Anzi in genere sono stati tutti premiati con avanzamenti di carriera e con compensi mirabolanti, mentre macchinisti, capitreno, controllori, manutentori e passeggeri hanno pagato con la vita un sistema che ha premiato il trasporto su gomma e ormai da decenni si è posto l’obiettivo di favorire le imprese private e di ridurre al minimo i costi, regionalizzando tutte le linee che non rispondessero ai margini di profitto da loro agognati.
Chi non ricorda le decine di migliaia di esuberi che negli ultimi decenni del secolo scorso hanno dovuto lasciare le ferrovie dello stato a causa di una ristrutturazione che ha visto il taglio di migliaia di km sulle tratte percorse ogni giorno da più di 5 milioni di pendolari; chi non ha visto la chiusura di migliaia di stazioni nelle località minori, che non sono state più servite dai treni a lunga percorrenza; chi non conosce lo stato di quei treni, maleodoranti e strapieni, riservati ai pendolari che spesso vengono soppressi perchè non in condizione di viaggiare?
Tutti li abbiamo visti, gli unici che non si sono mai accorti di niente: i ministri della nostra gloriosa repubblica e i presidenti e amministratori delegati delle FFS i cui stipendi annui e le cui liquidazioni hanno viaggiato nell’iperspazio tanto erano lontani dalla media dei salari del personale delle ferrovie.
Oggi in Parlamento Del Rio arriva a lamentarsi del fatto che in Italia “non è mai stata fatta la cura del ferro”, che il sistema di sicurezza operante in quel tratto di binario unico dove ieri è avvenuta la tragedia, il cosiddetto blocco telefonico, “è un sistema obsoleto e che esistono tecnologie molto più sicure”.
Benissimo, ma da anni i lavoratori, i pendolari, gli ambientalisti hanno denunciato inascoltati l’abbandono del trasporto su ferro per favorire quello su gomma; e chi doveva vigilare in quel tratto, come in tutti gli altri disastri ferroviari, se non i massimi responsabili delle ferrovie e del governo? E non vale il fatto che questa fosse una ferrovia regionale in concessione al privato, tanto maggiori dovrebbero essere i controlli quando si affida un bene pubblico come la sicurezza ai privati, visto che proprio al Ministero dei trasporti spetta il controllo e la vigilanza anche sulle linee definite secondarie.
Invece questo, come gli altri governi precedenti, pensa all’alta velocità, alle frecce rosse o bianche che siano, alle tratte pregiate dove si realizzano alti profitti; invece pensa ancora al TAV in Val di Susa per il trasporto merci, con un immenso dispendio di risorse; un NON SENSE come dimostrato da studi e analisi ma soprattutto dalla forte resistenza della popolazione della valle, non piegata dalle numerose iniziative repressive.
E come dimenticare l’imposizione dell’unico macchinista alla guida dei treni con il tremendo sistema dell’Uomo Morto, una pedalata ogni 55 secondi che aziona un allarme sonoro, senza il quale il treno entra in frenata d’emergenza; un sistema molto poco costoso che però peggiora le condizioni di lavoro del macchinista e non garantisce la sicurezza della circolazione. Senza dimenticare che fu proprio un amministratore delegato proveniente dal vertice della FILT CGIL, Mario Moretti, a introdurre questo meccanismo riducendo del 50% i macchinisti sui treni e avviando la più gigantesca riorganizzazione delle ferrovie con lo spacchettamento delle stesse in molteplici società, Trenitalia, RFI ecc, e conseguente privatizzazione, con il complice beneplacito di CGIL CISL UIL.
E’ chiaro come sia estremamente più semplice ma anche vergognoso dare la colpa all’errore umano, ma non ci stiamo più, non bastano le recriminazioni del ministro Del Rio che hanno tanto il sapore di lacrime di coccodrillo: questo come gli altri disastri ferroviari hanno responsabili politici e tecnici. Per questo chiediamo le dimissione del Ministro del Rio e dell’amministratore delegato delle ferrovie, Morgante.
USB Lavoro Privato