Storicamente la Calabria è un pezzo di Paese sempre “a disposizione”, cioè ad uso e consumo del capitale e del profitto di pochi; negli anni cinquanta e sessanta è stata un enorme serbatoio di forza lavoro al servizio delle imprese del nord Italia e dell’Europa, forza lavoro che fruttava ai governi di turno un forte controvalore monetario. L’unica realtà industriale rappresentata dalla Montecatini e dalla Pertusola di Crotone è stata pagata a carissimo prezzo, fonte di un elevatissimo inquinamento ambientale che ha distrutto e avvelenato il territorio e il mare circostante con i suoi veleni chimici e i residui altamente tossici disseminati dappertutto nel raggio di decine di chilometri; la Marlane di Praia a Mare, oggi ribattezzata la fabbrica dei veleni, acquistata alla fine degli anni 80 dalla Marzotto i cui dirigenti sono accusati di omicidio colposo e strage ambientale, ed altre realtà. Ora è una sorta di pattumiera utilizzata per nascondere scorie di ogni specie, ma soprattutto residui tossici derivanti da un macabro cointeresse tra imprese non solo italiane e ambienti politici e mafiosi che in nome del profitto non esitano a rendersi artefici della distruzione del territorio in cui vivono con le loro stesse famiglie e della salute dei cittadini.
Da tempo anche in Calabria, nonostante il voto referendario del 12 e 13 giugno scorso sia stato decisamente inferiore rispetto ad altre realtà del Paese, si va sempre di più consolidando la consapevolezza che è necessario agire con un intervento organico, diffuso e condiviso dalle varie associazioni e dal sindacalismo conflittuale per riappropriarsi del territorio e costruire un futuro libero da condizionamenti imposti spesso dalle lobbies di turno, e da organizzazioni criminali, che spesso rappresentano gli “azionisti di maggioranza” in imprese che gestiscono servizi vari in commistione con politici compiacenti.
La Calabria da molti anni si trova al centro di interventi speculativi (gestione rifiuti, energia, acqua, sanità privata, trasporti) perpetrati ai danni dei lavoratori sottopagati e senza diritti e dei cittadini fruitori di servizi scarsi, inefficienti e dannosi. Interventi decisi spesso dal Governo centrale come l’individuazione di quattro siti per la costruzione di una centrale nucleare. Infatti, lo spettro del nucleare, frutto di scelte scellerate è calato anche in Calabria, scelte che rappresentano un enorme profitto economico per le imprese costruttrici ma una distruzione certa dell’ambiente e una costante minaccia per la salute e la sicurezza di centinaia di migliaia di cittadini.
Non è bastato il disastro causato dalla centrale nucleare di Chernobyl ? Ancora oggi a distanza di venticinque anni si contano i morti e le malformazioni per le radiazioni subite. Non basta neanche quanto successo recentemente a Fukushima in Giappone che certamente causerà altri morti e la nascita di persone malformate ?
L’Unione Sindacale di Base è convinta che sia necessario combattere per la costruzione di una società in cui sia al centro il lavoro; creare occupazione nel recupero del territorio, in agricoltura, nella gestione delle spiagge da parte di cooperative di giovani e meno giovani considerata l’endemica disoccupazione, nel turismo, nella salvaguardia dell’ ambiente, quindi uno sviluppo eco sostenibile per la creazione di migliaia di posti di lavoro, soprattutto in una regione, quale la Calabria, in cui due giovani su tre non lavorano, con oltre cinquemila LSU-LPU con una età media di cinquanta anni e con migliaia di precari che hanno recentemente perso il lavoro per i tagli alla scuola fatti da questo governo.
Bisogna riconquistare il diritto alla salute che viene messo costantemente in discussione per le scelte sprezzanti dei vari governatori. Viene privilegiata la sanità privata chiudendo e ridimensionando ospedali anche strategici per quanto concerne le specializzazioni operate e la dislocazione territoriale considerata la particolarità viaria e montana della regione.
Riteniamo centrale la tutela del territorio e dell’ambiente poiché strettamente collegata agli interessi e alle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori e dei cittadini.
La devastazione del territorio avvenuta negli anni sessanta – ottanta con la cementificazione delle coste sembra ben poca cosa rispetto alla violazione del mare e della terra dove sono stati versati residui tossici e radioattivi e rifiuti di ogni genere che sono causa di malattie degenerative. Questi traffici di materiale dannoso sono gestiti da faccendieri, politici e mafiosi che dalle zone ricche del nord Italia e dell’Europa lo riversano nel nostro territorio. A ciò è da aggiungere la gestione dei rifiuti che rappresenta un elevato profitto per le imprese che gestiscono le discariche, per proprietari terrieri e per le aziende che gestiscono il servizio di nettezza urbana.
