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Commercio, il Covid non esiste se si tratta di vendere

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Cambiano le regole sull’uso delle mascherine al chiuso, ma solo i luoghi di lavoro sono impermeabili al virus

A partire da ieri sono cambiate le regole riguardo l’uso delle mascherine al chiuso. Queste rimangono obbligatorie per eventi culturali e sportivi e per i trasporti, solo “raccomandate” per i luoghi di lavoro.

Se fino ad ora, centri commerciali e grandi marchi, per lo più, non hanno mai fatto rispettare l’obbligo normativo sull’uso delle protezioni a difesa dei lavoratori e degli stessi consumatori, ci immaginiamo adesso con la sola “raccomandazione” quali saranno gli effetti.

Abbiamo assistito, infatti, ad assembramenti e lunghe file con clienti vicinissimi che chiedevano informazioni e consigli ai dipendenti con le mascherine indossate male o completamente assenti.

Il governo cede alle pressioni dei datori di lavoro a scapito della nostra salute. Non dimentichiamo che i dati sul contagio sono sempre altissimi, nelle ultime 24 ore le persone positive sfiorano le 41 mila, le vittime sono 105 con un aumento, su base settimanale del 33%. Se i mezzi di trasporti, così come i teatri, giustamente vengono considerati come luoghi di assembramento, ci chiediamo perché lo stesso non venga per i centri commerciali, dove non esistono le distanze minime. Pensiamo alla scelta dei prodotti freschi al banco o alle varie corsie, spesso talmente strette e riempite di prodotti che ci si muove a fatica. Allo stesso modo, le postazioni di cassa portano i clienti a stretto contatto fra loro e con il lavoratore, per chiedere di prezzi e possibili sconti, così come per effettuare il pagamento.

Le mascherine però sono solo l’ultimo tassello di un settore dove le norme su salute e sicurezza non vengono quasi mai rispettate. I lavoratori sono costretti a maneggiare lame, forni e muletti senza la dovuta formazione, esposti al rischio di infortuni gravissimi. Niente viene fatto per migliorare le condizioni di vita dei dipendenti nei posti di lavoro, costretti a mansioni ripetitive e di sovraccarico per gli arti che li portano a sviluppare a 40 anni malattie professionali invalidanti.

Questi sono solo pochissimi esempi degli abusi commessi dai datori di lavoro pur di fare profitto con l’appoggio delle istituzioni sia locali sia nazionali, che potrebbero agire effettuando controlli capillari e rendendo la normativa stringente e con pene certe e rilevanti.

Invitiamo tutti i lavoratori del settore a contattarci per costruire un fronte ancora più ampio e forte che blocchi i punti vendita che non tutelano i diritti e la sicurezza dei dipendenti.

Usb ha lanciato una campagna nazionale per l’introduzione del reato di Omicidio sul lavoro, perché non siamo morti bianche, ma vittime di un sistema di sfruttamento che ci uccide.

 

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