Il governo Monti, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale N.223/2012, ha ripristinato il TFS per i lavoratori pubblici assunti prima del 2001, annullando gli effetti del DL 78/2010 che prevedeva per tali lavoratori il passaggio al calcolo del TFR a partire dal gennaio 2011.
Chi non viene toccato dalla sentenza della Corte Costituzionale sono i lavoratori pubblici assunti dopo il 31 dicembre 2000, ai quali è applicato il TFR.
Tuttavia un ragionamento va aperto, perché quei lavoratori sono penalizzati due volte: dal calcolo della liquidazione secondo le regole del TFR che risultano penalizzanti rispetto al TFS e dalla decurtazione di un 2,5% di retribuzione, per evitare differenze stipendiali con coloro che versano il contributo del 2,5% per l’indennità di fine servizio.
In buona sostanza, i lavoratori pubblici assunti dal 2001 subiscono una riduzione forzata della retribuzione, senza che questo si traduca in un beneficio per il calcolo della liquidazione. Un vero e proprio furto, reso possibile da un accordo quadro sindacale del 29 luglio 1999, sottoscritto da CGIL-CISL-UIL-UGL e sindacati autonomi, tradotto poi in Legge dal DPCM del 20 dicembre 1999.
Invitiamo le lavoratrici e i lavoratori assunti dopo il 31 dicembre 2000 a presentare un atto di diffida e messa in mora all’amministrazione di provenienza, chiedendo l’interruzione di tale prelievo dallo stipendio e la restituzione delle somme indebitamente trattenute. Abbiamo predisposto un apposito modulo di richiesta.
Nel frattempo consulteremo i nostri legali per valutare l’opportunità della presentazione di un ricorso giudiziario.
Facciamoci restituire il 2,5% illegittimamente trattenuto. Ai sindacati firmatari dell’accordo del 1999 che ha attivato la decurtazione di stipendio chiediamo conto della loro scelta.