Il decreto fiscale di giugno ha finalmente chiarito in quali termini il ministro Tremonti e i suoi accoliti intendevano "...difendere il difendibile..." e "...salvare il pregresso...". Ancora una settimana fa le voci si rincorrevano e l'incontro di RdB con la delegazione del MEF disegnava un quadro incerto del quale vi avevamo reso edotti. Il tempo è stato tiranno, le tinte fosche sono diventate nere come una lavagna dalla quale a colpi di spugna è stata cancellata in un attimo tutta la storia delle Agenzie Fiscali, e le conquiste faticosamente raggiunte dai Lavoratori.
Il decreto riduce del 10% le risorse per il 2007 al fine di recuperarne per finanziare il salario accessorio dei 64mila finanzieri (ai quali andranno mediamente trecento euro lordi). Non dice nulla del 2008 e prevede la disapplicazione della norma a partire dal 2009. In più rinforza la solidità del tetto massimo di spesa che per il nostro fondo è ancorato alle somme riscosse nel 2004 ridotte del 10%. Per ironia della sorte, lo stesso decreto che taglia le risorse legate alla produttività impone ulteriori carichi di lavoro che vanno ad aumentare la quota già fissata al rialzo con le ultime Convenzioni di aprile 2008. Il decreto fiscale spazza via le risorse destinate alle progressioni tra le aree recentemente definite dalla contrattazione integrativa alle Entrate; rende inutile il tavolo negoziale sul Contratto Integrativo alle Dogane; riduce le somme che con il decreto sul Comma 165 bloccato nelle scorse settimane dovevano finanziare il risultato della produttività 2006. Senza quei soldi la stessa natura delle Agenzie Fiscali perde senso. Viene spontaneo chiedersi se era a questo che pensava il ministro Brunetta quando parlava di Pubblica Amministrazione efficiente, di mercato, di sostegno alla produttività, di meritocrazia.
Qualcosa qui non quadra. Il nostro comparto ha assaggiato in tutti questi anni il bastone della meritocrazia, quello della valutazione individuale, della misurazione della produttività con tempi unitari di lavorazione di ogni singolo pezzo. Il nostro comparto ha assaggiato anche il bastone del mercato, dovendo competere e misurarsi in un ambito affollato di soggetti privati bramosi di assumere sempre maggiori funzioni, sempre maggiore importanza. Ci riferiamo a Sogei SpA, a Riscossione SpA, a SoSe SpA, a Demanio SpA e a tutte quelle forme di privatismo che mangiano dalla scodella del denaro pubblico, alla faccia della necessità di ridurre sperperi e consulenze.
Si vuole potenziare il ruolo dei Lavoratori Pubblici e si tolgono risorse per il loro salario: è questa la politica nuova del duo Brunetta-Tremonti? Se oggi il decreto fiscale può essere il capolinea della breve storia delle Agenzie Fiscali, esso rappresenta anche un'opportunità, forse l'ultima, per ridisegnare le regole del salario legato alla produttività e per dare loro quella stabilità e certezza di cui andiamo sostenendo da anni la inderogabile necessità. Nel decreto si ammette infatti la necessità di "... di un generale riordino della materia concernente la disciplina del trattamento economico accessorio, ai sensi dell’articolo dall’art. 45 del decreto legislativo n. 165 del 2001, rivolta a definire una più stretta correlazione di tali trattamenti alle maggiori prestazioni lavorative e allo svolgimento di attività di rilevanza istituzionale che richiedono particolare impegno e responsabilità..." (articolo 67, comma 2).
Potremmo allora tirare in ballo l'indagine della Corte dei Conti sull'andamento della spesa coperta con entrate riassegnabili (marzo 2008), che è stato il preludio ai rilievi che la stessa Corte ha opposto al decreto sul Comma 165 firmato da Padoa-Schioppa. Contrariamente a quanto si possa immaginare la Corte non formula un giudizio negativo sul fatto che le Agenzie Fiscali debbano poter partecipare al godimento di una quota delle entrate erariali. Si limita a mettere in discussione il meccanismo che a suo dire presenta qualche lacuna, ma ammette la giustezza della riassegnazione dei fondi ai Lavoratori delle Agenzie Fiscali. La nostra sensazione è che la partita non sia chiusa e che ancora più di ieri al centro della discussione ci sia non tanto lo sblocco una tantum delle somme stanziate per il 2007 quanto la possibilità/opportunità di portare a casa un risultato strutturale, di lungo periodo, per il futuro.
Ognuno dovrà fare però la sua parte e noi faremo la nostra. Chiederemo ai Lavoratori di cominciare a misurarsi con l'idea dello sciopero della categoria. Intanto ne proclamiamo da subito lo stato di agitazione.