Martedì 2 luglio il TAR del Lazio ha annullato il concorso per Dirigenti Scolastici. La motivazione sta in precise irregolarità: la presenza di alcuni commissari, in situazione di conflitto di interesse o incompatibilità con la carica, alla sessione plenaria delle commissioni per la stesura delle griglie di valutazione dello scritto e lo scioglimento delle procedure relative all'anonimato, inficerebbe il concorso a livello nazionale. Il MIUR ha già annunciato che richiederà la sospensiva al Consiglio di Stato, mentre altre sentenze sono attese nei prossimi giorni, tra cui molto timore suscita quella relativa al fatto che, pur dovendo espletarsi una prova a livello nazionale, il concorso ha previsto una data diversa in Sardegna nel caso della prova scritta a causa del maltempo.
In queste ore si sta scatenando la solita bagarre promossa dalle forze politiche. Sul merito della sentenza e dell’iter processuale come sindacato non intendiamo esprimerci, perché non sta a noi, né ci interessa, entrare nello scontro tra i partiti al governo e quelli all’opposizione, perché nei fatti, negli ultimi trent’anni, qualsiasi governo guidasse il paese ha sostanzialmente tagliato, impoverito e indebolito la scuola pubblica e se la situazione è quella drammatica della nostra attualità, per cui questo provvedimento potrebbe portare al caos 3000 scuole all’inizio del prossimo anno, è responsabilità del centro sinistra come del centro destra ed ora anche del governo giallo-verde, perché nessuno di loro ha intrapreso politiche di potenziamento a sostegno della scuola, limitandosi a tagliare tutto il tagliabile, e oltre.
Ci preme però evidenziare alcuni elementi critici fondamentali.
I numeri dei posti messi a bando da questo concorso non risolveranno l’emergenza data dalla mancanza di Dirigenti Scolastici, cui sopperiscono i DS in carica accettando reggenze che poi non possono fisicamente portare avanti con la dovuta serietà: chi potrebbe seguire due o tre istituti, con tante sedi e complessivi 2000- 2500 alunni? Infatti il numero dei dirigenti resterà sottodimensionato rispetto al fabbisogno nazionale.
I ricorsi contro il concorso si basano sulla sostanziale malagestione del MIUR, che, anche a causa dei bassi compensi e degli oneri gravosi previsti per i commissari, ad ogni concorso si ritrova senza personale e nell’emergenza di dover costituire le commissioni senza essere in grado di effettuare i dovuti controlli.
Non possiamo poi non citare il fatto che si è ormai imposta la cultura del ricorso: invece di chiedere procedure di reclutamento sensate e trasparenti, si foraggiano gli studi di avvocati che vivono e si arricchiscono grazie a ricorsi e controricorsi.
Infine, la presenza nelle commisioni di soggetti appartenenti a quelle stesse organizzazioni e associazioni che cogestiscono con il MIUR bandi e programmi di studio è uno scandalo a cui va posto immediatamente fine. La gestione dei concorsi deve essere esclusivamente ministeriale e non coinvolgere soggetti terzi con interessi che confliggono palesemente con quelli pubblici.
In tutto questo ci sono coloro che hanno partecipato al concorso, che vengono trattati (anche questa non è una novità) senza alcuna considerazione per la fatica e l’impegno che i concorsi richiedono e ancora una volta non sanno come andrà a finire. Il fatto che per lo meno in questo caso non si tratti di essere o meno assunti, non toglie nulla alla gravità della cosa.
USB crede che la scuola sia una cosa seria, che i ruoli all’interno di essa lo siano in egual modo. Il dirigente di un istituto scolastico ha responsabilità civili, penali, ma anche pedagogiche e umane enormi, la selezione di chi ricopre questa carica non può diventare oggetto di battaglie assurde, basate sulla mancanza di rigore e trasparenza.
Non abbiamo mai nascosto il nostro rifiuto per la deriva autoritaria e manageriale che la figura del dirigente ha preso negli ultimi anni, funzionale ai tagli alla scuola, alla sua gestione aziendalistica e conseguente privatizzazione e ribadiamo oggi con forza la nostra contrarietà a questa deriva e alla forma che i concorsi per DS hanno assunto per i contenuti su cui sono chiamati a prepararsi i candidati. Ciò non toglie che se nel pubblico si assume per concorso e non per chiamata diretta (come tanto piacerebbe a certe associazioni di Dirigenti Scolastici, sebbene la chiamata diretta sia stata un fallimento anche quando applicata ai docenti, come ammesso dalle stesse associazioni) è perché i candidati siano selezionati in modo corretto, trasparente e sulla base di ciò che sanno e sono in grado di fare: questo principio protegge la Pubblica Amministrazione e la scuola da indebite ingerenze e giochi di interessi. Mettere in discussione tutto questo è pericoloso e sbagliato.
Denunciamo quindi la malagestione del MIUR e le conseguenze gravi che essa ancora una volta avrà sulla vita delle persone coinvolte.
Torniamo a chiedere scuole democratiche, gestioni trasparenti dei concorsi e della vita della scuola e che il dirigente scolastico torni ad essere un Preside, ovvero un primus inter pares che ha a cuore prima di tutto la didattica e non il management!