“Il primo, immediato intervento sarà sugli asili nido. Non possiamo indugiare oltre. Rafforzare l'offerta e la qualità di un'educazione fin dal nido, è un investimento strategico per il futuro della nostra società perché combatte le disuguaglianze sociali, che purtroppo si manifestano sin dai primissimi anni di vita, e favorisce una più completa integrazione delle donne nella nostra comunità di vita sociale e lavorativa. Questo Governo, quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micro-nidi a partire dall'anno scolastico 2020- 2021 e per ampliare, contestualmente, l'offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno”. È quanto ha annunciato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in aula alla Camera illustrando le dichiarazioni programmatiche del nuovo governo.
Come Usb Settore Educativo e Scolastico, non possiamo che accogliere favorevolmente queste dichiarazioni. Aumentare i posti, azzerare le rette, esaurire le liste di attesa, difendere i nidi in quanto luoghi educativi sono idee che da sempre portiamo avanti, con determinazione, parallelamente alla lotta al precariato per la stabilizzazione delle educatrici e degli educatori degli asili nido.
Più volte siamo intervenuti sul parametro UE del 33% (33 posti ogni 100 bambini al di sotto dei 3 anni di vita), individuato come soglia minima per il contrasto alla povertà educativa e sociale, segnalandone il mancato raggiungimento nella stragrande maggioranza delle regioni. La media nazionale è del 24% e soltanto in 4 regioni (Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana), il parametro UE viene raggiunto o superato, fatto che certifica la grave disparità dell'offerta di posti negli asili nido, con punte bassissime al centrosud: Calabria, Sicilia e Campania sono tutte sotto il 10%.
La richiesta di asili nido pubblici e gratuiti è nata con il movimento femminista negli anni '70. Le donne da sempre sono consapevoli che poter lasciare i loro bambini in luoghi educativi, fin dai primi anni di vita, favorisce e contribuisce notevolmente alla realizzazione personale e professionale. Iscrivere i figli al nido agevola il completamento del percorso degli studi e favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro. Tutti gli studi in materia evidenziano come nelle Regioni e nei Comuni con un insufficiente numero di nidi la percentuale di disoccupazione e di bassa istruzione femminile è notevolmente superiore alla media.
Per le donne non poter contare sull’appoggio di una rete efficiente e diffusa di nidi significa rinunciare all'indipendenza economica, all’emancipazione e spesso rimanere costrette all’interno di dinamiche familiari di sottomissione e di violenza.
Le parole del presidente del Consiglio sono un passo importante e significativo. Ora però devono trasformarsi in provvedimenti e atti concreti. USB verificherà se e quando si trasformeranno in fatti e in caso contrario non mancherà di incalzare il governo sulle promesse non mantenute.
Anche se in ritardo rispetto agli altri paesi europei, vogliamo sperare in un cambiamento di passo sul piano politico, amministrativo, culturale e sociale che assicuri finalmente una diffusione capillare di asili nidi su tutto il territorio nazionale.
Roma 11 Settembre 2019
USB P.I.
USB Settore Educativo e Scolastico