Di questi tempi avere la possibilità di raggiungere i cittadini cavalcando tematiche “popolari” è un gioco fin troppo facile.
La crisi in cui versa il nostro Paese da così tanto tempo non fa che accentuare il desiderio di trovare i capri espiatori a discapito dei quali scaricare motivi di lamento e frustrazione.
In maniera molto abile alcuni strateghi spostano l’attenzione dei cittadini su tematiche distanti rispetto al punto in cui l’attenzione invece andrebbe focalizzata.
È ciò che è accaduto per l’ennesima volta nel corso della trasmissione In mezz’ora, dove il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con affermazioni generiche e offensive, ha colpito la dignità dei 50.000 lavoratrici e lavoratori delle Agenzie Fiscali, appartenenti ad una Pubblica Amministrazione maltrattata da anni (contratti bloccati, carichi di lavoro e di responsabilità sempre crescenti per i quali non viene corrisposto alcun riconoscimento, né tanto meno alcuna tutela).
Ogni giorno i 50.000 lavoratori delle Agenzie Fiscali svolgono il proprio lavoro in modo professionale ed onesto, provvedendo, in maniera pressoché autonoma, al proprio aggiornamento, inseguendo una normativa fiscale in continua mutazione.
La “transazione” citata da Renzi nella sua intervista, per la quale “se sei simpatico all’Agenzia te la sfanghi, se non sei simpatico non te la sfanghi”, corrisponde agli istituti dell’accertamento con adesione e del reclamo/mediazione, procedimenti previsti dalla normativa fiscale vigente nel nostro Paese (D. Lgs 218/97 e ss. mm. - D.L. 98/2011) per i quali ciascun funzionario viene individuato quale “responsabile del procedimento” e per il quale è tenuto a giustificare ogni passaggio del suo operato, ogni conteggio della sua “transazione”, attraverso prove documentali e non attraverso abbattimenti percentuali in nome di una “simpatia più o meno dichiarata”.
Il lavoratore è tenuto a giustificare la sua “transazione” in primo luogo nei confronti dei propri dirigenti, ai quali viene proposto il contenuto dell’atto di adesione o di mediazione.
È tenuto inoltre a giustificare il suo operato nei confronti del sistema ispettivo interno all’Agenzia (Audit) che, a campione, sottopone a controllo l’operato dei lavoratori, in ogni settore.
È tenuto soprattutto a dare trasparenza della transazione in corso nei confronti del contribuente interessato.
Tutto viene svolto in maniera da garantire l’imparzialità e la correttezza nella valutazione di ciascuna operazione svolta.
I lavoratori sono tenuti a rispondere in merito alla normativa fiscale vigente, non a valutare se il loro interlocutore è simpatico o “se invece non gli garba”.
Renzi non ha certo sottolineato agli ascoltatori dell’Annunziata che i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate non sono i responsabili della pressione fiscale che soffoca questo Paese.
Renzi, con le sue dichiarazioni, ha spostato l’attenzione degli italiani per non assumersi la responsabilità di una mancata diminuzione della pressione fiscale nel nostro Paese per la quale il Governo non sta facendo nulla.
I lavoratori applicano leggi che non possono cambiare, Renzi può cambiare le leggi, se non vuole un fisco “pattizio”.
Renzi non ha detto che il suo governo non sta mettendo in atto strumenti per una vera lotta all’evasione fiscale.
Ha preferito additare i lavoratori come utilizzatori di “margini di discrezionalità” per non dire agli italiani che la corruzione non va cercata negli uffici dell’Agenzia delle Entrate, ma altrove.
È per questo che le parole di Renzi hanno colpito ancora una volta la professionalità e la dignità dei lavoratori delle Agenzie Fiscali.
È per questo che oggi i lavoratori delle Agenzie fiscali si sentono ancora una volta indignati per la strumentalizzazione che del proprio lavoro viene fatto.
È per questo che dal momento in cui Renzi si è permesso di fare certe affermazioni il lavoro nelle Agenzie fiscali sarà ancora più difficile.
Ingiustificabile agli occhi dei lavoratori rimane la mancata risposta da parte del Direttore dell’Agenzia delle Entrate a queste illazioni.
Forse era troppo occupata a redigere il protocollo per il whistleblowing, la segnalazione interna anonima di condotte illecite?