GLI INVISIBILI DELLE COOPERATIVE
Contratti di lavoro che prevedono salari inadeguati, gare di appalto costantemente al ribasso, professionalità all’ammasso, poche tutele, ricatti continui subiti per la paura di perdere il posto di lavoro. Questa purtroppo è – con poche ma significative eccezioni - la realtà quotidiana di un lavoratore di una cooperativa.
E crediamo che, chi per primo pensò alle parole cooperativa e cooperazione, stia ora rivoltandosi nella tomba nel vedere quanto sia stato distorto il loro significato e sopratutto la loro pratica attuazione. Per verificare quanto detto basta farsi una piccola rassegna stampa sull’argomento e ne saltano fuori di tutti i colori.
Le cooperative infatti, sono oramai da decenni delle vere e proprie imprese, il cui valore aggiunto è dato proprio dal "di più" offerto gratuitamente dai soci-lavoratori in termini di partecipazione alla causa aziendale, autoriduzione del valore della propria prestazione lavorativa in momenti di crisi, disponibilità a sobbarcarsi di sacrifici anche pesanti in nome del buon andamento della " propria " cooperativa.
Inoltre, nel corso del tempo, i soci-lavoratori sono stati progressivamente espropriati di ogni potere su quanto riguarda gli obiettivi strategici delle cooperative, non meno di quanto lo siano stati nel campo dell'organizzazione del lavoro, dei suoi obiettivi, come dei suoi processi e sono stati oramai ridotti al ruolo di ignari ratificatori di bilancio.
Non bastasse tutto questo, la crisi che morde, specialmente quando i ribassi sui servizi sono così alti da non lasciare via d’uscita, è un invito ad eludere le regole, ad assumere con contratti che prevedono poche ore settimanali e le ore lavorate in più verranno date o fuori busta o giustificate nelle maniere più fantasiose, espedienti che però tagliano significativamente le voci relative alla contribuzione pensionistica , all'assicurazione sociale, alla malattia, alle ferie.
Logicamente tutto a discapito del lavoratore.
Ed è chiaro che gran parte della responsabilità di questo stato di cose è da ricercarsi nel mancato controllo esercitato dal Servizio Pubblico - principale committente delle Cooperative - , AASSLL in primis, ma anche Enti Locali, Ministeri e chi più ne ha più ne metta.
È impensabile che la Pubblica Amministrazione non sappia che accettare costi palesemente troppo bassi per l’acquisizione di servizi, deprezzare il “valore” di una gara di appalto, o come nel caso dei lavoratori della Coopservice che si sono visti ridurre del 25% l'orario di lavoro a fronte di una riduzione dell'11% praticata dalla ASL 9, non vada sicuramente a togliere il profitto di impresa, ma sicuramente a ledere i diritti dei lavoratori. È riprovevole far finta di non sapere, nascondersi dietro il dito del non conoscere, dell’appalto “formalmente ben scritto” del bel capitolato, è grottesco tentare di nascondere l’evidenza che al di sotto di un prezzo minimo non può essere dato un buon servizio se non erodendo o la qualità dello stessa o la giusta retribuzione del prestatore d’opera, spesso entrambi, Ed è penoso constatare il disinteresse dei ben pasciuti Dirigenti Pubblici per il destino di tante lavoratrici e di tanti lavoratori.
A questo proposito ricordiamo che il 1 ottobre 2012 scade la presentazione dell'offerta per l’appalto relativo ai servizi di magazzino e logistica dell’ Estav Sud-Est e delle AASSLL di Grosseto, Arezzo e Siena e USB chiede con forza che la ASL 9 di Grosseto si faccia promotrice di un’inversione di tendenza e cioè che non venga considerato per l’aggiudicazione solo il “massimo ribasso” – sicuramente non sinonimo di buona amministrazione, forse di buona contabilità - ma che, nel conferimento si vada a verificare, prevedendo un sistema di controllo, che i lavoratori delle ditte che andranno ad aggiudicarsi l’appalto siano tutelati e non sfruttati.