato a 1,7 miliardi di euro (-16,2%). I ricavi hanno raggiunto 59,4 miliardi di euro (+1,5% rispetto al 2007) grazie ai primi nove mesi (+8,4%) che hanno compensato i cali registrati nel quarto trimestre (-17,2%).
25 marzo 2009 - Ansa
FIAT: PRESIDIO FLM-CUB ALL'ASSEMBLEA DI VENERDÌ
(ANSA) - TORINO, 25 MAR - La Flm Uniti-Cub ha organizzato in presidio davanti al Lingotto, in occasione dell'assemblea degli azionisti Fiat di venerdì. Alcuni suoi iscritti parteciperanno in qualità di azionisti della società. Le rivendicazioni del sindacato di base sono «la difesa di tutti gli stabilimenti e dell'occupazione in Italia, la distribuzione del lavoro e la riduzione dell'orario a con l'introduzione della settimana corta». Sono considerate prioritarie «l'assunzione stabile dei precari, e il sostegno della continuità del reddito, con indennità di cassa integrazione dell'80% effettivo della retribuzione per tutti i lavoratori dipendenti».