USB consegna al governo e all'Alitalia un documento in 4 punti
Nessun licenziamento, nessun taglio salariale, recupero del lavoro precario negli aeroporti, subito un tavolo di settore. Sono le quattro condizioni irrinunciabili che USB ha presentato ad Alitalia, al governo e alle altre organizzazioni sindacali, alla vigilia dello sciopero del 5 aprile, perché la drammatica crisi della compagnia trovi una soluzione accettabile per i lavoratori.
USB ribadisce tutta la propria insoddisfazione per lo stato della negoziazione, sia nel merito che nel metodo, e la più grande preoccupazione per il termine perentorio fissato al 13 aprile, pena il commissariamento della compagnia. Nell’unico incontro avuto si è capito soltanto che per la compagnia il fattore lavoro non costituisce un problema, anche se la crisi sta tutta nelle scelte sbagliate di Alitalia-Sai che hanno prodotto un crollo dei ricavi:
- posizionamento sbagliato sul mercato
- cronica mancanza di investimenti
- vincoli capestro delle alleanze internazionali
- costi generali fuori (e senza) controllo da anni
Quattro macigni che zavorrano una compagnia costretta di suo a muoversi in un mercato domestico in condizioni di palese concorrenza sleale e dumping generalizzato.
USB resta ferma nella valutazione negativa del Piano Industriale presentato dall’attuale dirigenza, che non risponde ai veri problemi di Alitalia, e chiede un intervento diretto dello Stato per garantire l’uscita dalla crisi permanente di ricavi che sta distruggendo la più grande azienda del settore, sino ad arrivare alla nazionalizzazione così come previsto dall’art. 43 della Costituzione.
Per questi motivi USB propone al Governo, al Gruppo Alitalia-Sai e alle altre Organizzazioni Sindacali i seguenti elementi quali condizioni di minima per evitare l’ulteriore drammatizzazione del negoziato:
1. Nessuna perdita di posti di lavoro nel Gruppo, anche attraverso l’eventuale utilizzo temporaneo della strumentazione sociale disponibile, un piano di esodi volontari incentivati e un sistema di riqualificazione del personale verso le aree operative. Si blocchino le esternalizzazioni di attività del gruppo in quanto ingiustificate, senza alcun valore aggiunto né garanzie per i lavoratori coinvolti;
2. Nessun intervento che tocchi i livelli salariali acquisiti del personale, a partire da quello navigante, e tutela dei regimi di riposi e ferie quali strumenti a garanzia anche dei livelli occupazionali futuri oltre che della fatica operazionale;
3. Garanzie politiche ed avvio di un tavolo di settore che individuino un sistema di regole valide e applicabili per tutti gli operatori del settore, dai vettori alle aziende aeroportuali, che operano in Italia;
4. Avvio di un tavolo sul tema del recupero del precariato dentro gli aeroporti, a partire da quello di Roma Fiumicino, che intervenga anche in virtù delle previsioni di forte crescita nei prossimi anni.
Queste sono le condizioni che potrebbero permettere di superare l’attuale impasse e aprire un percorso per la ricerca di soluzioni industriali di maggior respiro strategico e di maggior tutela dei lavoratori. L’eventuale mancata considerazione di tali condizioni da parte degli azionisti rappresenterebbe l’assunzione di responsabilità di una drammatizzazione della situazione, contro la quale USB si riserva di agire nel modo più duro e determinato.
Intanto l'incontro che si è svolto il 3 aprile presso il Ministero dello Sviluppo Economico non ha prodotto ulteriori novità, se non la conferma degli esuberi ed una inconsistenza dei particolari di un piano industriale che ci sembra sempre meno concreto, attuabile e positivo.
Rimane quindi confermato lo sciopero del 5 aprile.