Mercoledì pomeriggio si è verificato l’ennesimo incidente in Acciaieria 2, dovuto all’indifferenza da parte del gestore verso i fondamentali temi della sicurezza. Episodio preoccupante perché avrebbe potuto determinare conseguenze serie per i lavoratori presenti in zona trattamento, ma anche per quelli che operano su impianti vicini. Intorno alle 16.00 si è bucata una siviera contenente acciaio liquido, quindi ad altissime temperature. Fatti simili nello stesso reparto, i cui responsabili di area sono Ancona e Donvito, si sono verificati più volte senza che vi fosse alcun intervento.
Chissà questa volta quali lavoratori ne faranno le spese; ormai quando si verifica un incidente è quasi automatico che i dipendenti siano destinatari di contestazioni disciplinari e sospensioni dall’attività lavorativa che hanno in sé la minaccia del licenziamento. In questo modo, le responsabilità legate al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza da parte dell’azienda ricadono completamente sui lavoratori che solo per fortuna non riportano conseguenze.
Intanto abbiamo ancora una dimostrazione della mancanza di credibilità di ArcelorMittal: ci è giunta notizia secondo cui quanto riferito dall’azienda martedì non corrisponde al vero. Prima menzogna: realmente pagati meno di 20 milioni di euro sui 130 che ArcelorMittal dice di aver versato per pagare lo scaduto, in parte nuovo ed in parte derivante dal contratto siglato col Governo lo scorso anno. Dimostrazione del fatto che la multinazionale continua a non rispettare gli impegni presi.
Per quel che riguarda le quote CO2, martedì l’annuncio dell’acquisto da parte di ArcelorMittal. Ci sorge un dubbio dal momento che lo scorso anno la multinazionale ha deciso di vendere le quote in suo possesso, in eccesso in quel momento per una produzione più bassa, ma che avrebbe potuto benissimo tenere in attesa di movimenti più intensi. Le ha forse vendute per poi riacquistarle quest’anno con le risorse versate dallo Stato?
Terzo capitolo: i crediti maturati dalle imprese dell’appalto, imprese che arrancano per pagare gli stipendi dei lavoratori. Nello specifico il caso Sanac: a fronte di 50 milioni di euro, di cui 20 per le fatture scadute, ArcelorMittal ha versato solo il 5%. Ne deriva un quadro molto chiaro circa la totale inaffidabilità dell’interlocutore.
Altra stranezza questa volta con riferimento al Governo: la scelta di versare i 400 milioni prima ancora dell’ingresso effettivo di Invitalia nella gestione dello stabilimento, e quindi prima della costituzione del cda. A questo Governo, nell’incontro di venerdì, diremo che passaggio obbligato per poter avviare una discussione seria è necessariamente allontanare ArcelorMittal e il suo ad Lucia Morselli, per poter parlare finalmente di concrete opportunità per il futuro.
Franco Rizzo
Coordinatore provinciale USB Taranto
13-5-2021