Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

COMUNICATI SFRATTI

COMUNICATO PER LA RICHIESTA DI RESIDENZA DEGLI OCCUPANTI DI VIA MONTE GRIGNA 11

Bergamo,

Ieri le famiglie e i precari che lo scorso Febbraio hanno autorecuperato e abitato, a Celadina, un’intera palazzina comunale tenuta colpevolmente vuota hanno presentato ancora una volta richiesta di residenza.
Ciò che chiediamo è che ci sia riconosciuto il diritto fondamentale di esistere. Vogliamo che questa giunta comunale, soprattutto nella figura del Sindaco Gori, dell’assessore all’edilizia Valesini e in quello ai servizi demografici Angeloni, ci dia una risposta prendendo una posizione netta e chiara.

L’avere o meno la residenza non è solo questione formale, dietro si cela la possibilità di espletare altri diritti fondamentali come il diritto alla salute, senza la residenza è infatti impossibile vedersi assegnato un medico di base, o ancora il diritto allo studio, anche l’iscrizione a scuola è legata a doppio filo all’avere una residenza.

Con questa richiesta oggi rispediamo al mittente l’accusa di criminali che occupano abusivamente le case. Ricordiamo, infatti, che la palazzina non è tra quelle assegnabili come molti hanno detto in questi giorni, ma al contrario è sul piano delle alienazioni e cioè il Comune vuole svenderla ai privati, disfarsene. La chiamano alienazione del patrimonio pubblico, è speculazione edilizia accompagnata da un governo del territorio che, di fronte all’emergenza abitativa, dà come unica risposta l’abbandono, quando non la svendita, del patrimonio immobiliare pubblico, case comprese.

Ciò che, come molti, oggigiorno viviamo sulla nostra pelle non è altro che il peso di una crisi che non abbiamo generato e che spesso si manifesta attraverso la perdita o l’impossibilità di trovare un lavoro dignitoso. Crisi spesso legata alla condizione di precarietà a cui siamo condannati da ripetute riforme del lavoro di cui il Jobs Act è solo l’ultima. Questa crisi, che non abbiamo generato, ci ha reso morosi incolpevoli, facendoci subire uno sfratto coatto, o ci ha resi precari cui è negata la possibilità di ricevere un contratto ed un salario dignitoso che, unita alla speculazione che ha visto i prezzi di case e affitti lievitare, ci impedisce di accedere al mercato immobiliare in balia dei privati.

Il nostro Comitato insieme al sindacato ASIA-USB e a UI chiede da tempo una moratoria che fermi gli sfratti tamponando così l’emergenza abitativa per poter iniziare, poi, una politica che realmente tenti di risolvere il problema. Ma né il livello locale né quello nazionale hanno realmente voglia di risolverlo.
E, infatti, questo governo Renzi partorisce il Piano Casa con cui prova a fermare i movimenti che lottano per la casa trattando le persone occupanti come criminali, negando loro, tramite l’art. 5, residenze e utenze.

La residenza, appunto, è legata all’esercizio dei diritti fondamentali di cui agli art. 2 e 16 della Costituzione.
Inoltre, tenendo conto che con il decreto Renzi – Lupi viene negato anche il diritto alle utenze, con il Piano Casa la Costituzione viene scavalcata anche per quanto riguarda la tutela dei diritti per il cui esercizio è funzionale la residenza sopracitata (diritto alla salute: art. 32; diritto allo studio: art. 34; il diritto alla distribuzione delle risorse e alla fruizione dei servizi di welfare: art. 3; diritto ad una vita libera e dignitosa: art. 36).
Piano Casa, e articolo 5 in particolar modo, sono in contrasto non solo con la Costituzione Italiana – anzi con tutti i principi cardine dello stato di diritto – ma anche con la normativa comunitaria in materia prevista dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (cd Carta di Lisbona) i cui principi sono sanciti dall’articolo 13, 30 e 31 della Carta Sociale dell’Unione Europea.

Il Piano Casa è discrezionale, questa giunta ha quindi il potere di deliberare sulla sua legittimità e applicabilità, può riconoscere la residenza agli abitanti di uno stabile recuperato iniziando ad affrontare seriamente il problema dell’emergenza abitativa nella città di Bergamo senza nascondersi.
Come può riconoscere che grazie all’auto-organizzazione abbiamo non solo risposto da soli ad un problema vitale, ma da subito, come testimonia la presenza di alcuni residenti qui oggi, ci siamo presi cura di un quartiere tristemente abbandonato dal Comune restituendogli la vita e la dignità che merita e lo abbiamo fatto dal basso, senza finanziamenti e senza lucro.

Certo, Gori può anche respingere, come fece a sua volta la giunta Tentorio, la richiesta, palesando che tra la precedente amministrazione e questa non esistono reali differenze politiche e che ancora una volta a essere tutelati sono gli interessi dei pochi forti a discapito dei tanti vulnerabili.
Tuttavia risulterà ancora più contraddittorio come, dopo sei mesi dalla nostra richiesta di inoltro delle spese del consumo di acqua, Gori e la sua giunta ci inviano le bollette ma ribadiscono che questo non permetterà la concessione della residenza

In parole povere ci viene detto: siete non-persone, esclusi, quindi senza diritti. Non vi riconosciamo, ma dovete pagare. Esattamente quello che le politiche di austerità e precarietà applicate dal PD a livello nazionale comunicano quotidianamente alle classi sociali più deboli. Non valete nulla, non esistete, ma dovete pagare il prezzo di questa crisi.

Comitato di lotta per la casa Bergamo
AS.I.A.-U.S.B. Bergamo