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Pubblico impiego

Avanti un altro contro i dipendenti pubblici

Nazionale,

Sempre di più sono le voci, da ultimo Cacciari, che si alzano da destra a sinistra per chiedere di far pagare la crisi ai dipendenti pubblici senza che venga spiegato il nesso con le migliaia di lavoratori e lavoratrici che oggi soffrono le conseguenze delle chiusure, molti dei quali peraltro lavorando in nero. A meno di non credere che avere un lavoro stabile sia un privilegio e non un diritto. Ma poi, verrebbe da chiedersi, perché i dipendenti pubblici e non tutti coloro che da questa crisi non sono stati finora colpiti o si sono addirittura arricchiti? Ma non vogliamo fare nostra la perversione di cui sopra, vogliamo solo evidenziare la palese malafede di chi lancia questo tipo di istanze per continuare ad alimentare una guerra tra poveri.

Peraltro non ricordiamo altrettanta attenzione quando le lavoratrici e i lavoratori pubblici hanno pagato la crisi del 2008 con il blocco delle retribuzioni per ben 10 anni e i cui danni ogni lavoratore se li porterà dietro per tutta la propria vita lavorativa incidendo anche sulla già magra pensione, né quando veniva introdotta la tassa sulla malattia che mai come oggi evidenzia i suoi effetti nefasti.

Allora viene il sospetto che, oltre ad una buona dose di stantia retorica contro il pubblico impiego, vi sia la volontà di sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalla grande necessità di Stato che questa pandemia ha drammaticamente fatto emergere. Sanità, Scuola, Ricerca, Previdenza, sono solo alcuni settori di un pubblico martoriato e che oggi, nonostante l’impegno e il senso di abnegazione dei lavoratori, non riescono ad assolvere adeguatamente la propria funzione e fornire adeguati servizi ai cittadini.

La realtà è che le politiche contro il settore pubblico, che hanno trovato nelle polemiche anti fannulloni una spinta propulsiva, ci hanno ridotto all'incapacità di far fronte ad un'epidemia e costretti a scegliere tra salario e salute.

Nel settore pubblico servono assunzioni stabili e investimenti. Altro che tagli!

Si chieda a chi ha di più di dare un contributo extra invece di accanirsi contro chi ha CUD da 25 – 30mila euro. Perché non far pagare ai ricchi i costi sociali della pandemia? Perché, ad esempio, non adeguare le tassazioni per l’e-commerce che da questa vicenda non solo non ci rimette, ma sta aumentando a dismisura i profitti?

I lavoratori pubblici di molti settori sono in questi mesi scesi in piazza per chiedere di essere messi in condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro, di avere le condizioni per fornire un servizio adeguato ai cittadini, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria.

Continueremo a manifestare, perché abbiamo la convinzione di essere l’unico baluardo contro le diseguaglianze. E forse è proprio per questo che continuiamo ad essere bersagliati dai Cacciari di turno.