Cgil-cisl-uil-fiadel stanno contrattano da mesi mettendo in gioco i “diritti acquisiti” dei lavoratori in cambio della firma del rinnovo: ed ora, a cose quasi già fatte, quando il contratto sembrava già quasi firmato, la trattativa si rompe e si chiamano i lavoratori allo sciopero nazionale di settore, perché?
Perché la firma dell’accordo sull’aumento del lavoro precario e le altre concessioni portate al tavolo di trattativa, e che avrebbe dovuto spianare la strada al rinnovo contrattuale, non sono ancora bastate a Fise e Federambiente.
Perché l’indizione di uno sciopero nazionale ha lo scopo di dimostrare ai lavoratori, che da troppo tempo aspettano il rinnovo del contratto, di aver fatto tutto il possibile prima di firmare un accordo che si preannuncia peggiorativo, sia a livello economico, sia a livello normativo.
Così come non è bastata una base di trattativa che, a partire dall’obiettivo dell’unificazione dei due contratti, procede per un ridimensionamento dei diritti, inquadramento al livello peggiore dei neo-assunti, meno giorni di ferie, vaghezza nell’individuazione dei riposi e degli orari massimi giornalieri, settimanali e straordinario, aumenti salariali assolutamente inadeguati a recuperare il potere d’acquisto, arretrati incerti, messa in discussione della 14° mensilità ai fini del calcolo del TFR…….ed altro ancora!
Il messaggio di Fise e Federambiente e’ assolutamente chiaro: l’unificazione di fatto dei contratti di settore non solo deve avvenire a costo zero per le aziende, ma deve contenere strumenti di flessibilità a tutto campo, in un settore gia’ pesantemente colpito da esternalizzazioni e privatizzazioni, senza ulteriori intralci normativi a garanzia dei lavoratori.
La concertazione, i cui danni per i lavoratori sono ormai sotto gli occhi di tutti, posta a fondamento delle relazioni industriali da cgil-cisl-uil e soci minori non può avere risultati diversi: in questi anni le aziende hanno progressivamente ottenuto l’erosione profonda dei diritti dei lavoratori, in quanto ritenuti incompatibili con la sovrana logica del mercato e del profitto.
Le vicende drammatiche degli ultimi mesi sulla raccolta e dello smaltimento dei rifiuti pongono in evidenza la centralità, per la stessa convivenza civile, delle aziende operanti nel settore: disconoscere il ruolo strategico dei lavoratori attraverso operazioni di impoverimento salariale e regressione normativa equivale a negarne la insostituibile funzione sociale.
Come gia’ avvenuto in passato per altri rinnovi contratti la “chiusura” alla trattative da parte delle aziende può diventare l’alibi per ulteriori concessioni sulle spalle dei lavoratori.
Quello che accade non è inevitabile: dipende anche dalla volontà dei lavoratori di continuare a farsi rappresentare da sindacati subordinati, indispensabile togliere il consenso ai sindacati concertativi e organizzarsi con la RdB/CUB.
4 marzo 2008