È di oggi la notizia, a mezzo raccomandata, della messa in mobilità di 123 dipendenti di BolognaFiere, su un totale di 242 dipendenti. Tutti “gli esuberi” sono dipendenti con contratto part time ciclico verticale, per lo più personale addetto allo svolgimento degli eventi fieristici.
Per giorni abbiamo appreso dalla stampa delle doglianze che Boni, presidente di BolognaFiere, manifestava circa il buco di bilancio della Fiera di 8,9 milioni di euro, facendo appello ai soci pubblici e privati a farsi avanti con le proposte e la presa in carico del passivo, al fine di scongiurare la fuga di ulteriori eventi fieristici oltre quelli già migrati verso altri poli, come Milano. Eppure, rassicurava il presidente, il personale della Fiera sarebbe stato l’ultima delle voci di costo ad essere preso in considerazione per una riduzione a risanamento del buco di bilancio.
E invece, come un fulmine a ciel sereno, sono arrivate le lettere di avvio della procedura di licenziamento collettivo del personale.
Complimenti per la chiarezza e l’onestà, Boni!
È allora utile mettere in fila un paio di cose, prima dell’Assemblea dei Soci, a fare chiarezza su cosa pensano “gli esuberi” di questa vicenda.
Innanzitutto il millantato buco da 8,9 milioni è una di quelle operazioni di finanza creativa che tanto piacciono a chi deve giustificare operazioni di snellimento e compressione dei costi: i mancati ricavi per il MotorShow 2015, i soldi buttati per la partecipazione di BolognaFiere all’EXPO di Milano hanno gonfiato la cifra; tecnicamente una “ripulitura del bilancio” che registra tutto il passivo in una sola tornata, giustifica l’intervento della scure e fa contenti i soci privati che ricavano più margine dai processi di esternalizzazione del lavoro. Per gli effetti di quest’operazione, l’anno prossimo il bilancio potrebbe presentare attivi fragorosi, essendo già stati contabilizzati i debiti, e la stessa pappa verrà venduta come la “miracolosa cura” di Boni!
In tempi recenti BolognaFiere aveva già ottenuto il benestare, da parte dei soci pubblici, Regione, Comune e Camera di Commercio, ad uno stanziamento di svariati milioni per l’ammodernamento della struttura fieristica che ancora ospita eventi di primo piano come Eima e Cersaie. Qual’è la ratio che sta dietro la concessione di fondi pubblici a fronte del licenziamento di 123 dipendenti della stessa azienda che prende brevi manu questi fondi?
L’azienda più grande di Bologna, che con tutto l’indotto rappresenta il 5% del PIL della città, non può essere il laboratorio delle politiche a marchio PD, non può essere l’esperimento di questi apprendisti stregoni che privatizzano ed esternalizzano sulla pelle dei lavoratori.
Queste sono le grandi opere di Renzi e Bonaccini e dei fidi scudieri!
Giù le mani dalla Fiera, se c’è bisogno di fare cassa si taglino gli stipendi ai super manager!
Da oggi USB Privato metterà in campo tutte le iniziative, al fianco dei lavoratori di BolognaFiere, ad evitare questo bagno di sangue tra chi lavora per il salario con il sudore della propria fronte.