Città Metropolitana di Genova: “L'ERA GLACIALE”.
In questi giorni ci sono state numerose segnalazioni da parte dei lavoratori per la bassa temperatura degli uffici.
Per il rispetto che abbiamo nei confronti dei lavoratori, e noi pensiamo che queste segnalazioni siano espressione di un disagio reale, non crediamo sia il caso di chiamare tecnici abilitati o chiunque altro a misurare la temperatura. Come si dice in meteorologia, esiste la temperatura percepita.
Recarsi al lavoro per i lavoratori della Città Metropolitana di Genova, che siano in ufficio o sul territorio, comporta disagi sempre maggiori da ogni punto di vista. Si devono misurare con la carenza ormai cronica salariale e motivazionale e ora anche il disagio fisico, senza contare la mancanza di personale sopratutto in certi settori (vedi i disagi di questi giorni in via Cesarea) nei quali si impiegano lavoratori che non hanno nemmeno la formazione necessaria per affrontare situazioni delicate come il front office nei CPI.
E' un'era glaciale a 360 gradi.
Considerato che il “benessere organizzativo” viene definito come “la capacità di un’organizzazione di promuovere e di mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione”, a noi suona francamente come un concetto vuoto e anche un po' beffardo quando hai un ufficio freddo e non ci si può neanche consolare con una bevanda calda, perché dalla chiusura del bar poter accedere anche solo ad un caffè è diventato un percorso ad ostacoli.
Vero è che il “benessere organizzativo” è un concetto espresso dalla parte datoriale per rendere più “produttivi” i lavoratori. Su questo vengono elaborati testi e questionari che vorrebbero i lavoratori “collaborativi” con i loro superiori. A noi questo aspetto interessa davvero poco, ma non è questo il punto.
Il problema degli uffici freddi è annoso, ed emerge in modo evidente quando l'inverno è più rigido.
Per molti uffici, se la temperatura esterna è bassa (prevedibilmente, visto che siamo in inverno), il cielo è coperto o la stanza ha un'esposizione sfortunata, oppure gli infissi sono in cattivo stato, i caloriferi sono ampiamente insufficienti.
Soprattutto il lunedì mattina, diversi colleghi hanno misurato temperature inferiori ai 16 gradi, quando le leggi stabiliscono che la soglia minima della temperatura negli uffici (così come nelle scuole e nelle case) dovrebbe essere di 20°, con una tolleranza di non più di 2°.
Siccome la permanenza in un luogo freddo rende il lavoro ancora più ingrato, proliferano stufette più o meno regolamentari, così come sono proliferati microonde, bollitori, fornelletti e macchine del caffè. E' una questione di sopravvivenza. E' il “benessere organizzativo” che i lavoratori sono obbligati a costruirsi da soli.
La conseguenza del riscaldamento fai da te è che, se la temperatura è accettabile nelle stanze, per andare alla fotocopiatrice o attraversare i corridoi per raggiungere un altro ufficio è necessario mettersi la sciarpa.
Chiunque sia a doversi assumere la responsabilità del rispetto delle norme di legge, non si giustifica la sordità dell'Amministrazione alle denunce dei lavoratori, né il silenzio di un inesistente CUG, che, se già ha poca voce in capitolo, figurati quando non prova neanche a pronunciarsi. Eppure il fumoso “benessere organizzativo” è nelle sue competenze.
E non rispondeteci, per favore: “non ci sono i soldi”, frase ormai diventata il leitmotiv di tutti noi, ovunque ci troviamo. Anche e soprattutto quando siamo sul luogo di lavoro.
Troppo spesso questi responsabili si barricano dietro la solita intollerabile scusa: “non ci sono i soldi”. Con questa scusa si stanno giustificando ormai troppo spesso delle vere e proprie tragedie (vedi terremoto e nevicate delle scorse settimane).
La pazienza ha davvero un limite! Vogliamo aspettare “l'era glaciale 2.0”?
USB P.I. Città Metropolitana di Genova 24-1-2017