Ogni volta che un mio collega andava in pensione, esclamava: ”Non vedevo l’ora di andarmene da questo schifo!”.
Fuori uno.
Poi, un’altro, arrivato al suo turno di pensionamento, ripeteva che non vedeva l’ora di andarsene da quello schifo.
Fuori due.
Poi, fuori tre e quattro, e tanti altri. Quando se ne andò il penultimo e sospirò che finalmente andava via da quello schifo e rimasi solo, replicai con sgomento: ”Volete vedere che lo schifo sono io?”
Con ogni probabilità, a voler essere sinceri, forse non è un poco di schifo che si allontana dal posto di lavoro ogni volta che uno di noi va in pensione? Da qualche tempo immagino il luogo di lavoro di ognuno di noi, come una nave ed, immancabilmente, mi ritorna in mente il famosissimo film “Gli ammutinati del Bounty“, tratto da un romanzo che racconta la vera storia dell’ammutinamento del Bounty nel 1789.
Un equipaggio composto da ufficiali gentiluomini e non, da ciurma delinquenziale e non, dopo tanto subire, decidono di ribellarsi al comandante, un essere cinico, spregevole e disonesto. Avevano ogni ragione del mondo ad ammutinarsi ma, quelli riacciuffati o consegnatisi, furono impiccati e quelli sfuggiti, furono per sempre banditi. Al di sopra del comandante, infatti, c’era un ammiraglio ed un intero assetto gerarchico che faceva capo al Re ed un contesto non poteva essere minato da un gruppo disorganizzato di scalmanati, pure se avevano tutte le ragioni del mondo.
Noi tutti navighiamo su navi ministeriali e siamo una ciurma fra le più variegate: ufficiali onesti e disonesti, lavoratori e lavativi, marinai onesti ed attivi, marinai lavativi e scansafatiche, mozzi volenterosi e mozzi mangiapane a tradimento.
Tutti insieme costituiamo una massa disorganizzata che si lamenta o che convive bene con un contesto malato e che non costituisce motivo di preoccupazione per i nostri ammiragli che hanno pensato bene di fregarci già dal nostro imbarco. Per contro, sappiamo benissimo di che pasta sono i nostri comandanti: nati da agganci politici, da rapporti massonici, da intrighi di salotto e anche di camere da letto.
Gente che si arrampica sugli specchi, che non ha meriti ed amor proprio (quelli dotati vanno all’estero O SONO SPARATI) e che sono soliti mostrare la loro potenza schiacciando i lavoratori, come un elefante che schiaccia poderosamente una formica, ma è sufficente un topolino a farlo fuggire terrorizzato.
Ebbene, questi potenti hanno la scaltrezza di nutrirsi della nostra dabbenaggine, delle nostre paure, delle nostre debolezze. Con questo assetto, le navi navigano male o restano all’ancora e stanno in continua avaria, anche perché i comandanti, piuttosto che riparare la sala macchine, comprano camion di vernice antiruggine per l’ancora: non capirò mai perché!
Noterete tutti che, volentieri, ci sono persone che contrariamente alla logica di eliminare il marcio a favore dell’integro, preferisce eliminare una buona mela che fa correre seri rischi a tutto il marciume di un contesto sociale e, soprattutto, al capitano.
Tutti i giorni sentiamo che si licenziano operai perché tale fabbrica va male. Mai si pensa di licenziare ed arrestare il comandante della nave fabbrica il cui peculato supera di molto il costo dei salari dei licenziati.
Un comandante, per esempio, che abbia percepito per trent’anni un sostanzioso stipendio (sei volte quello di un operaio) senza avere mai lavorato se non un giorno al mese circa e che si permettesse anche di giudicare l’operato di suoi subalterni, che credibilità potrebbe mai avere?
Eppure, nonostante lo si dovesse prendere a calci in culo da tutti i dipendenti e licenziato e costretto a restituire tutte le somme percepite ed essere processato per peculato, tuttavia, viene protetto dai suoi superiori ed andrà in pensione togliendosi da “questo schifo“ di cui non ne può più.
Il Signor Ministro Brunetta, naturalmente, reputa fannulloni solo i componenti della ciurma.
Riflettiamo, se abbiamo il coraggio di aprire gli occhi.
Da sempre sostengo che, se desideriamo veramente equità, dobbiamo criticare noi stessi in prima persona, rinunciare a progetti e tecniche per scansare oneri ed incombenze, non ricercare favori e comodità personali, non scendere a compromessi con nessuno e per nessun motivo.
E’ questa, solo questa, la forza per battere i pugni sul tavolo contrattuale e romperlo, insieme agli schemi fradici ideati e perfezionati per appesantire la nostra vita a beneficio dei “comandanti”.
SE VOGLIAMO TOGLIERCI LO SFIZIO DI PRENDERLI A CALCI IN CULO (METAFORICAMENTE), PRIMA DIAMOCI NOI UNA RIPULITA!
VOGLIAMO INGRANDIRE UN SINDACATO CHE HA BISOGNO DI VOI PER RENDERVI DIGNITOSI E TUTELATI ?
Rdb Difesa Messina