L’autonomia differenziata che doveva andare in Consiglio dei Ministri in tempi ridottissimi, è stata posticipata di almeno una settimana.
USB continua a opporsi con fermezza a questo progetto di secessione mascherata (avviato dal centrosinistra, occorre sempre ricordarlo) che peraltro si presenta con allarmanti “buchi neri” che rendono opaca e pericolosissima l’operazione leghista, in Lombardia e Veneto, e piddina, in Emilia Romagna.
Concordiamo con l’analisi di Gianfranco Viesti sul Messaggero (link): la mancata pubblicazione delle intese con le tre regioni apripista e delle modifiche che a queste intese vengono apportate di giorno in giorno, è una palese violazione del diritto dei cittadini ad essere informati. Essi non sanno bene, se non attraverso i soliti spot demagogici e propagandistici, quali e quante materie dovrebbero passare nelle competenze delle regioni autonome, né in che termini e con quali conseguenze. Quello che sappiamo con certezza è che transiteranno dalla tutela dello Stato alla gestione delle regioni diritti fondamentali, come salute, istruzione, previdenza, sicurezza sul lavoro.
Diritti sanciti dalla Costituzione e che devono essere garantiti egualmente in ogni angolo del Paese.
Il tentativo di ridurre la discussione parlamentare ad una semplice presa d’atto, senza confronto nelle commissioni parlamentari, senza discussione nelle aule di Camera e Senato, evitando modifiche al testo che verrà presentato dal Consiglio dei Ministri, ossia senza gli emendamenti che normalmente il Parlamento ha il diritto di apportare ai testi di legge, e forzando i tempi di approvazione, se fosse confermato, sarebbe una palese violazione delle regole di base della democrazia, un’applicazione forzata di quella riforma di depotenziamento del Parlamento che con il voto del 4 dicembre 2016 venne bocciata in modo schiacciante e per la cui abrogazione USB si impegnò con tutte le sue forze.
USB crede negli strumenti che la Costituzione democratica e antifascista diede all’Italia intera e la discussione in Parlamento di un testo così delicato, che porterà ad aumentare le diseguaglianze sociali, a ridurre le opportunità di crescita nelle zone più bisognose, a modificare in modo radicale ogni aspetto della vita civile, sociale, lavorativa di ciascuno, siano indispensabili per non cadere nelle trappole di riduzione, se non sparizione, degli spazi democratici che da anni in Italia, prescindendo dal colore del governo di turno, si tendono.
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