Con la nomina di Guido Bertolaso, sottosegretario all’emergenza rifiuti, la squadra di governo arriva a 61 membri, derogando così al limite, fissato a quota 60, previsto dall’ultima finanziaria nel rispetto della cosiddetta legge Bassanini.
Questa l’ultima nomina. La decisione è arrivata nel corso del Consiglio dei Ministri straordinario, tenutosi oggi a Napoli. Il primo segnale del Governo per fronteggiare l'emergenza rifiuti in Campania. Mentre nelle vie di Napoli, intanto, sfilavano vari cortei di protesta. Alcuni cassonetti sono stati rovesciati in strada.
Per l’attuale capo del Dipartimento della Protezione civile, si tratta di una delega pesante e di alto valore simbolico per una città, quella di Napoli, alle prese da tempo con il problema dell'immondizia. L’attuale capo della Protezione civile avrà pieni poteri per gestire la crisi dei rifiuti in Campania. A un anno di distanza il capo del Dipartimento della Protezione Civile torna in prima linea per affrontare l’infinita emergenza rifiuti, questa volta da sottosegretario. Nel maggio dello scorso anno, infatti, Bertolaso aveva lasciato l’incarico, di commissario straordinario, dopo la rinuncia, accompagnata da forti polemiche, da parte del governo Prodi, si era dimesso dopo un lungo braccio di ferro con l’allora ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Berlusconi, secondo quanto si apprende da ambienti governativi, avrebbe lanciato un appello a tutte le forze politiche per trovare una soluzione all’emergenza in Campania.
Secondo il premier, sarebbe giusto infatti dare un’attenzione condivisa a questo problema perché l’emergenza dura da troppo tempo. Ecco perché, per Berlusconi, ci vorrebbe una collaborazione tra governo, popolazione ed enti locali. Servirebbe, quindi, una “task force” da costituire al di là delle posizioni politiche in campo. Ed è proprio a proposito di task force, altre emergenze, che sembrano non destare preoccupazione ed interesse, sono invece in essere nel nostro paese, proprio nel campo che vede Guido Bertolaso, in prima linea in qualità di direttore della Protezione Civile, incendi, alluvioni, terremoti, grandi eventi e qualt’altro investe quelle problematiche legale al soccorso ed alla tutela della popolazione civile.
Il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, istituzione, questa con prerogativa di protezione civile, pronta in ogni emergenza ad apportare sostegno e primi soccorsi a coloro che in difficoltà, si trovano in pericolo o in un disagio improvviso. Proprio il CNVVF si ritrova sempre di più assottigliato ed in carenza d’organico. Anche per l’impiego di sempre più associazioni di volontariato che entrano in campo nelle piccole e grandi emergenze impiegate sia dalla protezione civile che dallo stesso Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco. Questo continuo annoverarsi di unità di volontariato denota una grande carenza atavica nell’organico della struttura dei Vigili del fuoco.
Questo quanto dichiarato, anche dallo stesso Capo Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, neanche un mese fa, nell’articolo che segue: UNIONE SARDA 23 aprile 2008 – Il Capo della Protezione Civile : “Antincendio, sono troppo pochi i vigili del fuoco” – Guido Bertolaso, 58 anni, romano, medico, dal 2001 dirige la Protezione Civile, dipartimento che dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Il 23 novembre 2007 è stato nominato commissario del governo per il coordinamento delle attività connesse alla presidenza italiana 2009 del G8, decisione presa dall’ex premier Romano Prodi. Bertolaso benedice la sua dipendenza da Palazzo Chigi: “Fu una decisione di Silvio Berlusconi, pensate se la Protezione Civile fosse legata a vari ministeri, saremmo più lenti e meno operativi”. Sul G8, sogna di lasciare una traccia positiva: “Il tempo è tiranno, sarei orgoglioso di lasciare qualcosa di positivo per la Sardegna, che considero la mia terra d’adozione”. Sull’anticendio, questione vitale per i sardi: “A noi spetta il coordinamento, ma i Vigili del fuoco sono troppo pochi. In Francia sono 300 mila, in Italia solo 30 mila”. Messaggio al nuovo premier: “Vedremo, mi affido al Governo, ma loro sanno quello che ci serve”. I superpoteri: “Non è vero, non farò deroghe alle norme europee e regionali. Il nostro sarà un “masterplan” in linea con l’ambiente”.