La Calabria rappresenta il fanalino di coda per quanto concerne la raccolta differenziata, infatti, incide per il 6 % e riteniamo che il governo regionale debba avviare un progetto che coinvolga un numero consistente di cittadini nella raccolta differenziata porta a porta, cosa alquanto fattibile considerato che alcuni territori raggiungono risultati elevati, come Salerno dove la differenziata incide per il 72 % .
Il fatto che la differenziata rappresenta in Calabria il 6 % della gestione totale dei rifiuti determina una emergenza continua e devastante per la salute dei cittadini e per la distruzione del territorio. Riteniamo che la soluzione del problema rifiuti non debba consistere nell’ampliamento di discariche esistenti che già rappresentano una elevata criticità come Pianopoli e l’apertura di nuove come Corigliano oltre a quelle già esistenti nel territorio regionale.
E’ necessario un progetto di riciclo totale dei rifiuti per arrivare alla definizione di un progetto a rifiuti zero, la qualcosa significa che tra riciclaggio, compostaggio, raccolta differenziata e altre modalità di gestione non inquinanti, la qualcosa per esempio può essere - come avviene in altre nazioni - il riuso delle bottiglie di vetro o di plastica e di altri materiali, si elimina la fase di incenerimento che è la causa scatenante di malattie respiratorie e neoplasie varie.
Un altro serio problema per l’ambiente e per la salute dei cittadini è rappresentato dalle centrali elettriche alimentate da combustibile fossile.
Ormai è per tutti chiaro, tranne che per le imprese costruttrici, che la combustione del carbone, le polveri sottili, i vari residui prodotti, provocano danni devastanti nel raggio di decine di chilometri, ai cittadini, alle colture agricole, alle acque del mare circostanti.
Aziende come ENEL, per quanto riguarda la centrale di Rossano, interessata alla trasformazione da olio combustibile al carbone per la produzione di energia e il Consorzio SEI per quanto concerne la centrale pianificata a Saline Ioniche, non si preoccupano assolutamente della salute dei cittadini che abitano nei rispettivi territori, né di quella degli stessi lavoratori impegnati per la produzione dell’energia.
Volutamente in questo documento che rappresenta l’idea generale che l’Unione Sindacale di Base ha rispetto la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e dei lavoratori non viene fatta alcuna valutazione economica in merito alla utilizzazione dei diversi prodotti che alimentano le centrali per la produzione di energia. Riteniamo che la salute dei cittadini, dei lavoratori e la salvaguardia dell’ambiente valgono molto di più dei profitti delle imprese.
E’ ampiamente documentata da studi effettuati da tanti medici italiani e stranieri la pericolosità delle sostanze prodotte come: CO2, ossido d’azoto, zolfo, mercurio, cromo, cadmio, piombo che sono cancerogene e cardiotossiche e producono gravi danni alla salute.
La denuncia dell’ordine dei medici, riguardo la centrale di Vado Ligure, dove la Tirreno Power proprietaria degli impianti vuole realizzare un nuovo gruppo a carbone è relativamente recente, a Savona su centomila abitanti i morti per il tumore ai polmoni sono 97 rispetto ai 56 del resto d‘Italia.
ENEL, così come tutte le imprese che investono in energia, pur di far profitti, le usano tutte per di infinocchiare i cittadini che si ribellano alla trasformazione e alla costruzione di nuove centrali. Propagandano l’esistenza del carbone pulito, il progetto che dovrebbe catturare e immagazzinare l’anidride carbonica; quest’ultimo consiste in un progetto triennale che ha un costo di 20 milioni di euro ed è finanziato con soldi pubblici che potrebbero servire per la creazione di energia pulita con fonti rinnovabili e di posti di lavoro per la tutela del territorio.
Questo impianto dovrebbe catturare la CO2 prodotta dalla centrale di Brindisi e seppellirla in Emilia Romagna dove il gas liquefatto viene trasportato con autocisterne; ma esistono seri dubbi circa il magazzinaggio dell’anidride carbonica, infatti, in Canada una perizia commissionata dal proprietario del terreno nel cui sottosuolo è stata immessa l‘anidride carbonica catturata evidenzia una elevata presenza del gas liquefatto fuoriuscito dal giacimento.
Altre fonti di inquinamento sono le centrali a biomassa, in Calabria i siti attualmente previsti sono quattro e contribuiscono anch’esse alla distruzione del territorio e della salute dei cittadini. La combustione dei materiali necessari per la loro alimentazione produce sostanze pericolosissime per la salute dei cittadini che abitano nel raggio di venti chilometri. Le polveri sottili, cosiddette micro e nano, prodotte, come avviene anche per le centrali a combustibile fossile, arrivano direttamente ai polmoni, nel sangue e quindi in tutti gli organi vitali, così come le diossine prodotte danno origine a forme di neoplasie varie e a gravi problemi cardiocircolatori, inoltre, da denunciare le inevitabili ricadute sulle attività economiche derivanti dalle risorse agricole e dal turismo. Per quanto riguarda il territorio, oltre l’inquinamento atmosferico è da evidenziare il danno idrogeologico dovuto al disboscamento di foreste per l’alimentazione dell’impianto, l’impatto ambientale causato dal trasporto della biomassa.
