Dopo aver buttato l'occhio sul CUD 2008 nessuno è più propenso a cedere al facile ottimismo e a credere alle promesse a futura memoria. La perdita secca di salario rispetto al 2007 si aggira intorno ai 2-3mila euro per una retribuzione media e questo è solo l'inizio. La vera sveglia la prenderemo con il CUD 2009, il cui reddito metterà in evidenza un crollo rispetto ai redditi del 2008 e un tracollo rispetto a quelli del 2007. Stiamo parlando quindi dei redditi di quest'anno, non di qualcosa che deve ancora arrivare.
Il bello è (si fa per dire) che non si comprende come verremo fuori da questa situazione: stiamo perdendo quote enormi del nostro salario e nessun decreto, legge o leggina ha ancora detto come le recupereremo. Sul piatto ci sono le promesse di un ministro (con la m minuscola) su un accordo, quello del 30 ottobre scorso, che è come una promessa fatta ai bambini: se siete buoni vi darò la paghetta. Non sta a noi giudicare delle strategie sindacali di chi ha avallato quelle promesse. Altri sono forse avvezzi a maneggiare promesse più che fatti o forse la strategia del sindacato del terzo millennio è quella di incassare promesse sperando che diventino fatti. Un po' come dire che si pianta un sassolino sperando che nasca una zucca.
Stiamo ai fatti. Quelle promesse imbarazzano perfino i nostri organi di controllo contabile che hanno chiarito che non si possono inserire nei contratti collettivi clausole di spesa che non hanno copertura finanziaria (vedi nota in fondo al comunicato). Così non si può dire, a fronte di un biennio economico rinnovato a perdere che entro il giugno 2009 arriveranno altri soldi. Nei contratti ci vanno norme, non promesse. Nel frattempo il termine del 30 giugno 2009 entro il quale il ministro e i sindacati avevano promesso di ridare i soldi ai lavoratori e stato differito di un mesetto con il decreto milleproroghe, tanto per arrivare in “zona ombrellone” (zona ombrellone e zona panettone sono i periodi dell'anno in cui da sempre si tramano le peggiori porcate a danno dei lavoratori).
Cosa dice il mileproroghe? Sostanzialmente che il premio di produttività collettiva non dovrà più essere pagato a tutti, ma diversificato per apporto individuale e per funzioni svolte. Nulla sulla decorrenza del ripristino (che avverrebbe comunque dal 2010 con il taglio del 20%). Quindi torniamo al punto di partenza. Al Fondo per il personale manca il “Comma 165”, e né il decreto milleproroghe né i fumosi accordi di Palazzo Chigi ce l’hanno al momento restituito o hanno dettato una linea chiara di come ciò avverrà.
Dobbiamo prepararci a fare i conti con i risparmi di gestione accantonati dalle Agenzie? È per questo che alle Entrate si comincia a promettere che quando verranno dismessi i canoni di locazione degli uffici che verranno chiusi (pardon, rimodulati) una parte dei risparmi verrà data a loro? Sono i risparmi di gestione il nostro futuro?
Nella confusione generale c'è chi si trova a proprio agio, come i firmatari del 30 ottobre CislUilSalfi, che continuano a rassicurare i lavoratori sul buon esito della vicenda. Non saremo certo noi a togliere il sonno ai lavoratori o a suggerire agli altri qual è la strategia che ogni sindacato adotta secondo la propria natura. Ma un sasso è un sasso e non è una zucca. Prima lo capiamo tutti, prima ci attrezzeremo per piantare zucche.
“ … suscita perplessità la trasposizione del contenuto di un Protocollo di intesa all’interno di un accordo negoziale che tendenzialmente dovrebbe contenere esclusivamente [...] norme immediatamente applicabili dalla data di sottoscrizione e relative al biennio di riferimento [...] sicché il concreto percorso di attuazione della citata disposizione negoziale appare in questo momento indeterminabile”.
Corte dei Conti a sezioni riunite