All’incontro al MISE del 12 ottobre la dirigenza di Almaviva si è presentata nella parte del boia, mettendo sul tavolo il taglio di 2511 posti di lavoro e la chiusura degli stabilimenti di Roma e Napoli.
Nei giorni scorsi Almaviva aveva annunciato di volere recedere dall’accordo siglato a maggio con FISTEL CISL, UILCOM UIL, SLC CGIL e con il MISE. Un pessimo accordo che consentiva ad Almaviva:
• Di imporre la Contratto di Solidarietà solo sui siti di Roma, Palermo e Napoli
• La discrezionalità su ferie, Rol, ed ex festività,
• Di aumentare la flessibilità dei dipendenti, pianificando le turnazioni su base quindicinale e non più mensile
• Di revocare il CdS con sole 24 ore di preavviso
L’accordo di maggio 2016, fu imposto attraverso il ricatto occupazionale, mettendo fine a circa due mesi di scioperi e manifestazioni, portati avanti con una determinazione che rischiava di conteggiare lavoratori di altri call center alle prese con le stesse problematiche.
Oggi la dirigenza Almaviva mette 2511 teste sul ceppo e per non calare la scure, chiede di “sottoscrivere un’intesa specifica sulla gestione della produttività e la qualità del lavoro a livello individuale”. Stiamo parlando del controllo a distanza sulle prestazioni dei lavoratori, l’obiettivo è di aumentare la pressione su ogni singolo dipendente per ricavarne il massimo profitto ed eliminare quelli che non stanno al passo.
Almaviva ha denunciato una perdita di 2 milioni di euro al mese, riesce difficile da capire come possa recuperare una simile cifra, solo attraverso il controllo a distanza. Probabilmente il ricatto occupazionale di Almaviva ha come obiettivo di strappare un accordo che :
• Riduce il personale
• Introduce il controllo a distanza
• Riduce il salario ed estende la prestazione lavorativa per i lavoratori superstiti
Le responsabilità e le complicità del Governo Renzi
Nella crisi di Almaviva, come in quella della Gepin e di altre aziende del settore, pesa la corsa al massimo risparmio. Persino gli enti istituzionali siano essi centrali, locali, come le grandi aziende a partecipazione statale emettono bandi con costi al di sotto di ogni minimo contrattuale del settore.
Il governo Renzi ha delle precise e gravi responsabilità, per avere ulteriormente precarizzato il lavoro, per avere reso pressoché nullo il controllo delle aziende e per avere ridotto drasticamente i diritti sindacali dei lavoratori.
Sul controllo a distanza l’USB, attraverso le sue RSU di Teleperformance ha avviato una causa pilota, che si avvia ad andare in giudizio togliendo il sonno alla multinazionale francese. Non basta !! Occorre andare oltre la battaglia legale e aprire una mobilitazione contro le condizioni di sfruttamento nei call center e reclamare un netto miglioramento delle condizioni di lavoro e salario per gli 80 mila lavoratori del settore.
L’USB esprime tutto il suo sostegno ai lavoratori, invitandoli a mobilitarsi con forza, senza mai delegare niente a nessuno, la lotta e il protagonismo dei lavoratori sono necessari se non si vuole sottostare al ricatto che Almaviva farà pesare nei prossimi 75 giorni di trattative .
Il 21 ottobre l’USB ha proclamato lo sciopero generale di 8 ore contro le politiche del Governo Renzi, con manifestazioni nelle maggiori città italiane.
Per noi delle telecomunicazioni sarà una giornata di lotta per il diritto al salario, contro il controllo a distanza, per migliori condizioni nei Call Center, contro la precarietà e la difesa dell’occupazione a partire dai nostri colleghi di Almaviva.
Se tocchi uno, tocchi tutti !!
USB Lavoro Privato -Telecomunicazioni/Call Center
Aderente
alla FSM