Il cortile interno del numero civico 169 lentamente si è riempito di inquilini e inquiline non solo di via Pincherle. Sono arrivati da viale Colli Portuensi , dai caseggiati Enasarco e degli altri enti, fondazioni e casse colpiti da dismissioni, caro affitti e sfratti.
Quando il presidente Ater, Bruno Prestagiovanni, è arrivato insieme al direttore e ad un componente della segreteria di presidenza ha trovato un buon numero di abitanti che con attenzione hanno seguito l’assemblea convocata da As.I.A./Usb.
L’introduzione ha spiegato il senso dell’incontro. Partendo da un quadro generale de'll’emergenza alloggiativa in città è giunta al particolare di chi come gli inquilini di via Pincherle e viale Colli Portuensi è stato tutelato nel diritto alla casa dall’intervento della Regione e dell’Ater, ma oggi soffre la difficoltà di un affitto che non si riesce a pagare.
È stata ricordata la figura dell’assessore Di Carlo, protagonista della vicenda, e da qui si è passati ad approfondire il possibile ruolo dell’Ater dentro una città devastata dal libero mercato.
Anche la presenza del presidente del municipio XI Catarci ha consentito di toccare temi che nel territorio sono molto sentiti e anche dalla sua voce è arrivata la richiesta di un Ater diversamente protagonista dentro i drammi legati all’emergenza abitativa che spesso travolgono le amministrazioni locali.
Prima che il presidente prendesse la parola si è insistito in più interventi sul rifiuto della vendita degli alloggi popolari, sul possibile diritto di prelazione nei confronti del patrimonio Scip invenduto e sul patrimonio pubblico in dismissione, sulla funzione di tutela per chi è in sofferenza nel pagamento dei mutui o alle prese con gli sfratti.
Nel suo intervento Prestagiovanni ha con decisione condiviso la necessità espressa nella convocazione dell’assemblea “liberare il diritto alla casa dai vincoli del libero mercato”. Ha però diviso le responsabilità dell’Ater da quelle della Regione e ha messo l’accento sulle competenze dell’una rispetto all’altra. È chiaro che dal punto di vista legislativo ora la Regione dovrà fare la sua parte, ma anche l’Ater deve decidere se essere parte del problema o della soluzione, a cominciare da via Pincherle e viale Colli Portuensi.
Uno spiraglio di ragionamento sembra essersi aperto e una disponibilità a proseguire la strada che l’assemblea coraggiosamente ha provato a tracciare: una nuova stagione per il diritto all’abitare, una stagione dove il pubblico torna a svolgere un ruolo senza farsi mortificare dalla rendita e dalla speculazione immobiliare.
Certo quello che contemporaneamente avveniva alla Pisana non ci conforta. Le modifiche apportate al cosiddetto “piano casa” regionale lo configurano sempre più come pacchetto edilizio e regalano nuove chanche edificatorie al capitale privato, compresso quello religioso. Ciocchetti continua a rendere conto più ai costruttori che alle necessità legate all’emergenza abitativa, per questo a partire da settembre l’amministrazione regionale, la presidente Polverini e l’intrepido Storace, che fa la voce grossa contro Alemanno e il fedele cane da guardia della governatrice, dovranno essere chiamati a rispondere di un ruolo che rifiutano di svolgere.
Ripartire da via Pincherle valorizzando un atto di salvaguardia messo in campo dall’allora assessore regionale alla casa Di Carlo, ha un profondo significato e un immaginario di rilievo, l’inquilinato resistente, l’AS.I.A./USB, i movimenti per il diritto all’abitare accettano la sfida e sono in campo, ora sarà importante capire quali sensibilità politiche e sociali emergeranno e quali conflitti saranno necessari per affermare con forza il diritto alla casa, negato in questa città.
Roma, 27 luglio 2012