CORSO TECNICO ANIMATORE:
L’ENNESIMA PRESA IN GIRO PER GLI OPERATORI SOCIALI
Lo smantellamento dello stato sociale sta conoscendo un capitolo drammatico e una accelerazione inedita che gli operatori del terzo settore vivono sulla loro pelle quotidianamente; da un lato gestendo il disagio sociale e la marginalizzazione crescente dell’utenza (basti pensare che negli ultimi 5 anni l’Italia ha prodotto 8 milioni di poveri), dall’altro lavorando loro stessi in situazione di precarietà e forte instabilità contrattuale in Servizi che non riescono più a dare risposte congrue ai bisogni crescenti e drammatici di tutte le fasce della popolazione, minori , adulti, anziani e disabili.
In questo scenario complesso e delicato, caratterizzato da sempre dalla confusione relativa ai titoli di studio necessari per operare nel terzo settore, la Regione Liguria, con i Fondi dell’Unione Europea, ha avviato un percorso formativo per Tecnico Animatore Socio Educativo. Una sorta di pseudocorso per educatori, che altro non fa che aggiungere ulteriore confusione e caos su chi possa e non possa lavorare e in quali Servizi e soprattutto crea nuovi esclusi, così come già accaduto nei corsi precedenti, ai quali bisognerà poi dare una risposta, magari tra qualche anno e con un altro corso!
Più voci si sono levate a protestare contro questo corso: dall’ANEP all’Ordine degli Psicologi a varie forze politiche.
Il corso non va bene a nessuno ma nessuno dice che il problema centrale è la stabilizzazione di migliaia di lavoratori e che questa può passare soltanto attraverso il riconoscimento pubblico del loro ruolo e l’internalizzazione dei Servizi, unica soluzione che porrebbe fine una volta per tutte alla precarietà e all’incertezza occupazionale e che avrebbe la duplice valenza di garantire i posti di lavoro e difendere un welfare che sta subendo un attacco senza eguali fino ad oggi.
Usb Terzo settore
Genova, 11 Aprile 2014