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Agenzie Fiscali - Due ore per svegliarci!


Mercoledì prossimo 16 luglio, dalle 12 alle 14, in parziale coincidenza con l’orario di massima affluenza ai front office e agli sportelli di assistenza ai cittadini, i Lavoratori delle Agenzie Fiscali saranno in sciopero. Lo sciopero è l’approdo più ovvio a una serie incredibile di aggressioni che hanno portato i Lavoratori Pubblici sul banco degli accusati quasi che a loro potesse essere addebitato lo sfascio del Paese. Mentre la ninnananna del Lavoratore Pubblico fannullone e assenteista sta addormentando il Paese, il decreto fiscale 112/2008 ha aggiunto una buona dose di veleno facendo scempio dei fondi destinati alla remunerazione della produttività delle Agenzie Fiscali. Prima i fondi stanziati dal decreto sul Comma 165 sono finiti nel congelatore di Tremonti e poi il decreto le ha scongelate e fatte sciogliere: è evaporato il 10% dei fondi stanziati per il salario accessorio 2007, si è sciolto del tutto il salario accessorio 2008 e dal 2009 le norme attuali verranno disapplicate. Dal 2010 i fondi complessivamente stanziati per i contratti integrativi sono decurtati del 20%.

 

Così agli insulti si è aggiunta una vera e propria rapina, che priva il Lavoratore medio delle Agenzie Fiscali di 3-4 mila euro di salario di produttività, spogliando la contrattazione integrativa delle risorse necessarie a finanziare tutti i meccanismi che sono alla base dell’esistenza stessa delle Agenzie. Tutto succede proprio mentre lo stesso Lavoratore delle Agenzie Fiscali è stato caricato come un mulo di ulteriori impegni legati alla produttività individuale mentre su stampa e video prosegue la ninnananna mediatica che racconta al Paese la bugia del fannullonismo e dell’assenteismo.

 

In questo clima, oltre agli insulti e allo scippo del salario di produttività arrivano le circolari interne che estendono indebitamente e illegittimamente al primo gennaio di quest’anno le regole per il calcolo dei permessi retribuiti su base oraria, anche per i permessi ex legge 104. Tutti sono pronti a dare addosso alla categoria e sembra quasi che lo sport nazionale sia diventato – a campionati di calcio fermi – la caccia al dipendente pubblico. Se questa non è una guerra civile è solo perché non stanno tuonando le armi, almeno non quelle che uccidono. Ma quelle che feriscono stanno tuonando eccome. La dignità di una categoria intera è stata annientata. In altri Paesi più civili del nostro i dipendenti pubblici sono il punto di saldatura fra i cittadini e le istituzioni. Nel nostro i dipendenti pubblici sono diventati come quei pupazzi dei luna park, da prendere a per cercare di vincere l’orsetto di peluche.

 

Lo sciopero del 16 luglio è l’occasione per dare una risposta forte e coesa a tutto ciò che sta piovendo addosso a questa categoria. Tutti hanno una ragione per scioperare, dentro i nostri uffici: quelli che non credono nella meritocrazia perché è un bluff, quelli che ci credono ma hanno capito che senza investimenti sulla contrattazione integrativa non ci saranno spazi per il riconoscimento del merito e della produttività; quelli che aspettano di essere stabilizzati dopo aver già vinto un concorso perché tanto è sempre successo così; quelli che ambivano alle posizioni organizzative e agli incarichi di responsabilità; quelli che aspettano un passaggio entro o fra le aree.

 

Negli uffici sta muovendosi anche altro. Più voci avrà questo coro e meglio sarà per tutti. Ma attenzione a non addormentarci anche noi al suono di una protesta sommessa e troppo composta. Questo è il tempo per gridare in faccia al Paese, alla classe dirigente e ai cittadini più o meno sonnolenti la nostra rabbia, indignazione, delusione. Ề il tempo per fermare la macchina fiscale per due ore, perché al Signor Ministro di turno arrivi il messaggio che vogliamo fare arrivare: se è giusto porgere l’altra guancia è anche vero che noi le guance le abbiamo finite. Qualche schiaffo, per quanto simbolico possa essere, è giunto il momento di darlo noi. O così o niente.

 

Mercoledì fermiamo gli uffici, dalle 12 alle 14. Mercoledì mandiamo al Paese e alla sua classe dirigente un segnale inequivocabile: o con noi o contro di noi. Difendiamo il nostro salario di produttività, difendiamo il diritto ad ammalarci senza essere sospettati di truffa, di poter assistere i nostri congiunti senza essere considerati dei privilegiati, di poter affermare a testa alta che siamo dipendenti pubblici, Lavoratori del Fisco. Mercoledì difendiamo dignità, diritti e salario. Svegliamoci e svegliamo chi dorme.