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COMANDO VV.F. RAVENNA: Si naviga a vista….

Ravenna,

Lavoratori, ieri si è tenuta una trattativa con la dirigenza. L’impressione è che la barra del timone sia priva di governo e che la filosofia che regna sia quella di fare passare “’a nuttata…”

Tra la miriade di problemi che ci sarebbero da affrontare, ieri si è discusso della organizzazione e dei criteri di richiamo del personale precario, della organizzazione del servizio sommozzatori. Non c’è stato il tempo per andare a fondo sulla questione della riorganizzazione degli uffici amministrativi, o meglio l’amministrazione non è stata in grado di fare una proposta, quindi è stata fissata la data del 6 maggio per un apposito incontro.  

E’ stata sollevata la questione della mensa, dove sono state segnalate delle gravi anomalie al dist. di Lugo, l’amministrazione ha garantito che provvederà. Eventualmente, per un periodo transitorio, si renderebbe disponibile anche a distribuire i buoni pasto, se i lavoratori di Lugo ritenessero più opportuno confezionarsi la mensa autonomamente, sino al superamento delle criticità.  

Alcune oo.ss. hanno segnalato al comando la necessità di fare più straordinari (vigilanze), perché non si arriva alla fine del mese. Come RdB/CUB siamo invece convinti che i sindacati concertativi dovrebbero stracciare gli accordi di luglio ’93 che loro hanno sottoscritto, e che sono la vera causa dell’impoverimento dei lavoratori e di una serie infinita di contratti bidone. Gli straordinari altrimenti rischiano di diventare obbligatori!! Resta il fatto che leggere sui quotidiani gli exploit di Mirabilandia con presenze giornaliere (detto da loro!) che superano di gran lunga quelle previste per la presenza di personale VVF di vigilanza, bhè qualche dubbio è lecito che venga!!

Nota spiacevole, che va segnalata, è che sia il dirigente che le altre oo.ss., volevano inizialmente porre il veto alla presenza di personale precario nella delegazione RdB/CUB, la quale era composta anche da personale sommozzatore, dato che abbiamo l’abitudine di fare partecipare direttamente i lavoratori per avvalerci del contributo anche “tecnico” dei diretti interessati.

Per fortuna siamo riusciti a persuaderli che forse non era la cosa più democratica sbattere fuori dalla porta alcuni lavoratori precari che volevano esclusivamente farsi latori delle istanze raccolte in una assemblea partecipata da oltre 80 persone! Comunque anche loro non si sono fatti intimidire! Pertanto abbiamo ribadito che è necessaria l’applicazione rigida dei criteri previsti dal DPR 76/2003 per quanto riguarda il richiamo dei precari, onde evitare iniquità di trattamento, come è avvenuto fino ad oggi con una gestione per nulla trasparente. L’amministrazione ha ribadito che il problema è legato all’uso di un software (prodotto “in casa” a livello regionale e ad uso esclusivamente regionale!), che evidentemente non è però compatibile coi dettami della regolamento per i discontinui. Quindi chiederemo che tale supporto informatico venga adeguato secondo le anomalia riscontrate in corso di applicazione, in modo che il personale STAI che si occupa della     organizzazione possa lavorare serenamente avvalendosi di strumenti all’altezza. Abbiamo richiesto che ai lavoratori a tempo determinato siano consegnati DPI a norma e in condizioni igieniche idonee all’utilizzo, che questi lavoratori possano partecipare ai corsi formazione e che venga applicata anche a loro la circolare sulla validità del libretto personale di rischio che prevede una tolleranza di 6 mesi dopo la scadenza, periodo in cui si deve comunque effettuare la visita c/o le FS.

Su istanza del personale precario femminile, abbiamo chiesto che le sedi distaccate siano messe nelle condizioni di poterle accogliere, dato che anche loro sono interessate a fare esperienza ai distaccamenti e questo permetterebbe di evitare inutili discriminazioni valide anche per il personale permanente.

Per quanto riguarda la questione dei sommozzatori, preme evidenziare non riguarda strettamene il nucleo, dato che l’attuale “sperimentazione” ha sdoppiato i turni costringendo gli operatori del turno B ad avere la necessità di dotarsi di guida sub che va a pesare negativamente sui numeri già risicati del restante personale. Sulla questione come RdB/CUB, sentiti alcuni sommozzatori, avevamo richiesto e avuto a febbraio, un incontro alla direzione regionale…naturalmente tutto si era rivelato come spesso accade, una inutile perdita di tempo, con l’aggravante che il direttore Ing. Golinelli, aspettando con ansia il pensionamento, ma a nostro avviso plasticamente, ha lasciato in mano al coordinatore regionale dei sommozzatori la patata bollente. Noi avevamo fatto una richiesta sostenibile che garantiva comunque sia i due turni, che il diritto alle ferie e ai riposi compensativi, rendendo però autonomi (senza necessità di guida) i sommozzatori del turno B portandoli a 3 con un chiaro vantaggio per quanto concerne la sicurezza e la qualità del servizio. Il coordinatore regionale e il comando su richiesta di Golinelli si erano presi l’impegno di proporre una mediazione, ma con una nota, a ben due mesi di distanza e solo dopo nostra sollecitazione, hanno definitivamente cassato la proposta che avrebbe restituito serenità ai sommozzatori del turno B, dicendo che per loro la “sperimentazione” deve continuare.

Da biasimare anche la scorrettezza dell’amministrazione che in detta nota si sostituisce al sindacato riportando “il parere dei lavoratori”, che avrebbe “sentito” appositamente per sottoporgli (vi facciamo immaginare come!!) la NOSTRA PROPOSTA (!) fatto grave che dovrebbe fare riflettere sulla deriva che si sta prendendo in questo paese, a prescindere da chi governi, dove il sindacato, specie quello conflittuale viene visto come fumo negli occhi e si cerca in tutti i modi di scavalcare il confronto. Non siamo disposti comunque a stare a guardare che tutto questo avvenga e abbiamo intenzione di mettere in programma una serie di assemblee per andare a raccogliere i contributi dei lavoratori di tutti i settori e di tutti i distaccamenti, con l’intenzione di tentare di ribaltare l’odiosa tendenza al ribasso delle condizioni di lavoro.