Ci piace pensare che la lotta all’evasione fiscale sia uno degli obiettivi primari di uno stato di diritto. Sembrava avercelo confermato anche il direttore dell’Agenzia delle Entrate che qualche tempo fa, nel corso di un'audizione alla commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, rivendicò la sempre maggiore “sofisticazione delle applicazioni e degli strumenti di ausilio dell’accertamento” e coniò il nuovo slogan del federalismo fiscale, che dovrebbe imprescindibilmente far leva su: "[...] qualità delle banche dati, strumenti di governance e nuovi strumenti di cooperazione informatica".
Fin qui gli slogan. Se l’obiettivo strategico dell’Agenzia è quello di “favorire l’adeguamento del sistema informativo agli scenari strategici di medio e lungo termine” (citiamo testualmente), sarebbe ragionevole attendersi una stagione di vacche magre per gli evasori e di vacche grasse per i conti pubblici. Poi sono arrivate altre affermazioni, provenienti dalla stessa fonte, con cui si denunciava che le piccole, medie e grandi imprese sarebbero in difficoltà con il pagamento delle imposte e che questa difficoltà sarebbe frutto della crisi e che quindi si dovrebbe fare qualcosa per andare incontro alle esigenze di cassa di queste categorie di contribuenti. Qualcosa ci sfugge. Le imposte sono legate a reddito, consumi, fatturato e volume d'affari. Se calano i primi calano anche le seconde. I debiti erariali sono iscritti a bilancio, che vuol dire che le imprese non hanno i soldi per pagarli? Pagare le imposte non è esattamente come pescare un cartoncino dagli imprevisti e probabilità del Monopoli, oppure ci sbagliamo? E l'evasione si combatte con gli slogan?
Infine è arrivato il primo dato 2009 che segna un -5% di entrate tributarie e allora cominciano a inseguirsi dubbi e congetture. Sarà una congiuntura o c'è dell'altro? Mettiamo questi segnali accanto ad altri: le e-mail di tanti colleghi verificatori che lamentano l'inaccessibilità di banche dati fiscali ancora accessibili fino al gennaio scorso; il forte rallentamento di alcuni collegamenti telematici, la perdita di sinteticità dei prospetti che solitamente preparano e accompagnano la quotidiana attività di verifica. In sostanza, una rilevante perdita di efficacia e di efficienza dell’azione amministrativa conseguente a un congruo rallentamento dei tempi di preparazione e gestione delle attività di intelligence.
Prima era possibile visualizzare in tempo reale una serie di informazioni relative a società sottoposte a controllo (compagine societaria e relative modifiche, informazioni storiche, bilanci) con la conseguente possibilità di attuare percorsi di iniziativa, controllando in contemporanea anche decine di società/imprese nell’arco di pochissimo tempo. Oggi no. Prima gli atti societari erano disponibili in tempo reale. Oggi non più. Prima era possibile verificare i flussi IVA generati da un contribuente, attraverso un percorso lineare e sinottico. Oggi no. Lo stesso vale per le informazioni relative alle operazioni intracomunitarie. In più, prima non c'era la riorganizzazione, con il suo bel movimento di carte, fascicoli, arredi e suppellettili, per tacere dei lavoratori che pure soprammobili non sono. Oggi invece la riorganizzazione c'è.
L'Agenzia sembrava aver preso impegni chiari in Parlamento. Non vorremmo che anche il Parlamento avesse preso impegni chiari con gli evasori. Alcune leve fiscali non le muove l'Agenzia, e questo è vero. Non dipende dall'Agenzia l'istituto della definizione (molto) agevolata, che è una creatura tutta governativa. Però dipende dall'Agenzia la corretta applicazione di quell'istituto e a leggere la circolare inviata all'esercito di verificatori c'è poco da stare tranquilli. Ci sarebbe da arginare gli effetti di quell'istituto, non da estenderli! A noi sembrava di aver capito che si sarebbe fatta la lotta all'evasione fiscale.
I tagli agli incentivi, alle piante organiche, alle banche dati telematiche, ai lavoratori in tirocinio teorico-pratico e la stessa riorganizzazione, poco hanno a che fare con l'obiettivo. Per questo chiediamo lumi all'amministrazione. Capiamo se la guerra agli evasori dobbiamo farla per finta o per davvero.
anche per difendere il nostro ruolo, insieme
sabato 28 marzo 2009 (p.zza della Repubblica 14.30)
per far pagare la crisi agli evasori, per dire che noi la crisi non la paghiamo