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La Brexit e l'Agenzia delle Dogane e Monopoli: un'assenza colpevole, con l'aggravante dei futili motivi

Roma,

Il 1° gennaio la Gran Bretagna ha cessato di essere uno Stato dell’Unione Europea ed è diventato a tutti gli effetti uno stato terzo.

Gli effetti di questa nuova fase sono al momento sconosciuti ai lavoratori dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ai quali non è arrivata alcuna comunicazione sulle ricadute operative, ma solo la circolare del 30 dicembre, che si limita ad alcuni aspetti inerenti alle procedure legate all’ esportazione.

L’accordo per rendere meno traumatica l’uscita della Gran Bretagna è arrivato sul filo di lana, ma l’Agenzia avrebbe già dovuto già approntare le misure per affrontare la nuova ondata di attività doganale che si abbatterà sugli uffici, per cui sarebbe stato auspicabile coinvolgere i lavoratori, che questo passaggio vivranno sulla propria pelle, ed i loro rappresentanti.

La cosa incredibile è che questa amministrazione attenta a discutere di mostrine sulle divise e di gerarchizzazione dei profili, sembra ignorare la situazione drammatica in cui versano gli uffici, che già ora faticano ad assicurare i servizi ordinari e che con la Brexit dovranno anche gestire una quantità di lavoro aggiuntivo al momento non determinata.

Senza considerare che nei prossimi due anni sono stimati circa 1300 pensionamenti e che negli uffici operativi saranno sostituiti solo in parte dalle assunzioni previste, visto che buona parte dei nuovi profili professionali che l’amministrazione intende adottare avranno come naturale destinazione le Direzioni Centrali e quelle regionali.

Le quasi 2 milioni di righe dettaglio degli elenchi riepilogativi degli scambi Intracomunitari tra Italia e Regno Unito lasciano presagire milioni di nuove bollette di import ed export che dovranno essere esitate dagli uffici operativi, ma non è detto che gli uffici dove sono stati presentati i modelli Intra saranno quelli dove si presenteranno le dichiarazioni doganali, con il rischio concreto di concentrazione di attività su alcune dogane che potrebbero vedersi da un giorno all’altro raddoppiare o triplicare il numero di operazioni doganali.

In questa situazione l’Agenzia avrebbe dovuto dialogare per tempo con gli operatori, che al contrario dell’Agenzia si stavano organizzando in tempo utile, per capire dove avevano intenzione di operare e dove eventualmente intervenire con misure straordinarie, invece per un anno non si è praticamente mai parlato di Brexit, tranne tempestive, quanto fumose interviste a mezzo stampa.

Questa colpevole assenza dell’Agenzia è aggravata dai futili motivi che l’hanno tenuta impegnata in questo anno, troppe presa dalle presentazioni del Libro Blu e di fantomatiche società in house, dai continui restyling dei loghi e all’esasperato cambiamento degli acronimi, dalle mostrine sulle divise e dai rapporti con i social network e la stampa.

Insomma, ancora una volta, in sostanza, l’unica strategia che l’amministrazione sembra voler adottare è quella di contare sulla buona volontà dei lavoratori, ai quali però in questo anno è stato negato il diritto alle progressioni economiche per la prima volta negli ultimi 15 anni (esclusi gli anni di blocco normativo).

E, nonostante i proclami dell’Agenzia sulla volontà di valorizzazione del personale, non sarà certo il cambiamento unilaterale dei profili professionali il mezzo per perseguirla.

Fra le difficoltà che abbiamo vissuto e ancora vivremo nel 2021, i Lavoratori delle dogane e dei monopoli avranno anche l’ulteriore onere di dare un messaggio forte e chiaro per far capire al vertice di questa Agenzia quali sono le reali priorità.