Accade sempre più spesso che le discussioni sul tavolo di contrattazione integrativa non riguardino le scelte migliori da fare, ma come adeguarsi ai rilievi della funzione Pubblica piuttosto che ad un parere dell’Aran.
Alla contrattazione, già svuotata dagli interventi legislativi degli ultimi anni, viene quindi relegato un ruolo semi notarile e anche nella lunga riunione di ieri l’argomento principale è stato come recuperare nel budget di sede gli importi della ex Indennità di sede metropolitana, cancellata dopo i rilievi della Funzione Pubblica che prendono di mira tutto quello che viene pagato con la sola presenza e non è legato al raggiungimento di obiettivi. (quale sarà la prossima ad essere presa di mira, il confine o la disagiata?)
In un momento in cui la ripresa delle assunzioni sta evidenziando una percentuale di rinunce mai vista nel pubblico impiego, dovuta all’inadeguatezza dei nostri stipendi e all’emergenza abitativa nelle grandi città, cancelliamo un’indennità che già da decenni si poneva il problema invece di adeguarla alle nuove esigenze.
Il risultato finale, fra qualche sindacato che si preoccupava dei capi reparto chiedendo di aumentare la possibilità di differenziare gli importi in sede locale e l’Agenzia che non ha voluto dare sufficienti garanzie che le somme della ex Indennità di sede metropolitana (che veniva pagata senza distinzione di livelli al contrario del budget di sede) andassero nel budget di chi le percepiva, comporterà un peggioramento dei metodi di ripartizione di questi soldi che penalizzerà soprattutto l’Area Assistenti.
Non stiamo parlando di grandi cifre, e quindi neanche di grandi differenze, ma è comunque un brutto segnale che non abbiamo condiviso, per cui non abbiamo firmato l’accordo sul budget di sede 2022.
Durante la riunione abbiamo poi ricevuto alcuni aggiornamenti sui tempi della mobilità nazionale, che si dovrebbe definire entro l’estate per poi renderla operativa contestualmente all’assunzione dei vincitori dei nuovi concorsi e sui passaggi di area, definita la propedeutica rimodulazione della pianta organica, il cui bando si prevede che possa anch’esso uscire tra la fine di agosto e gli inizi di settembre.
Sempre entro l’estate si dovrà firmare il nuovo accordo sulle progressioni 2024, mentre la graduatoria delle progressioni 2023 dovrebbe uscire entro luglio.
Su questo argomento l’Agenzia ci ha informato di un parere Aran che precluderebbe ai neo assunti che già erano dipendenti di altre pubbliche amministrazioni di far valere la propria esperienza come requisito di partecipazione alle procedure. In pratica la “novazione” del rapporto del rapporto di lavoro cancellerebbe tutta l’esperienza professionale pregressa.
Contrasteremo questo parere con specifiche iniziative in quanto la consideriamo un’assurda penalizzazione dei vincitori di concorso già interni alla Pubblica Amministrazione. Il CCNL Funzioni Centrali non dice nulla al riguardo, al contrario di altri contratti, come quello degli Enti Locali, che prevedono espressamente che l’esperienza pregressa non vada persa. In mancanza di disposizioni specifiche, quindi anche di divieti, non può essere l’Aran ad interpretare unilateralmente la volontà delle parti.
Abbiamo infine sollevato la questione di quello che sta succedendo sullo straordinario, dove in ordine sparso alcune Direzioni Regionali e alcuni Uffici, caso eclatante quello di Catania, stanno emanando disposizioni sull’iter di autorizzazione che scaricano sul personale gli oneri di motivazione e di comunicazione o prevedono assegnazioni ad personam delle ore e non in base alle attività, una sorta di contrattazione individuale che apre a potenziali utilizzi strumentali e clientelari dello straordinario.
L’Agenzia ci ha comunicato che a breve, previa informazione alle OO.SS., emanerà una direttiva per riportare uniformità su questo istituto.