Stentiamo a crederci, ma l'hanno scritto davvero. Unicoop Tirreno ha risposto alle polemiche sui negozi aperti il 25 Aprile dicendo che loro credono nei valori della festa della Liberazione MA, siccome quest'anno cade di sabato, rimarranno aperti in quanto giorno importante per raggiungere "vendite e ricavi" (testuale). Come dire, in pratica, che in passato sono sempre rimasti chiusi solo perché capitava in giorni con basse vendite, e non certo per una scelta etica (come invece scrivevano sui giornali con la ipocrita campagna pubblicitaria "Chiusi per scelta"). Un concetto disgustoso, questo del legare l'apertura al giorno altovendente, di cui i nostri dirigenti dovrebbero solo vergognarsi.
Che misero ragionamento è infatti quello secondo cui una festa come la Liberazione si rispetta solo se cade in giorni in cui le vendite sono basse, ma invece si può ignorare se l'incasso che si prevede è alto? Per giustificare questa apertura hanno praticamente ammesso senza troppi problemi che prima vengono i guadagni, e dopo (forse) i valori. Quei valori che la nostra azienda sta perdendo ogni giorno di più, smascherando tutta l'ipocrisia di quella retorica costruita sull'ormai da tempo inesistente concetto di "distintività cooperativa".
Ma l'ipocrisia non finisce qui. Sul concetto della volontarietà abbiamo già spiegato nel nostro precedente comunicato che anche per altre festività passate è accaduto che all'inizio venivano introdotte con cautela attraverso il principio della facoltatività, ma poi puntualmente dall'anno successivo diventavano aperture fatte passare come "normali". Un modo, insomma, per far digerire piano piano ai lavoratori quello che in sostanza è semplicemente l'abbattimento di un muro che prima pareva essere inattaccabile.
Infine vogliamo porre l'attenzione anche su un altro passaggio importante della nota aziendale. La Coop dice che quelle date sono escluse "se non diversamente contrattate in casi eccezionali". Ecco, con chi l'hanno contrattata questa apertura? C'è un accordo? Un verbale? Un'intesa? Un patto? Cosa dicono Cgil-Cisl-Uil (organizzazioni firmatarie dell'integrativo aziendale il cui consenso è a questo punto necessario e decisivo per dare l'ok a questa apertura)?
Una risposta a queste domande ci arriva dall'intervista odierna del quotidiano La Nazione al segretario livornese della Filcams-Cgil Franco Franceschini il quale, tra i soliti banali luoghi comuni tipo "se c'era Esselunga..." e altri concetti anti-lavoratori tipici del suo noto stile da sempre smaccatamente aziendalista, sostanzialmente legittima questa apertura tirando fuori discorsi sulla positiva (per lui) monetizzazione di questa giornata e dicendo (come già altre mille volte in passato) che praticamente dobbiamo ringraziare che lavoriamo. Non una parola sui valori del 25 Aprile, non una frase sulla deriva selvaggia delle aperture festive nel commercio. Se non lo conoscessimo bene da anni, ci stupiremmo del suo presentarsi senza pudore come il portavoce dell'azienda anziché come un sindacalista. Fortunatamente pare che alcuni suoi delegati Cgil nei negozi la pensino diversamente e siano intenzionati a prenderne ufficialmente le distanze attivandosi per dire no a questa apertura, vedremo.
Come Coordinamento Usb confermiamo l'intenzione di opporci a questa decisione aziendale e invitiamo tutti i colleghi e colleghe a far sentire la propria voce per comunicare il rifiuto a lavorare. Tanti lavoratori Coop hanno già espresso la propria contrarietà e registriamo anche alcune importanti prese di posizione in città alle quali speriamo se ne aggiungeranno altre che possano far cambiare idea all'azienda. Giù le mani dal 25 Aprile.
Coordinamento Usb Unicoop Tirreno Livorno - 27 marzo 2015
Comunicati e articoli precedenti:
"Il 25 Aprile non si tocca": lavoratori Coop Livorno contro i negozi aperti per la Liberazione
Il lavoratore Coop e la storia di Alfredo il partigiano