Ancora una volta Berlusconi sta giocando sporco, ve lo ricordate il milione di posti di lavoro? Bene, quello che avviene in queste ore intorno alle questioni abitative ha lo stesso sapore amaro dell’imbroglio. Se esistesse un articolo del codice penale da usare per denunciare le millanterie sul cosiddetto “piano casa” andrebbe fatto e il presidente del consiglio andrebbe condannato per la superficialità e il cinismo che usa nell’affrontare un tema che provoca ogni giorno angoscia e disperazione.
È chiaro a tutti che il provvedimento che il consiglio dei ministri si dispone ad approvare con un decreto legge prima di Pasqua non è altro che un riavvio dell’attività edilizia e una semplificazione delle procedure di inizio attività, nonché -attraverso gli aumenti di cubature- un’ulteriore cementificazione nazionale.
Le Regioni e l’Anci invece di chiedere con fermezza garanzie finanziarie utili a rilanciare l’edilizia residenziale pubblica, l’autorecupero e il riuso del patrimonio sfitto o abbandonato, nonché il blocco generalizzato degli sfratti, si piegano davanti alle necessità dei costruttori e delle banche e contrattano solo il loro ruolo nella gestione del business.
Il timido accenno all’Erp e le compatibilità da rispettare negli impegni finanziari governativi sono l’insipiente cornice di un “piano” che non produrrà una sola casa per chi non ha accesso al libero mercato, è sotto sfratto o alle prese con una dismissione. Chi ha già una casa potrà allargarla, chi ne ha tante aumenterà considerevolmente la sua rendita, chi è inquilino in una casa popolare in vendita potrà diventare proprietario e forse chi non ce la fa ha pagare l’affitto verrà sostenuto da un bonus casa un po’ più sostanzioso. Dunque chi una casa ce l’ha forse riuscirà a conservarla, ma tutti gli altri? I precari, i monoreddito, i pensionati, i cassintegrati, i disoccupati non avranno risposte.
Questo piano non rappresenta alcuna opportunità per affrontare l’emergenza abitativa e chi lo sostiene- anche per paura di perdere consensi elettorali- è in malafede. Bisogna solo decidere a chi far pagare la crisi e secondo noi le banche e le imprese, sia quelle delle costruzioni che quelle immobiliari, devono essere colpite sottraendo aree e stabili inutilizzati, aprendo una contrattazione articolata sul territori finalizzata all’esproprio e alla destinazione sociale.
Per questo la nostra Offensiva Pubblica per l’Abitare contro la rendita e i suoi complici non si arresta. La minaccia di sgombero dell’occupazione di via Prenestina 913 ci convince di aver colpito nel segno e i nervosismi di Alemanno ne sono una conferma.
RIPRENDIAMOCI LA CITTA’ senza fare un passo indietro.
Domani mattina ci mobiliteremo dalle ore 6 per impedire lo sgombero di via Prenestina 913 e lanciamo la proposta di manifestare sotto palazzo Chigi quando il governo discuterà il decreto sul ‘piano casa’.
(Nel Pdf allegato, il testo dell'accordo sul 'piano casa')