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AUDIZIONE DEL 16 MAGGIO 2016 DELL'UNIONE SINDACALE DI BASE

Roma,

Commissioni riunite
I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
 e XI (Lavoro pubblico e privato)

Atto del Governo n. 292 (Schema di decreto legislativo  recante modifiche all'articolo 55-quater del decreto legislativo 30marzo 2001 n. 165, sul licenziamento disciplinare).


L'Unione Sindacale di Base è fortemente impegnata nella difesa della funzione pubblica, ovvero nella difesa del ruolo dell'amministrazione pubblica quale fornitrice di servizi attraverso i quali viene, o meglio dovrebbe essere, assicurato ai cittadini il godimento di quei diritti riconosciuti dalla Costituzione Repubblicana.
L'Unione Sindacale di Base, nel denunciare come il complesso delle cosiddette riforme orchestrate dal governo Renzi – a cominciare dalla Madia – siano finalizzate alla derubricazione dei diritti dei cittadini in bisogni cui trovare soluzione sul mercato, è irriducibilmente impegnata nella difesa della pubblica amministrazione e del pubblico impiego, da anni oggetto di un attacco tanto feroce quanto pretestuoso.
Difesa che passa anche attraverso lo stanziamento di risorse congrue destinate al  non più rinviabile rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici bloccati dal 2009.
Il peso della burocrazia, l'inefficienza e lentezza della macchina amministrativa trovano nell'impiegato pubblico il perfetto capro espiatorio.
Poco importa che la farraginosità dell'iter burocratico, l'inefficienza e la lentezza della pubblica amministrazione siano funzionali all'intreccio degli interessi politici, imprenditoriali e manageriali e che su questi presupposti siano costruiti il sistema degli affari e quello delle clientele.
Le “colpe” ricadono sul povero travet, il terminale ultimo della macchina, da consegnare in pasto alla folla dei male informati.
Occorre però fare chiarezza.
Proprio in quanto difensore irriducibile della funzione pubblica e dell'impiegato pubblico, l'Unione Sindacale di Base non prova alcuna indulgenza per coloro che s'accomodano nel ruolo cui la propaganda vuole costringere il dipendente pubblico e considera inqualificabile l'agire di chi pone in essere comportamenti scorretti nelle registrazioni delle proprie presenze al lavoro.
Ma nel momento in cui le cronache giudiziarie e politiche non lasciano passare giorno in cui dal corpo malato del paese non spuntino nuove suppurazioni purulente a testimonianza della pervasività e della virulenza dell'intreccio politico-imprenditoriale-manageriale, le misure draconiane contenute  nello schema di decreto legislativo all'esame di codeste Commissioni riunite gridano vendetta.
Ma come, per i politici, dall'ultimo consigliere comunale al deputato europeo, nel rispetto del lavoro della Magistratura – verso cui si ha la piena fiducia – sino al terzo grado di giudizio vale la presunzione di innocenza ed il passo indietro nell'incarico è lasciato alla “sensibilità” della persona, mentre per l'impiegatuccio che è sgattaiolato fuori dall'ufficio c'è l'inquisizione di Torquemada?
Non solo.
Qual'è l'infedeltà ai propri doveri più grave tra chi non passa il badget e chi approfittando del proprio ruolo, fa mercimonio della propria funzione a proprio e ad altrui vantaggio?
Oggi abbiamo modo di sapere come per il governo Renzi sia di gran lunga più grave la prima della seconda.
Quanti sono i casi di dirigenti e di preposti agli uffici, di responsabili di procedimento, inquisiti, indagati, arrestati, sotto processo e verso cui, nonostante l'azione del magistrato, non solo non sono stati formulati e previsti provvedimenti analoghi a quelli che si prevedono per l'ultimo travet, ma che conservano ruolo e stipendio, al massimo col fastidio del trasferimento di sede?
In sostanza questo schema di decreto legislativo è una volgare trovata mediatica del signor Matteo Renzi, analoga alle tante altre che il Paese ha dovuto subire, per gettare il travet/mostro in prima pagina, utilizzando il demagogico slogan “licenziati in 48 ore”. Slogan al quale la USB, preoccupata non tanto delle operazioni di facciata, quanto  dello stato in cui versa il servizio pubblico in Italia,  ha risposto con una campagna nazionale che contrappone al licenziamento in 48 ore, la risposta in 48 ore  ai bisogni reali e non mediatici dei cittadini: una TAC in 48 ore, il rimborso delle tasse in 48 ore, un piano di assunzione nella Pubblica Amministrazione in 48 ore e così via.
Il problema è che questa operazione di basso marketing ha valore di legge.
Ed allora occorre sottolinearne la gravità specifica.
In primo luogo bisogna rilevare come il testo non individui le fattispecie delle condotte oggetto di censura, ma faccia discendere l'individuazione delle fattispecie dagli effetti  che si sarebbero prodotti.
Inoltre ne richiede la natura fraudolenta, ovvero che le condotte siano state poste in essere dolosamente per conseguire il risultato prodottosi.
Queste considerazioni richiederebbero quantomeno la previsione di un'istruttoria, l'acquisizione dei necessari elementi di valutazione e la possibilità dell'interessato di argomentare a sua difesa per consentire al responsabile della struttura presso cui l'impiegato presta il proprio lavoro di assumere una serie di provvedimenti di estrema gravità sulla base di una motivazione argomentata.
Nel testo invece diviene sufficiente riscontrare la sussistenza degli effetti, ovvero l'assenza dall'ufficio dell'impiegato che dai sistemi di rilevazione delle presenze dovrebbe risultare in ufficio per l'avvio obbligatorio della procedura (perché il mancato avvio di questa da parte del preposto è oggetto di azione disciplinare nei confronti dello stesso).
La procedura, viene espressamente detto, viene immediatamente avviata “senza obbligo di preventiva audizione dell'interessato”.
Questo significa che, contro ogni più elementare principio giuridico, il dipendente pubblico, in questo caso (ben diverso se ha “solo” intascato mazzette!), è colpevole fino a prova contraria e la sua innocenza, la sua buona fede, o almeno il suo comportamento colposo ma non doloso potranno essere presi in considerazione solo dopo la gogna mediatica voluta dal governo Renzi.
Queste sono le ragioni dell'assoluta contrarietà dell'Unione Sindacale di Base al presente Atto di Governo.

                             

Confederazione U.S.B.