Apprendiamo con stupore e indignazione della decisione del Comune di Bologna di non permettere l’iscrizione all’asilo nido ai bambini di genitori immigrati senza regolare permesso di soggiorno.
Affermare che la “legge si applica e non si discute” è una emerita stupidaggine come dimostrano le opposte decisioni assunte da tanti altri comuni, sulla medesima questione.
Siamo curiosi di sapere come il Commissario intenda “applicare senza discutere” le norme costituzionali sul diritto allo studio, al lavoro e ad una vita dignitosa per tutti.
La verità è che purtroppo con tali affermazioni si cerca di giustificare una decisione che nega le pari opportunità ai bambini e alle famiglie e ha un sapore razzista; per noi inaccettabile.
Il fatto poi che tale decisione sia stata presa senza sentire le lavoratrici e i lavoratori dei nidi e le organizzazioni sindacali aggrava ulteriormente la questione.
La gestione commissariale ci sta abituando ad un uso della legge apparentemente “burocratico” ma oggettivamente politico e quindi discutibile.
Ne sono una prova la decisione di proseguire nella privatizzazione di ATC come deliberato dalla giunta Delbono, nonostante si abbia la piena consapevolezza che la legge possa essere applicata in diverso modo e sicuramente migliore per la città; ed ancora i ridicoli ostacoli burocratici frapposti alla manifestazione odierna sul diritto alla casa per la quale si è arrivati a chiedere una piantina dell’ubicazione delle tende da campeggio che i manifestanti porteranno in piazza.
Per questi motivi sosteniamo la presa di posizione che diverse lavoratrici dei nidi stanno prendendo contro la decisione di cui sopra, chiedendone il ritiro.
Anche noi chiediamo al commissario di rivedere queste scelte e di aprire un confronto serio e necessario con le lavoratrici e i lavoratori e con tutte le organizzazioni sindacali.
Da oggi, con la manifestazione di A.S.I.A. (associazione inquilini assegnatari) riprende la mobilitazione su tutte le questioni tuttora aperte e di cui il comune non si fa carico: effetti della crisi economica, precariato, privatizzazioni servizi etc.