Non passa giorno senza notizie di licenziamenti e cassa integrazione. Per quelli di noi che mantengono il posto, aumentano giorno per giorno i carichi di lavoro mentre gli incidenti, anche mortali, sono numerosissimi; intanto i salari sono sempre più inadeguati per condurre una vita appena decente.
I padroni scaricano sull’intera classe lavoratrice il peso della crisi economica, l’accordo del 22 gennaio di riforma della contrattazione
> produce un forte abbattimento delle tutele residue e delle garanzie legate al CCNL;
> allunga la durata dei contratti a tre anni sia per la parte normativa che per quella salariale;
> inventa un parametro di rilevazione dell’inflazione che non considera la quota derivante dall’andamento dei prodotti energetici – petrolio, gas, ecc. - per cui gli aumenti salariali nazionali, non recupereranno mai il potere d’acquisto del salario eroso dall’inflazione.
La contrattazione decentrata, solo dove si riuscirà ad ottenerla, servirà a recuperare, nella migliore delle ipotesi, solo parte delle perdite nazionali, con il risultato che gli aumenti di produttività saranno sempre e solo a beneficio della parte datoriale.
Il risultato sarà il crollo della capacità di tenuta dei salari affidata alla contrattazione decentrata aziendale o territoriale, che ad oggi non riguarda più del 22 -23% dei lavoratori, in un paese dove anche il sindacato è assente completamente da molte aziende.
Inoltre è prevista la possibilità che la contrattazione di secondo livello deroghi dal contratto nazionale e quindi si legittima la contrattazione in peggio rispetto al CCNL cosa fino ad oggi vietata.
Si prospetta una normazione della rappresentanza sindacale che consolida il monopolio dei sindacati concertativi, con una stretta del diritto di sciopero nei settori pubblici, ma non si escludono ormai neanche quelli privati collegati in qualche modo a diritti del cittadino.
Ma soprattutto si delinea un nuovo ruolo per il sindacato che passa da essere strumento di tutela, difesa ed emancipazione dei lavoratori, a parte integrante del sistema di sfruttamento assumendo, attraverso l’estensione della funzione degli enti bilaterali (sindacato/padroni), il compito di trasformare se stesso in elargitore di ammortizzatori sociali.
Il nuovo ddl “per la regolamentazione e prevenzione dei conflitti collettivi di lavoro” di fatto consegna lo sciopero, che è un diritto individuale sancito dalla Costituzione, alla disponibilità gestionale di sindacati che rappresentino il 50% dei lavoratori, oppure lo subordina ad un referendum preventivo che tende a dilazionarne e snaturarne l’azione.
I lavoratori di un settore giudicato “essenziale” non potranno più scioperare neanche con molto preavviso, come oggi, neanche fuori dalle fasce di garanzia, ed in cambio verrà loro concesso lo SCIOPERO VIRTUALE
Si cerca, evidentemente, di imporre per legge la pace sociale, rendendo impossibile ai lavoratori prima di tutto e poi alle organizzazioni conflittuali, di difendersi dalla violenza con cui la crisi li travolgerà.
Non possiamo più aspettare
Se lasciamo passare questi provvedimenti il nostro lavoro il nostro salario saranno sempre più a rischio e sarà sempre più difficile recuperare il terreno perso.
Non dimentichiamo che, quando ancora non c’era la crisi, in nome della competitività, e con la scusa di favorire l’occupazione, ci hanno tolto la scala mobile, allungato l’età pensionabile, reso sempre più precario il lavoro.
Tutte queste manovre sono finora riuscite anche grazie alla divisione, coscientemente perseguita dal padronato, complici i sindacati concertativi, tra lavoratori privati e pubblici, stabili e precari, della grande e della piccola impresa, indigeni e stranieri.
Bisogna superare queste divisioni, tanto più ora che l’attacco è generalizzato contro tutte le categorie, bisogna rispondere, come ci insegna la storia, con gli unici metodi che hanno garantito conquiste salariali e migliori condizioni di lavoro: quelli della lotta sindacale, conflittuale aperta.
I sindacati di base vi invitano alla mobilitazione per sconfiggere questo incredibile attacco alle nostre libertà e per ridare dignità ai lavoratori.
SABATO 21/03/2009 ore 15.30
BOLOGNA, piazza Nettuno,
PRESIDIO MANIFESTAZIONE
CONTRO IL DIVIETO DI MANIFESTARE.
SABATO 28/03/2009 ore 15.00
ROMA,
MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA RIFORMA DELLA CONTRATTAZIONE
E CONTRO LE MISURE ANTISCIOPERO