Il 24 settembre a Cagliari, dalle ore 9, USB Sanità scenderà in piazza a fianco di numerose associazioni davanti al Consiglio della Regione Sardegna, per chiedere immediatamente un cambio di rotta. Chiederemo assunzioni immediate e a tempo indeterminato, la riapertura degli ospedali e dei Pronto Soccorso, il potenziamento della medicina territoriale e il ritiro di qualsiasi ulteriore ipotesi di cessione di servizi al privato. Rivendicheremo che la Sardegna si renda protagonista nell’esigere dal governo nazionale un massiccio incremento delle risorse economiche destinate alla sanità.
I tagli effettuati in questi anni in termini di erogazione dei servizi e il blocco delle assunzioni, rappresentano il completo e definitivo fallimento delle politiche sanitarie della Regione e ancora una volta a pagare il conto dei danni provocati del mal governo della politica e dalla gestione clientelare dei burocrati a capo della sanità regionale e delle varie aziende sanitarie, vengono chiamati gli operatori sanitari e la cittadinanza.
Il precario equilibrio sul quale si reggeva la sanità sarda era, da tempo, chiaramente visibile. Il mancato turn over, che ha comportato in questi anni una diminuzione degli addetti di diverse migliaia di unità e incentivato il ricorso indiscriminato al lavoro interinale e la drastica riduzione dei posti letto in particolare per la medicina generale, hanno acuito quella voragine di mancata assistenza alle persone anziane e non solo. Ad aggravare la precaria situazione che ha visto la riduzione delle visite specialistiche e degli interventi chirurgici, si è abbattuta la scure del depotenziamento degli ospedali periferici e la mancata copertura dei posti vacanti dei medici di famiglia e dei pediatri. Tutto questo ha costituito a livello politico un segnale inequivocabile di una distanza abissale dalle reali necessità sanitarie della popolazione.
Non esiste solo il Covid, servono programmi e lungimiranza per dare risposte ai pazienti oncologici, ai pazienti trapiantati e alle migliaia di pazienti diabetici, senza escludere nessuno: tutti gli ammalati devono avere la garanzia di essere assistiti e curati.
Negli Ospedali, diversi oramai fatiscenti con apparecchiature obsolete, il Covid 19 ha messo a nudo la completa inadeguatezza delle dotazioni organiche, il tentativo di ricoprire il gap con le assunzioni a tempo determinato, non ha ricolmato gli organici, ridotti oramai all’osso, cosi come non ne hanno beneficiato le aziende ospedaliere a fronte delle necessità derivanti dalle imposizioni sulle aperture dei nuovi servizi come i punti vaccinali, indispensabili a contenere la pandemia.
Medici, infermieri e oss, oltre a non aver beneficiato di nessun incentivo - infatti il bonus Covid continua a rimanere un miraggio - non si vedono riconoscere neanche il pagamento dei festivi infrasettimanali. Gli Operatori sanitari hanno pagato e continuano a pagare un prezzo altissimo, sono obbligati costantemente a rientrare in servizio, continuando a saltare ferie e riposi, mentre le liste d'attesa sono oramai fuori controllo e si prospettano ulteriori cessioni di attività alla sanità privata che, pur potendo essere coinvolta nell'emergenza, continua a rimanere spettatrice in questa fase emergenziale e a beneficiare dallo stato di crisi finanziaria del settore sanitario pubblico.
A questo disastro si è aggiunta la faraonica impresa della riforma sanitaria che, lungi dal portare beneficio in termini di erogazione di prestazioni e i risparmi di spesa previsti, vede solo la proliferazione di poltrone negli apparati e nelle strutture organizzative, incrementando la cessione di attività al privato con le esternalizzazioni di interi servizi.
Anche per questi motivi il sindacalismo di base ha indetto per l'11 ottobre lo sciopero generale nazionale.
USB Sanità Sardegna