E' stato firmato oggi l’accordo sul Fondo 2022, un accordo importante perché il Fondo andava rideterminato secondo le nuove regole stabilite dal CCNL (che partivano dal 1° novembre 2022, insieme al nuovo ordinamento) e che quindi faranno da riferimento anche per gli anni futuri.
Senza dilungarci in aspetti troppo tecnici, la questione principale da affrontare riguardava la costituzione dei fondi, ancor più che la distribuzione, in quanto andava conciliato il meccanismo del differenziale stipendiale, introdotto dall’ultimo CCNL, con i tradizionali meccanismi di alimentazione dei Fondi.
I funzionari dell’Agenzia hanno fatto un ottimo lavoro, con una rideterminazione capillare degli importi secondo le nuove regole, che consentiranno di recuperare circa 10 milioni di euro. Un lavoro che ci ha portato alla firma di un accordo che sulla distribuzione degli importi, in attesa di un nuovo contratto integrativo, ricalca quello degli anni passati.
Ma la necessità di firmare gli accordi per “svincolare” le risorse da destinare al personale non può far passare sottotraccia l’inganno della produttività che di anno in anno assume dimensioni sempre più allarmanti.
Quest’anno, a fronte di uno stanziamento di 29 milioni, hanno trovato spazio nei Fondi solo 700 mila euro.
Non staremo a ripetere la consueta storia dei tetti, dei tagli e “doppi tagli” che ci hanno portato a questa situazione ultradecennale. Quello che ci preme evidenziare è che in questo momento storico meno che mai si può ragionare con soluzioni tampone e raffazzonate.
L' effetto combinato dei miseri stanziamenti per i rinnovi contrattuali (ricordiamo che è stato stanziato il 6% a fronte del 16% dell’indice IPCA che si usa come riferimento del livello dei prezzi) e i tetti al salario accessorio fermi al 2016 (annualità che già scontava una lunga stagione di tagli iniziata dal 2004) stanno condannando le nostre retribuzioni ad una perdita di potere di acquisto senza precedenti. É questa oggi la dimensione del problema salariale nel settore pubblico e nelle Agenzie fiscali.
Chi pensa, quindi, di uscire fuori da questa situazione con le solite ricette che portano avanti da anni con “vertenze unitarie” che mirano a raccattare qualche briciola per strada non ha compreso, a nostro avviso, la gravità della situazione.
Ci stupiscono Cgil e Uil, che pure hanno scelto lo strumento dello sciopero per porre sul tavolo la questione salariale nel pubblico impiego, ma che alla vigilia dello stesso negli uffici delle Agenzie fiscali hanno lavorato per la riuscita di un’assemblea esterna “unitaria” di basso profilo, piuttosto che sul loro stesso sciopero e sulle questioni ben più profonde che lo stesso poneva.
La questione salariale va quindi posta e affrontata a 360 gradi.
Lo sciopero indetto da USB il 17 novembre ha avuto questo taglio e queste caratteristiche e anticipa ciò che sin dal prossimo anno costituirà la nostra priorità.
In questo scenario di emergenza salariale si inserisce quindi il tema della inarrestabile decurtazione del nostro salario accessorio, rispetto al quale, lo diciamo sin da ora, non considereremo le Agenzie neutre, perché chi aggira la soluzione di un problema inevitabilmente ne diventa una parte.
È ora che la nostra amministrazione smetta di fare da spettatrice, non pagante, di fronte all'impoverimento delle retribuzioni dei loro dipendenti e inizino a prendersi le loro responsabilità.