La scure degli interessi economici e della speculazione si abbatte anche sull’acqua che rappresenta la risorsa che è fonte essenziale di vita.
L’acqua deve essere un bene indisponibile a privati e speculatori, deve essere un bene gestito totalmente dalle istituzioni locali, nazionali e dai cittadini come ha chiaramente detto la maggior parte degli italiani con il voto referendario di giugno scorso.
Attualmente gestita dalla società mista Sorical con costi alti per i cittadini e guadagni per politici e porta borse che gestiscono la società stessa.
Questa colpevole connivenza tra azionisti che perseguono come unico fine il profitto e i politici locali che dovrebbero rappresentare e tutelare gli interessi e la salute dei cittadini non risparmiano le comunità dai disservizi sia in termini di erogazione dell’acqua che di pulizia degli impianti.
Bisogna tornare alla gestione pubblica del servizio idrico.
L’acqua è un bene comune e tale deve rimanere contro ogni forma di privatizzazione e speculazione.
Gli interessi di padroni e padrini si riversano anche sulla costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Un’opera sconcertante e devastante di cui certamente i cittadini non ne sentono la necessità per l’enorme impatto ambientale e per la distruzione del territorio sia dal punto di vista paesaggistico che economico, non produce posti di lavoro stabili considerata l’elevatissima disoccupazione in Calabria e in Sicilia, mentre, invece vedrà un significativo calo dell’occupazione nel trasporto marittimo mercantile e passeggeri, insomma un’ opera inutile. Rappresenta invece una elevata fonte di guadagni per gli ideatori del “Mostro sullo Stretto”, come giustamente viene chiamato, per i progettisti, per la cordata delle imprese che si sono aggiudicato l’appalto e per tutte quelle figure che ruotano intorno alla gestione del percorso per la definizione del progetto stesso. Infatti, è previsto un costo di sei miliardi di euro di cui 2,5 miliardi saranno costituiti da soldi pubblici quindi soldi dei cittadini.
L’Unione Sindacale di Base pone al centro del proprio intervento: il lavoro, gli interessi dei lavoratori e dei cittadini la salvaguardia dei beni comuni -acqua e energia-, dell’ambiente, del territorio, dei servizi ai cittadini, il diritto all’abitare, alla salute e all’istruzione che in Calabria giorno per giorno sono messi fortemente in discussione da sempre dagli interessi speculativi e clientelari di politici locali di ogni schieramento e che quotidianamente contrastiamo.
L’attuale crisi strutturale che si protrae ormai da un paio di anni agisce come una reale macelleria sociale che dobbiamo contrastare con ogni mezzo e provoca la perdita di migliaia di posti di lavoro, nella scuola, nei trasporti, nella gestione dell’area portuale di Gioia Tauro e in altre realtà lavorative; inoltre l’aumento del costo dei servizi peggiora le condizioni economiche delle famiglie provate dall’elevata disoccupazione.
Riteniamo che le Istituzioni calabresi, ognuna per le proprie competenze e alle quali questo documento viene trasmesso, si debbano far carico di costruire un percorso istituzionale che ripristini ottimali condizioni ambientali, recuperi il territorio per quanto riguarda l’aspetto idrogeologico, tanto devastato da interventi speculativi di ogni tipo, rilanci un’agricoltura tipica del territorio e lo sviluppo del turismo.
L’Unione Sindacale di Base è convinta che è possibile e doveroso unificare le lotte, per imporre uno sviluppo eco sostenibile soprattutto in una regione come la Calabria dove tra centrali a carbone, a biomassa, inceneritori, discariche, la costruzione del “Mostro sullo Stretto” e la gestione dei rifiuti, vengono spesi diversi miliardi di euro (soldi pubblici) che potrebbero essere utilizzati per la creazione di decine di migliaia di posti di lavoro valorizzando gli 800 chilometri circa di coste, progettando impianti per la creazione di energia pulita e diffondendo su tutto il territorio regionale ed in modo capillare la raccolta differenziata dei rifiuti.
L’Unione Sindacale di Base invita tutte le soggettività presenti sul territorio regionale che condividono questo percorso a trovare momenti di discussione collettiva che serviranno per costruire maggiori rapporti di forza per imporre la salvaguardia degli interessi dei lavoratori e dei cittadini.
Coordinamento Nazionale Confederale USB
Cataldo Di Napoli