Con sentenza n. 133855/2020 del 7.12.2021 il Tribunale di Bologna ha rigettato la richiesta di risarcimento per diffamazione avanzata da Àncora Servizi cooperativa sociale contro USB Lavoro Privato e il nostro compagno Fabio Perretta, ritenendo “critiche legittime all’operato della cooperativa, corrispondenti a verità, come la stessa istruttoria giudiziale ha dimostrato […]” le ragioni esposte nel comunicato a firma USB in cui puntavamo il dito contro la pretesa padronale di ritenere illegittimo lo sciopero, durante la prima ondata di Covid-19 nel marzo 2020, e sanzionare lavoratrici e lavoratori che denunciavano la scarsità dei Dispositivi di Protezione Individuale (guanti, mascherine ecc) e le condizioni d’improvvisazione in cui venivano mandati nel servizio domiciliare cittadino.
Respinta, dunque, la pretesa assurda di 50 mila euro di risarcimento; un modo come un altro di intentare una causa con una richiesta di danni elevatissima da parte di chi pensa di poter mettere a tacere il pensiero critico di lavoratrici e lavoratori, prendendoli per la gola con il ricatto economico.
Ma i limiti alla (in)decenza e l’esercizio del diritto di critica per fortuna sono ancora possibili in questo nostro Paese che, mentre ogni anno conta un migliaio di morti sul lavoro, abbassa i parametri per i controlli sulla sicurezza, toglie risorse e poteri agli ispettori del lavoro, considera i costi per la salute sui luoghi di lavoro come un peso perché competizione e profitto sono le uniche regole che contano.
Lo ripetiamo: oltre a respingere la pretesa diffamazione, la sentenza del Tribunale di Bologna ha stabilito che le circostanze che portarono, nel marzo 2020, alla proclamazione di sciopero immediato per i lavoratori dell’assistenza domiciliare e al comunicato successivo di USB che criticava l’operato della cooperativa, erano inserite in uno “scontro sociale” ed erano “corrispondenti a verità”, e che “i quantitativi di DPI consegnati ai lavoratori erano insufficienti tanto da dover essere riutilizzati durante il turno lavorativo”.
Come USB ribadiamo la nostra continua battaglia per la dignità del lavoro e del salario, affinché siano sempre rispettati i criteri di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; crediamo che questa sentenza parli alle lavoratrici e ai lavoratori e dica che non bisogna stare zitti, ma alzare la testa e organizzarsi contro chi pretende di raccontarci le favole e tenerci buoni con una visione del mondo che non è e non può essere quella di chi si alza ogni giorno per andare a lavorare e portare lo stipendio a casa.
Ringraziamo i nostri avvocati e tutti quanti hanno solidarizzato in questi mesi, dando vita ad una bellissima ed efficace campagna social e stando al fianco di chi era più esposto alle ire funeste della cooperativa e rinnoviamo, ora ancora di più, il nostro impegno a stare dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori.
USB Lavoro Privato
in basso il link al comunicato USB oggetto della sentenza e della presunta diffamazione.