Questa dichiarazione dovrebbe deporre ed auspicare a favore di un riassetto di tutta la struttura di soccorso. Infatti la Protezione Civile (Presidenza del Consiglio dei Ministri), Vigili del fuoco (Ministero Interno), appunto, due realtà dalle notevole differenze per i molteplici aspetti che le contraddistinguono. Un dualismo ed una evidente disparità di trattamento per uno stesso fine. Un servizio che corre su due binari diversi, una diversificazione che sembra non essere giustificata visto il fine comune “la difesa e il soccorso pubblico di protezione civile”.
Di fatto la realtà è questa due organismi dalle tipologie contrattuali ben diverse, di diversa natura, anche nel trattamento economico, specialmente per gli amministrativi, notevolmente più consistente e sostanzioso in protezione civile specialmente nelle competenze accessorie (vedi: - art. 18, FUP, ordinanze, missioni, reperibilità, etc.). Mentre per i Vigili del fuoco, si ravvisano meno opportunità e per di più spesso si verificano addirittura ritardi nei pagamenti a fronte di prestazioni già effettuate da tempo.
Come si evince, ad esempio a fronte di lavoro straordinario, effettuato dal tutto il personale del Corpo, addirittura dal mese gennaio di quest’anno ed ancora a tutt’oggi in attesa di liquidazione dei compensi dovuti. Due tipologie contrattuali ben diverse, di diversa natura giuridica.
Il Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco, attualmente regolamentato, dal 217, dal diritto pubblicistico si trova di fronte a notevoli problemi, come dequalificazione e quindi demansionamento ed infine, ciliegina sulla torta, anche danno economico e di carriera, come si evince dalla nuova collocazione degli amministrativi nel nuovo ordinamento che li ha notevolmente penalizzati ed inoltre, completamente ignorati nel 139 dedicato ad operativi e tecnici antincendio.
Altresì nella Protezione Civile, tra accessorie ordinanze e missioni, puntualmente in pagamento, progressione economica e in carriera sistematica, anche ogni due anni, i fortunati cugini amministrativi godono di compensi notevolmente superiori.
Da tutto ciò, si evince che per ovviare a tale discriminazione di differente progressione di carriera e del relativo trattamento economico fisso ed accessorio, la logica dovrebbe suggerire un provvedimento atto all’unificazione delle due strutture. Passo da ritenersi obbligatorio. Anche alla luce e nell’ottica di una ottimizzazione e quindi razionalizzazione nella PA: “Accorpare le attività aventi le medesime peculiarità”, quindi la Protezione Civile ed i Vigili del Fuoco dovrebbero dare vita ad un unico organismo.
Organismo che non dia adito ad un subordine totale dei Vigili del fuoco, come proposto in passato, con il tentativo fatto fallire, qualche anno fa, della costituenda Agenzia di Protezione civile che vedeva appunto il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, come struttura subordinata in toto alla giovane Protezione Civile.
Siamo alle solite figli e figliastri, e dire che la Protezione Civile nasce nel 1982 da una costola dei Vigili del fuoco. Ben più antica, infatti, l’istituzione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che risale agli antichi romani. Come dire l’allievo supera il maestro, ma in questo caso si tratta di ben altro. Professionalità e quant’altro. Senza nulla togliere ad entrambe le strutture, ma migliorale entrambe, portandole ad ottimizzare risorse umane ed economiche per un sempre più prestigioso risultato su tutto il territorio.
C’è da auspicarsi che il nuovo governo ravvisi l’esigenza di un intervento urgente di unificazione delle due strutture attualmente in essere, in corsa a due velocità.