Dopo che le Camere di Commercio hanno aumentato del 47% gli interventi economici a favore delle imprese il Governo Renzi vuole tagliarle!
Gli interventi in sostegno alle produzioni locali, l’accesso al credito per le micro, piccole e medie imprese, il supporto all’internazionalizzazione e regolazione del mercato sono una parte di quello che facciamo noi, lavoratori delle Camere di Commercio, con la nostra attività quotidiana, unitamente al lavoro di chi opera nelle aziende speciali e alla galassia delle partecipate (spesso strumento di sostegno allo sviluppo di molte iniziative locali).
Con l’art. 28 del decreto legge n°90/2014 si taglia del 50% il diritto annuale pagato dai soggetti iscritti al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio che costituisce una determinante fonte finanziaria per il sistema camerale, mentre con l’art. 9 del DDL di riforma della PA si prevede il trasferimento delle competenze e della gestione del registro delle imprese al ministero dello sviluppo economico.
Così da una parte ci saranno meno risorse e dall’altra si perderà il bagaglio di conoscenza e di preparazione del personale, che ci permette di essere modello per gli altri paesi europei.
La rapida e efficiente informatizzazione, l’elevata professionalità del personale e le disponibilità economica hanno permesso in questi anni di garantire l’interesse dei sistemi imprenditoriali locali.
Una piccola spesa, il costo delle camere di commercio rappresenta lo 0,2% dell’intero costo del personale pubblico, a fronte di un grande risultato economico: il Sistema camerale ha aumentato del 47% l’ammontare degli interventi economici a favore delle imprese italiane [studio CGIA di Mestre].
NO allo perdita del patrimonio di conoscenza e di redditività complessiva delle Camere di Commercio, a partire dalla possibile perdita di 2600 posti di lavoro.
SI alla salvaguardia di tutti gli occupati del sistema camerale, al mantenimento del tributo alle Camere di Commercio totalmente finalizzato a sostenere le nostre produzioni in Italia e all’estero. Si ipotizzi invece la riduzione di altre imposte come ad esempio l’imposta di bollo o dell’IRAP.
USB invita i Lavoratori e le Lavoratrici di questo settore a non piegarsi allo smantellamento dei servizi pubblici messo in atto dal Governo Renzi a partire dall’eliminazione delle province (con 6000 esuberi e 8000 persone in mobilità coatta).
Respingiamo la conversione in legge del D.L. 90 inviando una mail a tutti i parlamentari collegandosi a questo link:
pubblicoimpiego.usb.it/index.php
Costruiamo in ogni sede camerale la cellula sindacale USB, per salvaguardare dignità, salario e diritti.