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Lombardia LAVORO PRIVATO TRASPORTI CONFEDERALE

Affari e mafia per il "bridge" di Malpensa

Malpensa,

Alla vigilia del “Bridge”, ossia della chiusura dell’aeroporto di Linate dal 27 luglio al 28 ottobre 2019 ed il conseguente spostamento sullo scalo di Malpensa della maggior parte dei suoi voli, dei passeggeri e dei lavoratori, se vi fossero stati ancora dubbi in merito, i 34 arresti appena effettuati sono solo l’ennesima dimostrazione del grande giro d’affari e di interessi che ruota intorno agli scali aeroportuali.

Il coinvolgimento nell'inchiesta di Enzo Misiano, consigliere comunale FdI di Ferno e dell’ex sindaco di Lonate Pozzolo, il forzista Danilo Rivolta, comuni a pochissimi chilometri da Malpensa, sembra confermare ulteriormente come la ndrangheta sia ben insediata nel territorio, e non da oggi.

Il business dei parcheggi, gestiti solo parzialmente da SEA all’interno dell’area aeroportuale, ma nella maggioranza insediati in terreni nelle località vicine e completamente privati, con il “Bridge” diventa un affare ancor più imperdibile per le cosche, ma non solo quello.

L’aumento di passeggeri aumenterà in conseguenza il volume di affluenza agli spazi commerciali interni, negozi, bar, ristoranti ecc., e sembra già provata l’imposizione delle forniture di prodotti come il caffè ai bar della zona, un antico ed efficace metodo di riscossione del pizzo.

USB Lombardia esprime tutta la sua preoccupazione sulle modalità di gestione del “Bridge”: le conseguenze di queste gravi infiltrazioni criminali si ripercuotono sulla vita lavorativa e di relazione di ciascuno di noi.

Per questo chiediamo con forza a SEA SpA, in qualità di ente gestore, e al Comune di Milano, proprietario di maggioranza, un controllo più stringente sulle ditte e sulle cooperative a cui vengono affidati gli appalti, ed esortiamo gli amministratori locali dei comuni che gravitano intorno allo scalo ad una una severa e puntuale applicazione della normativa antimafia.

Auspichiamo inoltre che il Governo metta in atto azioni concrete per porre fine ad un sistema che vede, all’interno dei palazzi dei comuni, delle regioni e di ogni istituzione, corruttele e infiltrazioni mafiose, indipendentemente dall’appartenenza a questo o a quello schieramento politico, anziché limitarsi a esternazioni propagandistiche pre o post-elettorali sui social.