Il nostro grazie va in primo luogo a chi si è candidato nella nostra lista, mettendosi in gioco e poi a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori che hanno creduto nel nostro progetto sindacale, nella nostra coerenza, nella nostra onestà intellettuale votandoci.
Un voto scevro da clientelismi, da opportunismi, da tornaconti personali in sostanza un voto per il cambiamento.
Un voto che ci ripaga delle fatiche degli ultimi anni e che ci ridà le energie necessarie per continuare su la strada intrapresa dalla nostra Organizzazione.
Una strada che guarda unicamente agli interessi della classe lavoratrice, una strada che non collabora con le amministrazioni e/o i governi di turno, una strada sì in salita ma che guarda al recupero dei diritti, della dignità, del salario e che aborra le compatibilità con le politiche europee che hanno provocato in questi anni tanta povertà.
Un voto che ci spinge a non mollare ce lo chiedono le lavoratrici ed i lavoratori e noi non molleremo, anzi andremo avanti più determinati di prima.
Un voto che ci vede il primo sindacato del DOG nella regione Lazio, ci ha visto arrivare
primi in tantissimi uffici giudiziari:
Ministero della Giustizia,
Procura Roma, Torino, Bari, Taranto, Bergamo, Fermo, Potenza, Macerata, Benevento,
Pordenone, Civitavecchia, Sondrio, Gela, Marsala e Treviso;
tribunale Napoli, Torino, Bari, S. Maria C.V., Bergamo, Brescia, Cremona, Fermo, Chieti,
Avezzano, Ancona, Urbino, Asti, Sassari, Tempio Pausania e Terni;
Procura Generale Roma e Corte di Appello Perugia.
Secondi:
Corte di Cassazione e Procura Generale presso la Cassazione;
Corte di Appello Bologna, Ancona, Taranto e Potenza;
Procura Generale Potenza;
Tribunale Roma, l’Aquila, Potenza, Paola, Velletri, Lodi, Mantova, Novara, Ivrea, Nuoro,
Marsala, Treviso e Vicenza;
Procure Bologna, Udine, Rieti, Viterbo, Latina, Alessandria, Nuoro, Messina, Siracusa,
Oristano, Cagliari, Novara e Lagonegro;
Giudici di Pace Genova e Torino.
Siamo fieri ed orgogliosi di questo risultato perché è il frutto di una politica basata sul
progetto. Non abbiamo venduto fumo, non abbiamo regalato assicurazioni contro i rischi professionali, crediti universitari, convenzioni varie; non ci siamo inventati improbabili ricorsi; non abbiamo promesso voti di scambio; non abbiamo distribuito caramelle o mentine. Abbiamo semplicemente portato avanti il nostro programma, abbiamo provato a risvegliare le coscienze, a coinvolgere le lavoratrici e i lavoratori praticando il conflitto per la conquista dei diritti.
Insomma abbiamo fatto ciò che ogni sindacato degno di chiamarsi tale dovrebbe fare: stare dalla parte dei lavoratori e non dei padroni.