Da quando la Regione Lazio ha introdotto con uno scellerato decreto - ormai scaduto - la possibilità di derogare alle leggi precedenti per i mezzi di soccorso, diminuendo l’equipaggio di ambulanza da tre (infermiere, autista e soccorritore) a due componenti (infermiere ed autista) non sono più state fatte assunzioni per il reintegro del personale, cosicché ad oggi le ambulanze sono quasi tutte con solo infermiere e autista. Nonostante l’inosservanza delle prescrizioni in materia di sicurezza sul lavoro, i problemi di sicurezza e appropriatezza dell’assistenza e quindi il rischio per il buon esito dei soccorsi, la gravissima carenza di soccorritori non è mai stata contestata dai sindacati confederali, ma solo da USB Sanità Lazio.
Eppure, i fatti dimostrano che i tempi dei soccorsi si sono allungati per la necessità di richiedere supporto per il trasporto, mentre sono diventate sempre più numerose le malattie professionali dovute agli eccessivi carichi di peso a cui gli operatori sono esposti ogni giorno.
Nel solo 2021 dei quasi 444.000 interventi effettuati nella Regione Lazio con codice giallo o rosso oltre l’85% necessitava di ospedalizzazione immediata e quindi di trasporto urgente, mentre in Ares 118 gli equipaggi completi sono meno del 30%.
Un equipaggio completo permetterebbe invece alla singola ambulanza di soccorso infermieristica (ASI) di avere una capacità gestionale ed autonoma dei codici di maggior gravità senza l'ausilio di altri mezzi e personale, che creano un allungamento dei tempi di ospedalizzazione ed un aggravio dei costi: siamo arrivati al punto che, per ogni intervento, servono due ambulanze.
L’equipaggio a tre unità tutela salute e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, anche perché l’attività degli equipaggi di ambulanza comportano movimentazione manuale dei carichi. Spesso il rischio è significativo in ambito infortunistico, a causa di movimenti incongrui dovuti al fatto di operare in condizioni di difficoltà.
Secondo uno studio Inail Toscana del 2017 (“Benessere di medici ed infermieri, performance e conseguenze sulla sicurezza dei pazienti”) oltre alle varie tematiche affrontate risulta che il 75% degli operatori sanitari soffre di almeno una patologia lavoro-correlata con al primo posto i disturbi muscolo-scheletrici. Nell’Ares 118, un’azienda che effettua trasporto sanitario in ambiente extraospedaliero e con personale insufficiente questi disturbi si tramutano in vera e propria malattia professionale.
Nel piano assunzionale per la reinternalizzazione fortemente sollecitato da questo sindacato fin dal 2016, approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale nel luglio 2018, erano comprese le assunzioni di 384 operatori tecnici cat. B barellieri. Il piano è stato approvato con determinazione n° G14180 dell’8 novembre 2018 e condiviso con un accordo presso la Regione Lazio nel luglio 2019 da Cgil, Cisl e Uil ma i barellieri sono magicamente spariti con il tacito consenso della triplice. Ad oggi non è mai nemmeno stato reintegrato il turnover. Sottolineiamo che la mancanza di barellieri si aggiunge ai carichi di lavoro aumentati a causa della riduzione dell’assistenza ospedaliera e territoriale, all’emergenza Covid, ai blocchi delle ambulanze presso gli ospedali.
È giunto il momento di attuare queste assunzioni, già previste dai piani assunzionali, oltre a quelle dovute per il reintegro del turnover.
USB Sanità Lazio
Roma 3 maggio 2022