Sono iniziate le riunioni con gli iscritti nelle varie strutture aziendali per la necessità di affrontare insieme i vari problemi che la trasformazione del mondo del lavoro, il cambiamento della produzione,la rivoluzione padronale portata avanti negli ultimi anni ,sostenuta dai vari governi e imposta dall'Europa, hanno portato tra i lavoratori messi sotto attacco e reso il ruolo del sindacato ancora più necessario per creare organizzazione e coscienza critica, mentre le sue forme concertative e succubi sono svuotate di contenuti e anche minacciate nelle forme di "foraggiamento " classiche, patronati e CAF.
Per ora le riunioni hanno riguardato le strutture della sanità privata , Don Uva e Don Gnocchi.
Anche qui tra il commissariamento e messa in vendita della struttura del Don Uva, la messa in mobilità e il pensionamento anticipato di varie unità , si fa sentire il clima di incertezza generale e le difficoltà quotidiane di carenza di personale con doppi turni e mobilità interna . E mentre si lamenta la mancata pubblicizzazione dei risultati ottenuti in alcuni reparti come l'alzheimer e la demenza il problema di quel che resta del "manicomio " , invece di volerlo nascondere ci deve tornare a far interrogare, come lavoratori attivi e coscienti,della salute mentale e delle sue reali cure, di mura che nonostante la legge Basaglia non sono crollate , di come si sia nei fatti proceduto a liberare le famiglie di un problema di gestione difficile e doloroso dei loro cari, ma, proprio perché negato nel ruolo, altrettanta attenzione non è stata data alla cura. Resta nei fatti una "residenza " assistita , le cui rette, un volta venuto meno il contributo pubblico,mette a dura prova le possibilità economiche delle famiglie che pagano a prescindere dal reddito. O che cessato il periodo concesso di ricovero non sanno come affrontare il problema.
Per i lavoratori della fondazione Don Gnocchi è stato fatto ricorso ad un contratto di crisi che ha portato i lavoratori a dover regalare 80 ore all'anno e due giorni di ferie al datore di lavoro e , a causa di un estemporanea interpretazione contrattuale della dirigente locale, ad essere private del riposo settimanale in caso di smonto notte.
Inoltre unilateralmente la direzione generale ha applicato il contratto ARIS tranne ritirarlo sia su iniziativa della nostra OS che ne ha proposto l'impugnazione perché non rispettava il principio dell'applicazione non peggiorativa delle condizioni precedenti, sia dell'accordo raggiunto lo scorso 16 febbraio di aspettare la revisione generale della contrattazione inerente la sanità privata per arrivare ad un contratto unico del settore.
Abbiamo fatto una richiesta di incontro all'assessore regionale per capire intanto le condizioni degli accrediti riconosciuti alla fondazione e se si possa anche da noi avvallare il ricorso allo stato di crisi per scaricare ancora una volta sui lavoratori i costi di mala gestione e incompetenza.
Potenza, 8.3.2016
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