In questi giorni i nuovi futuri Capi Squadra appartenenti al 40% sceglieranno la sede di destinazione, ai 174 se ne aggiungeranno un’altra quarantina che erano rimasti scoperti dal 60%, in barba a chi aspetta da 16, 17 anni l’ avanzamento di carriera, l’irregolarità si sommano alle irregolarità. Senza nulla togliere ai colleghi che presto avranno l’opportunità di diventare Capi Squadra, noi come RdB continuiamo a denunciare il metodo prepotente con il quale l’amministrazione impone le proprie procedure in barba ai lavoratori e alle regole, che ricordiamo in questo concorso non sono state rispettate. Nonostante gli esposti della RdB e di altri sindacati, i nostri dirigenti hanno deciso di far finta di nulla e di andare avanti. Singolare osservare la dicotomia della nostra amministrazione che da una parte vuole imporre un rigido regolamento di servizio e dall’altra ignorando i più elementari principi di equità procede a convalidare un concorso mal gestito e mal strutturato. Proprio un bell’esempio di coerenza e di correttezza. Ignorare le nostre denuncie, le nostre richieste, mina la credibilità di tutta l’amministrazione, trasmette un messaggio di disorganizzazione ed di inefficienza, generando un sentimento di malcontento generalizzato. Il Capo Dipartimento o chi per lui, dando seguito a questo concorso, forse ha pensato di dare una prova della propria forza, sbagliando, perché con questo modo di agire dimostra di trascurare i propri uomini, di considerare il lavoratore una unità non pensante. I nostri politici e i nostri amministratori vengano pure a parlare di meritocrazia, ad illuderci su nuovi comparti e false equiparazioni, vengano pure a denigrarci con la storia dei fannulloni e degli assenteisti. Noi siamo Vigili del Fuoco, siamo uomini abituati a combattere incendi ed alluvioni, non siamo idonei a combattere farraginosi meccanismi burocratici stabiliti da tecnocrati confusi. Abbiamo tollerato uno stipendio da fame, abbiamo tollerato di attendere anche 18 anni per un passaggio di qualifica, abbiamo tollerato anni di promesse disattese, ma la tolleranza come la decenza ha un limite! Chiediamo come sindacato e come lavoratori il rispetto verso la nostra professione e il rispetto delle regole. Siamo stanchi e stufi di veder prevalere logiche contrarie al buon senso, chiediamo di essere ascoltati, se l’ amministrazione continua ad ignorare il sentire comune del Vigile del Fuoco si troverà a gestire una struttura vuota, arida, fatta di numeri e non di uomini. Evidentemente la volontà politica dell’amministrazione è di renderci dei bravi e silenziosi soldatini ubbidienti, dimenticando che il lavoro del Pompiere è fatto in buona parte dall’iniziativa e dall’umanità del singolo, che lavora in una squadra fatta di altri uomini che si rispettano per quello che sono e non per il grado a loro assegnato. Proprio per questo invitiamo l’amministrazione a non dimenticare che il rispetto dovuto ad un capo squadra viene soprattutto per gli anni d’esperienza che lo hanno condotto al grado, non dall’aver superato una serie di quiz peraltro in parte non attinenti al nostro lavoro. La vera forza per migliorare il Corpo Nazionale non stà in una riforma sterile e scopiazzata da altri Corpi, ma trae la sua forza dalle motivazioni individuali dei singoli, dal sentimento condiviso di appartenenza ad un Corpo che non ha eguali e che svolge una funzione unica ed essenziale. Vogliamo la vera meritocrazia? Iniziamo la riforma dall’alto, chiediamo a quel o a quei dirigenti della nostra amministrazione che hanno organizzato questo concorso con sperpero di denaro pubblico, di fare ammenda, di ammettere i propri sbagli.
Questo significherebbe iniziare veramente a cambiare un sistema e un Paese, soprattutto in Italia, dove nessuno sbaglia mai e dove il concetto di legalità, usando un eufemismo, è vago. Mai come in questo periodo storico fare sindacato è frustrante, da una parte il lavoratore confuso e sempre più disilluso si annulla nel qualunquismo e nell’individualismo, dall’altra l’amministrazione tollera alcuni sindacati, come a volte noi tolleriamo un fastidioso vicino che ci parla sull’uscio di casa. La via più facile è quella del “Sissignore, Comandi”, ma non possiamo permettere la resa incondizionata, perché significherebbe perdere dei diritti fondamentali che solo il sindacato può continuare a tutelare! Quindi un invito a tutti i lavoratori a non isolarsi nella propria disillusione, ma a tornare a partecipare, dandoci la forza di cui abbiamo bisogno per combattere queste assurde logiche di potere.