Dopo la riunione svoltasi con l’on.Airaghi, nuovo Direttore dell’Agenzia Industrie Difesa, non possiamo che confermare il giudizio negativo già più volte espresso sia per la gestione "aziendale" nel suo complesso che per le singole unità produttive.
I dati economici enunciati hanno evidenziato come la conduzione di natura privitistica dell’Agenzia non abbia portato, né potrà mai farlo neanche lontanamente, al raggiungimento dell’obiettivo dell’economica gestione.
Il frutto dell’errata valutazione che mette a confronto parametri economici riguardanti il lavoro privato con la realtà pubblica, completamente diversa sia per funzione sia per scopo, e che ha distinto la ristrutturazione del dicastero della Difesa in un recente passato, puntualmente oggi continua ad essere utilizzato come strumento per evidenziare e per dimostrare facilmente come i ricavi annui degli otto stabilimenti industriali sono "negativamente rilevanti".
Non ci aspettiamo certo che l’Amministrazione Difesa entri nel merito delle situazioni pregresse né tantomeno chieda il conto a qualcuno dello scarno risultato, ma che si continui ad esprimere la volontà di utilizzare intelligenza ed iniziativa per garantire il rilancio delle unità produttive, francamente lo consideriamo monotonamente inaccettabile.
Come anche, a distanza di 10 anni dal "progetto di ristrutturazione" firmato Andreatta, l’Amministrazione e gran parte delle OO.SS. che quel progetto hanno condiviso, pur riconoscendo che tale ristrutturazione non ha prodotto quanto sperato, continuino ad imputare questo fallimento ad una non compiuta applicazione dello stesso.
Le soluzioni adottate in funzione della gestione del personale hanno peggiorato la qualità della vita dei dipendenti senza nulla apportare alla produttività e alla funzionalità degli Stabilimenti, non tenendo minimamente conto della storia e della tipicità organizzativa e produttiva delle unità.
Non dobbiamo dimenticare che i dipendenti attenono ancora che siano rispettati gli impegni e data attuazione pratica a quanto previsto dall'accordo per il ripianamento delle vacanze organiche e per la riqualificazione.
L'esternalizzazione di alcuni servizi non ha prodotto nessun incremento dell'efficienza e, in ragione del rapporto costo/qualità, né andrebbe valutato il recupero con l’affido al personale interno delle attività date all’esterno.
Questa trasformazione ispirata ad una filosofia tesa alla concorrenzialità e alla competitività, si è concretizzata nei fatti solo sui risparmi ottenuti tagliando gli organici.
Ad oggi, con una Difesa Servizi S.p.a alle porte, ci sembra difficile credere e sperare in un cambiamento di rotta e a positive novità per il personale, se non piuttosto vediamo quanto realisticamente concretizzabile sia una dismissione selvaggia degli enti.
Il nostro compito è contrastare con ogni mezzo l’attuazione di questo progetto che intende "fare cassa" per rispondere a esigenze sempre maggiori di economie legate al riarmo e alla tenuta dei presidi militari anche all’estero, senza andare per il sottile sulle risorse umane che a questo punto ci sembra di capire essere considerate da tutti "sacrificabili".