Più di 4000 famiglie aventi diritto rimangono senza alloggio pubblico, mentre le case ACER sfitte sono migliaia.
Intanto, la Regione Emilia-Romagna ha approvato una delibera regionale che, attraverso l'abbassamento del tetto ISEE per la permanenza in casa popolare produrrà centinaia di sfratti (quasi 700 i procedimenti già avviati a Bologna), di fronte ai quali la promessa di 200 nuovi alloggi è ben poca cosa
Come quasi ogni anno, la giunta comunale periodicamente si "ricorda" dell'emergenza casa in corso a Bologna e dichiara inconsistenti promesse che, tuttavia, anche se fossero realizzate non sarebbero minimamente sufficienti a soddisfare la necessità pressante.
Le famiglie in graduatoria che non ottengono la casa sono già un numero enorme, a cui andrebbero aggiunti tutti coloro che, soprattutto a causa della delibera regionale 894 del 2016, non possono fare la domanda.
Nello stesso tempo in città le case sfitte, spesso interi palazzi che vanno in rovina col tempo, sono migliaia: quasi 2000 le case popolari vuote, innumerevoli gli alloggi o strutture private (comprese ex scuole, fabbriche, cliniche e caserme).
Dunque, costruire e cementificare ulteriormente non serve, quello che vogliamo è un'operazione massiccia di riqualificazione dello sfitto, che garantisca impiego pubblico a tanti disoccupati o lavoratori saltuari con competenze in ambito edilizio, finalizzato a un piano di assegnazione straordinaria da migliaia di alloggi, non poche centinaia.
Questo richiede di certo un investimento importante, ma è assolutamente prioritario per i biosogni della cittadinanza rispetto a opere come il People Mover o FICO.
Inoltre, la promessa di 200 alloggi in più cozza con le centinaia di sfratti per decadenza che saranno ordinati come effetto della delibera 894, che abbassa il tetto di ISEE annuo entro il quale il nucleo assegnatario deve rimanere per mantenere l'assegnazione, da 34.000 a 24.016€, oltre a introdurre un aumento generale dei canoni.
Tale delibera andrebbe cancellata e riveduta dal primo all'ultimo punto, in quanto mirata a ridurre e snaturare il patrimonio abitativo pubblico.
Infine, riguardo al caso specifico dell'ex clinica Beretta, quando fu occupata era per un solo motivo, che era appunto richiedere di ampliare il patrimonio ERP, di poter pagare un canone giusto per un giusto alloggio, per i molti, troppi che ne hanno bisogno e non ne otengono l'assegnazione. E' triste che si parli di farne degli alloggi ora che è nuovamente un rudere abbandonato, invece di prendere in esame allora le richieste legittime della nostra Organizzazione Sindacale.
Asia-Usb Bologna