Sulla nuova emergenza Covid-19, che nonostante fosse prevista da mesi ha trovato impreparate la stragrande maggioranza delle regioni, sentiamo dire ogni giorno che nelle grandi città il tracciamento del contagio è saltato, che mancano ovunque i posti letto di terapia intensiva e i medici anestesisti necessari per il loro incremento.
Stranamente, non sentiamo mai parlare della carenza di infermieri perché, se per 100 posti di terapia intensiva occorrono 92 anestesisti, di infermieri per operare in sicurezza ne occorrono ben 350.
Così si rincorrono le segnalazioni di protocolli aziendali pensati e strutturati in maniera tale da cercare di non compromettere le già esangui dotazioni organiche, protocolli che però non prevedono per gli infermieri e gli operatori sociosanitari piani di sorveglianza epidemiologica periodica, ma che prescrivono i tamponi diagnostici solo in presenza di sintomi. Conseguenza diretta di questa situazione è la ripresa vertiginosa del contagio e degli infortuni tra i lavoratori, attestata e certificata dall’Inail.
Assistiamo di nuovo alla riduzione, se non alla interruzione, delle attività ospedaliere e ambulatoriali ordinarie no-Covid. Al contrario, per risarcire i medici che durante il lockdown hanno visto ridursi la loro attività intramoenia, viene vergognosamente estesa anche a loro, per giunta maggiorata, l’indennità di esclusività.
E per finire verifichiamo tutti i giorni quanto i Pronto Soccorso siano vicini al collasso, quanto la drammatica carenza organizzativa e di informazione costringa ad avvilenti e mortificanti attese la popolazione nei drive-in per i tamponi e quanto questa incapacità di gestione sia usata strumentalmente per dirottare ancora una volta le prestazioni verso i laboratori e le strutture private.
È necessario e urgente cambiare passo e invertire la rotta, a partire da una massiccia campagna di assunzioni di personale infermieristico e di Oss, per rafforzare, non solo a parole, la medicina territoriale e i dipartimenti della prevenzione.
Le assunzioni questa volta, a differenza di quanto accaduto a inizio pandemia, devono essere con contratto a tempo indeterminato per evitare lo sfruttamento e l’impiego “usa e getta” di tanti infermieri, Oss e professionisti della Sanità.
È necessario e urgente ripensare il sistema salute orientandolo non alla ricerca dell’efficienza e della sostenibilità economica, ma alla tutela incondizionata del diritto alla salute.
Coordinamento nazionale USB Sanità
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