Quale profondo disagio avvertiamo noi maschi in questo giorno. Proviamo a cancellare le nostre colpe con un rametto di mimosa, con una imbarazzata carezza accompagnata dall’espressione “Auguri”, che appare in verità dissonante rispetto all’occasione. Auguri, e di cosa?
Di aver ammazzato le donne nelle risaie, nelle fabbriche tessili e meccaniche, o nelle migliaia di aziende irregolari e fantasma, negando dignità e rispetto in nome del bieco profitto?
Di aver stuprato le donne, di averle schiavizzate, sottomesse con ricatti, proposte, abusi sessuali?
In molti diremo: “Non abbiamo colpa, non siamo quel genere di maschi”. Ma è davvero così? Siamo realmente e del tutto innocenti? Quanti benefici in fondo ci vengono da una società che continua ad essere maschilista e sessista?
Per quanto tempo alla donna è stato negato il diritto all’istruzione, al voto, al lavoro? Per quanto tempo la retribuzione della donna è stata inferiore a quella dell’uomo?
Più che fare gli auguri, dovremmo approfittare di questa giornata per chiedere scusa, per redimerci dalle nostre colpe ed avviare un percorso diverso.
Finché ci sarà una donna che morirà di lavoro perché è negata la sicurezza saremo colpevoli.
Finché ci sarà una donna che subirà una violenza sessuale saremo colpevoli.
Se proprio vogliamo regalare la mimosa regaliamola (i fiorai che per l’occasione moltiplicano in modo esponenziale i prezzi ringrazieranno), ma non parliamo di festa, soprattutto in un momento in cui chi guida il Paese ripropone, a volte come una macchietta da cabaret, un modello di società dichiaratamente maschilista. Scusateci anche per questo.